Unanimità per la Giulietta SS Prototipo a Villa d’Este

Unanimità per la Giulietta SS Prototipo a Villa d’Este. Non capita spesso che pubblico e giudici si trovino d’accordo nell’assegnare la vittoria ad un concorso. Ma l’indiscutibile fascino della Alfa Romeo Giulietta “Sprint Speciale” Prototipo del 1957, disegnata da Franco Scaglione, ha ottenuto l’unanimità dei consensi nel Concorso di Eleganza di Villa d’Este aggiudicandosi prima il Trofeo BMW Group Italia, assegnato il sabato per referendum pubblico a Villa Erba, e la domenica il Best of Show assegnato dalla giuria a Villa d’Este.

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La capostipite

Questa coupè, presentata al concorso lariano dalla figlia del designer fiorentino, Franca Scaglione, è il primo progetto per la versione stradale della “BAT Mobile” (Berlinetta Aerodinamica Tecnica). La Giulietta SS Prototipo del 1957 che ha sbancato Villa d’Este, spinta da un quattro cilindri di 1290 cc, rappresenta la sintesi dei tre arditi studi aerodinamici VdE17_13069sviluppati tra il 1953 e il 1955 in collaborazione da Bertone e l’Alfa Romeo, e l’anello di congiunzione tra le dream car protagoniste di approfonditi test, anche sull’autostrada Milano-Torino con osservazione diretta visiva e con ausili di foto e filmati per vedere l’andamento dei filetti di lana applicati alla carrozzeria, e la Sprint Speciale di serie, che dopo una semplificazione del progetto, fu messa in produzione nel 1959. Alcuni anni fa abbiamo avuto l’occasione di raccogliere la testimonianza diretta di uno dei capisquadra battilastra che lavoravano alla Olpa di Torino, dove venivano realizzate le carrozzerie della Giulietta Sprint, Spider e SS per Bertone. “La carrozzeria della SS veniva fatta interamente a mano – ci racconta il Sig. Gabaldo -. E avendo molte curvature la lamiera andava lavorata con il martello di legno per modellare le bombature. Poi la lamiera veniva spianata con il martello elettrico sul mascherone di legno. I parafanghi anteriori venivano modellati in due parti, poi unite nella parte superiore tramite saldatura a ossigeno con ferro. I saldatori erano molto bravi e cercavano di utilizzare al minimo il cordoncino di ferro per limitare l’effetto “gobba” superficiale. Anche il tetto veniva fatto in due parti poi unite, mentre i cofani erano in pezzo unico. La parte anteriore, davanti al parabrezza, veniva invece modellata a caldo, anche in questo caso da operatori che sapevano il fatto loro perché dovevano calcolare bene le modifiche che subiva la lamiera in base alle variazioni di temperatura”.

Il “Nibbio” è tornato a volare

Il conte Giovanni Lurani Cernuschi ha lasciato una profonda traccia nella storia dell’automobilismo sportivo. Oltre ad avere impugnato direttamente il volante in 160 corse, comprese nove Mille Miglia dove ha ottenuto tre vittorie di classe, ed essere stato tra i principali ispiratori della F. Junior, l’aristocratico lombardo ha ricoperto molti ruoli nelle IMG_8365VdE17_06462quattro ruote: funzionario sportivo, giornalista, direttore di scuderia, editore e designer di automobili. Tra i suoi progetti più noti la piccola vettura da record “Nibbio”, realizzata nel 1935 e spinta da un motore V2 Moto Guzzi da 495 cc e 46 cv, con cui ottenne quattro record mondiali passando alle cronache per essere stata la prima automobile con cilindrata di 0,5 litri a superare la soglia dei 100 km/h. Nel 1939 la Carrozzeria Riva ottimizzò le linee della piccola vettura, consentendole di ottenere altri otto record mondiali, mentre nel 1947, dotata di un motore monocilindrico sovralimentato di 250 cc sempre Moto Guzzi, conquistò altri sei record mondiali. Proprio in questa versione il nipote di Lurani, Federico Gottsche Bebert, ha presentato la “Nibbio” completamente restaurata al concorso lariano, conquistando la Coppa d’Oro, il Primo Premio assegnato per referendum pubblico a Villa d’Este. Il Design Award for Concept Cars & Prototypes, assegnato per referendum pubblico nei giardini di Villa Erba, è andato alla Renault TreZor.

Puch da record

Tra le motociclette il Best of Show, assegnato dalla giuria, è andato alla Puch 250 Indien-Reise del 1933, spinta da un monocilindrico di 250 cc. Motocicletta che incarna alla perfezione la filosofia costruttiva del marchio austriaco. Johann VdE17_10296Puch iniziò la propria attività nel 1980 a Graz realizzando biciclette. La produzione in serie di motociclette partì nel 1903 e vent’anni dopo, con l’introduzione del motore a due tempi a cilindro sdoppiato del costruttore Giovanni Marcellino, ebbe inizio un nuovo capitolo per il marchio austriaco che rimase fedele a questo concetto fino agli anni Settanta. La Puch 250 Indian-Reise vincitrice appartiene da generazioni alla famiglia Reisch. Nel 1932, Max Reisch e il suo compagno di viaggio Herbert Tichy percorsero con la Puch 250 i 13.000 del tragitto Vienna-Bombay. Per la prima volta il pubblico ha potuto esprimere la propria preferenza tra le motociclette in concorso, premiando con il Trofeo Villa Erba il concept design Ducati Cafè Racer.