Le citycar di Gordon Murray

Gordon Murray

Le citycar di Gordon Murray. Gordon Murray è un nome che non ha bisogno di presentazioni per chi conosce anche solo superficialmente il mondo della Formula 1. L’ingegnere sudafricano, trapiantato dal 1969 in Inghilterra, ha lavorato per Lotus, McLaren, Brabham e Ferrari.

Gordon Murray
Uno schizzo preliminare della carrozzeria studiata per conto della Yamaha per “vestire” il telaio della T.27 per il progetto Motiv-e.

Durante la sua attività progettuale ha sviluppato il processo costruttivo iStream, perfezionato nel 2008, che prevede un telaio in carbonio sul quale si montano gli elementi di carrozzeria, secondo una formula che rende il lavoro di costruzione più rapido, meno costoso, con minore necessità di spazio per la linea di montaggio e con un risultato finale più leggero.

Gordon Murray
Murray alla presentazione della Yamaha Motiv-e al Tokyo Motor Show, il 22 novembre 2013.

Murray, che nel 2007 aveva costituito la Gordon Murray Design, si diede l’obiettivo di sviluppare un’auto della classe della Smart ma più economica e moderna, procedendo allo sviluppo ed alla fase prototipica, contando di trovare un costruttore interessato alla produzione in grande serie.

Gordon Murray
La Yamaha Motiv-e non ha nascosto la sua intenzione di fare concorrenza alle Smart e Toyota IQ, riproponendone gli schemi.

Normalmente chi progetta un’auto pensa soprattutto alle sue caratteristiche e difficilmente si preoccupa del fatto che, in futuro, ci saranno degli storici dell’auto con necessità di sapere date certe e nomi esatti per i progetti: nel caso dell’auto per mobilità urbana di Murray la letteratura promozionale identifica come T25 il progetto-base a propulsione tradizionale e come T27 quello elettrico ma in realtà ci sono più macchine differenti sotto queste etichette perché a partire dal 2010 il vulcanico sudafricano ha prodotto disegni e motorizzazioni procedendo su programmi paralleli, con diverse carrozzerie e motorizzazioni.

Gordon Murray
L’XP1 (Experimental Prototype) della T.25, cioè la versione con motore a tre cilindri a benzina, sviluppata nel 2008-2010.

Abbiamo identificato una T.25 del 2010, con motore a tre cilindri, una T.27 elettrica del 2011 e l’ultima T.25S del 2015. Dopo aver completato il primo prototipo, però, è entrato in contatto con la Yamaha (gruppo di dimensioni idonee a procedere ad un grande lancio sul mercato) e in quest’ottica ha disegnato una differente T.25, dalle linee forse meno personali ma più accattivanti e più direttamente confrontabili con quelle della Smart e della Toyota IQ. Chiamata Motiv (più specificamente Motiv-e, visto che è stata presentata nella sua versione con trazione elettrica), la joint venture tra Murray e Yamaha è apparsa al Tokyo Motor Show di fine 2015.

Gordon Murray
Il prototipo T.27, cioè la versione con propulsione esclusivamente elettrica, con motore Zytek da 25 kW.

Basata sul processo costruttivo iStream, la Motiv-e è un’auto a due posti con un motore elettrico Zytek con potenza di picco di 25 kW a 15.000 giri/min, alimentato da batterie a ioni di litio da 8,8 kW/h. Le prestazioni dichiarate indicano una velocità massima di 105 km/h, accelerazione 0-100 in 15 sec ed un’autonomia compresa tra 130 e 160 km.

Nell’anteprima e poi durante l’esposizione dell’auto si è parlato dell’intenzione di produrla in serie in uno stabilimento europeo da allestire tra il 2017 ed il 2019 (ma quest’aspetto è apparso tutt’altro che definito). Della versione a propulsione convenzionale si è detto che avrebbe potuto montare un motore tre cilindri Yamaha da un litro, con potenza dell’ordine degli 80-100 HP.

Shell Concept Car Side Angled
L’ultima incarnazione della “citycar” di Murray è la T.25S, proposta a Ginevra 2016 dalla Shell come Project M.

Qualche mese dopo Gordon Murray ha rilanciato la sua idea, questa volta con un partner di rilievo come il colosso petrolifero olandese Shell, affiancato dalla Geo Technology di Osamu Goto (noto per aver fatto parte dei team tecnici Honda e Ferrari per la Formula 1) e, pur in assenza di indicazioni ufficiali al riguardo, questa nuova associazione è stata interpretato come l’insabbiamento di quella con la Yamaha.

Gordon Murray
La Shell Project M ha un motore Mitsubishi a tre cilindri, messo a punto dalla Geo Technology dell’ing. Osamu Goto, puntando al contenimento dei consumi.

L’Hamburg Technical Centre della Shell ha presentato con grande enfasi quella che ha chiamato Project M e che è la Murray T25S. Quest’auto è intesa come una dimostrazione di mobilità sostenibile per il periodo 2030-2050 ed oltre ed è – ma poteva essere diversamente visto che il principale sponsor è la Shell? – a propulsione convenzionale. Il suo motore è il tre cilindri Mitsubishi 3B20 di 659 cm3 da 74 HP, messo a punto da Geo Technology che lo ha dotato di valvole in titanio ed albero a camme e pistoni sottoposti a trattamenti grazie ai quali il peso complessivo presenta grossi risparmi (si parla addirittura del 40%), senza comprometterne la durata. Ricorrendo a lubrificanti di nuova generazione studiati dalla stessa Shell, si ottiene una riduzione del consumo tra il 5 ed il 6,5% e l’auto percorre 100 km a 70 km/h con un consumo di 2,64 (quasi 38 km/litro) e, visto che ha un serbatoio da 22 litri, la sua autonomia è di 830 km.

Shell Concept Car Dashboard
La Project M ha un cruscotto con display digitale, retrovisori televisivi, posto di guida centrale e sedili per due passeggeri.

Nessuno può dire oggi in che direzione si evolveranno i gusti del pubblico nei prossimi 15-35 anni ma, nonostante la sua tecnica raffinatissima (per esempio il cambio è un semiautomatico sequenziale a cinque marce), non si può dire che la Shell M o Murray T25S che di si voglia abbia un aspetto irresistibile. Alla presentazione si è detto che l’auto potrebbe essere prodotta così com’è ed avrebbe un costo contenuto (non solo per chi l’acquista ma anche per chi la fabbrica); come ha detto il presidente della Shell “non ha le complicazioni delle auto elettriche” (che, peraltro, entro i prossimi anni dovrebbero essere largamente superate) ma l’impressione è che la microcar di Murray sia una delle tante idee interessanti e meritevoli destinate, appunto, a rimanere idee (o, tutt’al più, come in questo caso, prototipi).