Peugeot 208 R2 e 208 T16 R5: tutti a terra!

Nelle rispettive categorie, la Peugeot 208 R2 e 208 T16 R5 si manifestano come feroci, arrabbiate e vogliose di una serie di vittorie una dietro l’altra: assieme ai due assi al volante che le conducono, Paolo Andreucci e Michele Tassone, non riescono ad arrestare la loro sete di fama e di prestazione. Nello specifico, la Peugeot 208 T16 è attualmente in testa al Campionato Italiano Rally; la Peugeot 208 R2, invece, si è già aggiudicata quello che è il Campionato Junior.

Ed è proprio di queste due vetture, che si parla, quando Peugeot ha deciso di portarle nella pluri-rinomata cornice del MWC (Misano World Circuit) per metterle a disposizione della stampa e far assaporare quanto le due auto abbiano davero da dare. Sul tracciato “flat-track” da sterrato, infatti, le due piccole curate da Fabrizio Fabbri, ex campione Italiano ed attualmente co-direttore della scuderia ufficiale del leone “Racing Lions”, hanno potuto mostrarsi in tutto lo spettacolo, concedendo l’onore ai giornalisti di provare con mano le possibilità dei potenti mezzi messi a punto dalla squadra.

 

PAOLO ANDREUCCI E LA 208 T16

Peugeot 208 T16 R5

Ad oggi, “Ucci” è il pilota con il maggior numero di titoli Italiani conquistati (8, di cui 5 già vinti con Peugeot); ha, inoltre, contribuito al debutto della Peugeot 208 T16 nel 2014, vincendo quattro delle otto prove previste dal Campionato Italiano Rally e conquistando, anche in quell’occasione, il titolo di leader della competizione. La vettura in questione, equipaggiata con il monoblocco EP6 CDT elaborato fino ad arrivare a 280 cavalli di potenza, a differenza di quella guidata da Michele Tassone, è prevista di trazione integrale, di ruote di 18 pollici di diametro (che si riducono a 15 in caso di impiego di gomma da sterrato), di dischi freno anteriori e posteriori forniti da Alcon con un diametro di 355 millimetri (di 300 nel caso di dotazione da terra) e, grazie ai suoi due differenziali autobloccanti, garantisce una presa ottimale anche in caso di terreni dall’aderenza impossibile.

 

MICHELE TASSONE E LA 208 R2

Peugeot 208 R2

Michele Tassone, classe 1992, nasce a Cuneo; e, sin dal 2009, si impone come kartista di ottimo livello, finendo per debuttare nel mondo del rally già dal 2010, sia su terra che su asfalto. Già premiato in passato per essere uno dei migliori talenti in circolazione, adesso corre nella scuderia del leone al volante di questo piccolo bolide dotato di un motore EP6C aspirato dalla cubatura di 1.6 litri ed una potenza di picco di 185 cavalli. Pur condividendo la carrozzeria con la R5 prima menzionata, ben diversa è la dotazione sottopelle, dove si nota un impianto frenante decisamente meno generoso (310 mm ventilati all’anteriore e 290 pieni al posteriore; così come anche l’erogazione del propulsore è nettamente differente, in virtù dell’assenza di sovralimentazione, in questo caso. Per il comparto sospensivo, anche qui si è optato per un impianto Ohlins totalmente regolabile, con un cambio sequenziale a 5

 

TEST SU TERRA: 208 R2

Peugeot 208 R2

La pista da flat-track del Misano World Circuit si presta benissimo, come banco di prova per saggiare le prestazioni della piccola belva messa a punto dal reparto sportivo della casa parigina: con un prezzo di accesso nell’ordine dei “soli” € 50.000, il divertimento è assicurato, grazie ad una serie di accorgimenti messi a punto dalla firma di Peugeot Sport, come il cambio sequenziale a 5 rapporti, il differenziale autobloccante ed il freno a mano a comando idraulico, che permette di instaurare immediatamente una sbandata controllata atta a facilitare gli inserimenti in curva. A tale proposito, dunque, rimarchiamo come la sottile polvere di cui si compone la pista sulla quale si sono assaggiate le capacità del mezzo metta in crisi una vettura che, per quanto sia concepita per scendere in campo nel mondo delle competizioni sin dal primo disegno, è limitata alla sola trazione sulle ruote anteriori: il sottosterzo, infatti, si avverte da subito in maniera massiva, costringendo a pendoli di ampiezza estrema per indirizzare il muso del veicolo in maniera opportuna ed uscire dalle svolte agilmente. È qui, infatti, che esce fuori la vera bravura del pilota, capace non solo di andare veloce, ma anche e soprattutto di dosare il gas in maniera opportuna, onde evitare di far slittare in maniera frivola le ruote in uscita di curva e sprecare tempo prezioso senza che la piccola belva francese abbia aderenza con il suolo.

 

TEST SU TERRA: 208 T16

Peugeot 208 T16 R5

I quasi 100 cavalli in più rispetto al modello condotto dal giovane Tassone si fanno subito sentire sin dal primo momento: infatti, quel vuoto ai bassi regimi che era proprio di una motorizzazione aspirata dal “tiro in alto” lascia il posto ad una spinta che si fa feroce ed esplosiva sin dalla porzione più bassa del contagiri, continuando a salire fino a poco più del valore a cui il propulsore esprime la potenza massima (6.000 giri/min). Come già detto in precedenza, altri elementi della ciclistica hanno beneficiato di una anabolizzazione simile, a partire dall’impianto frenante per arrivare alle sospensioni ed alla telaistica vera e propria; e la caratterizzazione sportiva cruda e pura si esprime al suo acme nell’interno, con un posto guida che è completamente scarno e dotato semplicemente di una serie di LED e dell’indicatore di rapporto inserito. Più ampia è, invece, la scelta di comandi e controlli che il navigatore possiede, dovendo tener conto di tempistiche sul giro, controllare parametri della vettura e quant’altro.

Entrati nel circuito ed inserito il sistema anti-lag (volgarmente chiamato, nell’olimpo delle corse, “bang”), ci si rende conto in un batter d’occhio di come tutto avvenga ben più velocemente, rispetto alla R2: le accelerazioni sono fulminee, la tenuta di strada è impeccabile e, in uscita di curva, l’auto non accenna minimamente a bloccarsi in pantani o zolle di terra, grazie alla configurazione di motricità che la rende praticamente inarrestabile anche in condizioni di attrito minimo. Quando la si fa pendolare e la si porta ad angoli estremi, si comporta quasi come una vettura a trazione posteriore, per quanto l’effetto del sottosterzo sia minimo: qui si nota e si apprezza appieno il lavoro eseguito per non annullare l’agilità del veicolo, ma semplicemente dotarlo di un ausilio a tutto beneficio della motricità e della competitività.