Volvo SCC, passato e futuro della sicurezza – La Volvo SCC (Safety Concept Car) venne lanciata nel 2001 come vettura laboratorio contenente un gran numero di soluzioni innovative sul fronte della sicurezza; frutto di una stretta collaborazione tra Volvo Cars e la Casa madre Ford Motor Company quest’auto anticipò, nei suoi tratti fondamentali, le caratteristiche salienti di quella che avrebbe dovuto essere l’auto del futuro in termini di sicurezza. I punti chiave su cui si sviluppò la SCC discendono direttamente dall’esperienza che il costruttore svedese e quello americano hanno maturato durante un secolo di produzione automobilistica a livello mondiale. Possiamo identificare, tra le caratteristiche di maggiore impatto, i seguenti punti:
– progettazione mirata a fornire al conducente un campo visivo che sia il più ampio possibile e ciò deriva direttamente dall’osservazione che il 90% delle informazioni più importanti per il pilota sono di natura visiva;
– regolazione automatica del posto di guida; anche in questo caso il comfort e il benessere a bordo sono elementi fondamentali per assicurare le migliori condizioni di marcia. La SCC regola automaticamente la posizione del volante, del pavimento, della pedaliera e della plancia semplicemente prendendo come riferimento lo sguardo del conducente. Per ottenere una regolazione perfetta il conducente stesso potrà, infine, personalizzare l’assetto di guida con movimenti millimetrici;
– montanti anteriori trasparenti e montanti centrali arcuati. Ancora una volta riappare il concetto di ampia visibilità; in questo caso contribuiscono al miglioramento di questo aspetto i montanti anteriori realizzati con una struttura leggera e resistente ricoperta in plexiglas in modo da rendere gli stessi praticamente trasparenti. I montanti laterali seguono invece la curvatura superiore dei sedili anteriori in modo tale da assicurare, anche in questo caso, la migliore visibilità laterale e posteriore;
– specchi retrovisori attivi e telecamere orientate all’indietro; negli specchi retrovisori e nel paraurti posteriore sono inseriti sensori e telecamere in grado di percepire la presenza di un veicolo nella cosiddetta “zona morta” del campo visivo a disposizione del conducente. Un apposito radar, inoltre, si occupa di misurare la distanza dal veicolo che segue; se la distanza si riduce drasticamente e il conducente tenta di cambiare corsia scattano subito avvertimenti di natura visiva e acustica (i primi in particolare si concretizzano con l’accensione di una serie di diodi luminosi di colore rosso sullo specchietto retrovisore);
– fari a fascio luminoso orientabile; è una tecnologia che ormai ha già fatto la sua comparsa su molte vetture di attuale commercializzazione;
maggiore sicurezza passiva; numerose soluzioni concorrono ad elevare sensibilmente il grado di sicurezza passiva. Tra i principali ricordiamo i sedili anteriori che contribuiscono a formare, insieme ai montanti centrali, una gabbia di sicurezza in grado di proteggere gli occupanti in caso di ribaltamento laterale della vettura. Seguono quindi i due tipi di cinture di sicurezza a quattro punti di ancoraggio: la X4 (Criss Cross Belt), che è in pratica una cintura tradizionale con in più una seconda fascia diagonale sul petto e la V4 (Centre Buckle Belt) di tipo assolutamente nuovo che presenta una fibbia posta al centro del torace. Era il 2002, ma Volvo era già molto avanti con gli studi sulla sicurezza.