Poco più di una settimana fa abbiamo raccontato del botta e risposta Tesla-Panasonic sulla capacità produttiva della Gigafactory in Nevada che avrebbe potuto incrinare i rapporti tra le due società. Invece, a quanto pare, le cose non stanno non è così. In un’intervista rilasciata all’agenzia Reuters, il dirigente Panasonic responsabile del business delle batterie Tesla negli Stati Uniti Yasuaki Takamoto ha concesso alcune indiscrezioni sui piani futuri. Gli obiettivi principali dello sviluppo a breve termine sarebbero infatti l’aumento del 20% della densità energetica nei prossimi cinque anni e lo stop all’utilizzo del cobalto già nei prossimi 2-3 anni.
Densità alle stelle
Negli ultimi mesi vi abbiamo raccontato le diverse innovazioni tecnologiche che Tesla sta brevettando in termini di batterie: da quella ibrida a quella con l’anodo senza litio passando per il nuovo elettrodo NCA. Oggi l’asticella si sposta ancora più in alto perché il responsabile giapponese ha quantificato l’incremento prestazionale che vedremo nel prossimo quinquennio: “Panasonic Corp prevede di aumentare la densità energetica delle celle a batteria 2170 che fornisce a Tesla del 20% in cinque anni e di commercializzare una versione senza cobalto in due o tre anni.”
Una novità importante che trova molti benefici in campo applicativo. La Casa di Palo Alto, infatti, può puntare sulla costruzione di batterie di uguali dimensioni ma che garantiscano un minor peso complessivo andando ad aumentare prestazioni, efficienza e autonomia migliori dei propri modelli.
Pronti per il Battery Day
Per arrivare all’obiettivo prefissato Takamoto ha dichiarato che Panasonic inizierà a convertire le linee nella Gigafactory Tesla in Nevada mentre si prepara ad aumentare ulteriormente la densità energetica delle celle agli ioni di litio. Il primo aggiornamento dovrebbe concludersi giusto in tempo per il Battery Day di Tesla, che si terrà alla fine di settembre.
La volontà delle due aziende di produrre batterie senza cobalto entro i prossimi 2-3 anni trova fondamento nella necessità di ridurre i costi e gli aspetti negativi dell’approvvigionamento delle materie prime e della produzione.