Microlino: la microcar elettrica fatta a Torino

Ispirata dalla Isetta, grande successo della BMW negli anni ’50, nasce dall’idea di uno svizzero ed è prodotta in Italia

Se Isetta è un nome divenuto leggendario nella storia della BMW del dopoguerra, Microlino ambisce ad essere ricordato per aver fatto rinascere lo stesso spirito declinandolo con una motorizzazione elettrica.

La BMW Isetta era molto più di una motocicletta e poco meno di un’automobile.

Lunga 2,30 e larga 1,40 metri, pesava circa 350 kg e poteva ospitare due passeggeri affiancati su uno spartano divanetto.

L’Isetta fu il veicolo che aspettava la Germania in ricostruzione.

Tra il 1955 e il 1962 BMW ne fabbricò e vendette circa 160.000 esemplari, superando così una crisi industriale che avrebbe potuto inghiottirla.

Origini italiane

Per entrare nel mondo delle microcar, alle BMW decisero di prendere una scorciatoia.

Al Salone dell’Automobile di Torino del 1954 videro esposta l’originale piccola auto progettata e prodotta dalla Iso Rivolta, l’Isetta.

Quel veicolo dall’originale forma a ‘ovetto’, che in Italia stentava a decollare nelle vendite, parve subito la base ideale di partenza per sviluppare l’auto piccola ed economica che la dirigenza BMW aveva in mente.

Acquisiti la licenza di produzione e le attrezzature, la piccola italiana emigrò in Germania e subì una serie di adattamenti alla parte motoristica, che passò dal piccolo due tempi della Isomoto al monocilindrico quattro tempi della R25 da 12 CV, e alle sospensione, più altri dettagli estetici.

La BMW Isetta in una immagine pubblicitaria del 1955. Sono evidenti le radici della nuova Microlino. (Foto BMW AG).

Pressoché invariate invece dimensioni e forma, soprattutto il grande portellone anteriore, al quale era fissato il supporto del volante, che consentiva l’accesso al divanetto per i due passeggeri.

Le origini italiane rimasero nel nome Isetta, un diminutivo che mantenne l’associazione alla Iso Rivolta, l’azienda di Bresso che la inventò.

Bentornata Isetta, anzi no, Microlino!

L’anima dell’Isetta rivive oggi, coi dovuti aggiornamenti e l’applicazione delle nuove teconlogie in un prodotto nato in Svizzera per merito di Wim Ouboter, un ‘visionario’ come si usa dire oggi, da oltre vent’anni fortemente impegnato nella nuova mobilità attraverso le idee innovative e l’utilizzo di tecnologie d’avanguardia applicate ai prodotti della Micro Mobility System AG.

Il suo primo grande successo? Il monopattino chiamato Micro Scooter arrivato nel 1998 a una produzione di 80.000 pezzi al giorno e oltre 30 milioni di unità vendute in un anno!

Un successo che portò ben presto 500 aziende a copiare il Micro Scooter per entrare in questo business.

La Microlino è un quadriciclo pesante prodotto dalla Microlino Italia nello stabilimento di La Loggia (TO). Questa è la versione Pioneer, caratterizzata dalla verniciatura matt.

Nonostante la fortissima concorrenza, soprattutto low cost, Micro è arrivata oggi a vendere oltre 90 milioni di monopattini premium nel mondo!

Nel 2013 nasce il primo e-scooter di Micro e due anni dopo i figli Oliver e Merlin iniziano a sviluppare la Microlino il prototipo di una microcar urbana che nel 2016 viene industrializzata in collaborazione con l’italiana Tazzari.

Il dettaglio tecnico più distintivo è costituito dal grande portellone anteriore che dà accesso al divanetto a due posti

Si trattava, tuttavia, di un veicolo con una struttura diversa dall’attuale, a cominciare dal telaio tubolare, più costoso e complesso da fabbricare, scelto per il relativamente basso costo di investimento in attrezzature di produzione.

Un’avventura, quella con Tazzari, che vendette poi i diritti di produzione alla tedesca Artega.

Alcuni sketch della Microlino 2.0 disegnata da Icona Design.

Microlino 2.0

Ma è nel 2021 che allo IAA di Monaco viene presentata la versione della Microlino che rappresenta la svolta definitiva verso la produzione di serie.

Nella nuova Microlino c’è tanto ‘made in Italy’ e in particolare ‘made in Torino’, a cominciare da Icona Design, che ha curato tutta la parte di stile e ha rivisto completamente la struttura del veicolo, e Cecomp, che ha invece seguito tutta la parte di industrializzazione.

Il risultato è la vetturetta che illustra questo servizio, assemblata nei locali della Microlino Italia Srl con sede a La Loggia (TO) nel perimetro industriale della Cecomp.

Il concept della plancia, con l’elemento tubolare che ricorda il manubrio di un monopattino, core business di Micro.

Una piccola realtà industriale con grandi ambizioni

Per saperne di più siamo stati a visitare lo stabilimento produttivo e abbiamo incontrato il General Manager Michelangelo Liguori e il plant Manager Giuseppe Livani, entrambi con una consolidata esperienza manageriale maturata nel tessuto automotive torinese, sede ancora oggi di eccellenze uniche e impareggiabili nel nostro settore.

“Per capire le ragioni che hanno portato Ouboter a pensare a un veicolo come la Microlino occorre fare una premessa”, inizia a raccontarci Liguori.

“In tutto il mondo industrializzato, l’utilizzo in ambito urbano di un’auto, è limitato a 1,2 passeggeri a bordo su un percorso di 30-40 chilometri a una velocità media di 30 km/h, poco più alta dei mezzi di trasporto pubblico”.

“Le auto, così come sono oggi sono dunque sovradimensionate per il loro utilizzo reale”.

“Questo fa comprendere come l’automobile ‘trasversale’ così come è stata concepita fino a oggi, abbia gli anni contati”.

“L’auto per andare in ufficio, a fare la spesa, per trasportare merci e anche per andare in vacanza con tutta la famiglia sparirà”.

“Si utilizzeranno più mezzi di trasporto, a due, tre o quattro ruote, con dimensioni e capacità di carico diverse a seconda dell’esigenza del momento”.

La risposta in ambito auto non sarà però subito 100% elettrica, almeno in una fase in cui i costi delle batterie sono così elevati da metterle fuori mercato, almeno per la gran parte del pubblico.

Inoltre, come abbiamo spesso rilevato, i pesi elevati delle auto elettriche a lunga autonomia si scontrano coi consumi di energia che invece si deve tendere a minimizzare.

Servono soluzioni più semplici, compatte e leggere

“Immagino la proliferazione di prodotti diversi”, prosegue Liguori.

“Assisteremo a una frammentazione su prodotti diversi come il quadriciclo leggero L6, come Citroën AMI, forse la migliore interprete di questo segmento, che hanno però un limite di utilizzo nella velocità limitata a 45 km/h, tipica delle ZTL”.

“Il nostro prodotto supera questo limite ponendosi tra i quadricicli pesanti L7e, che possono arrivare a 15 kW, Microlino ha 12,5 kW con picco a 19 kW, raggiungere i 90 km/h e pesare 450 kg senza batterie, con possibilità di guida a partire dalla patente B1 già a 16 anni”.

A livello di autonomia Microlino può soddisfare diverse esigenze: con una batteria small da 6 kWh si fanno 90 km, con la medium da 10,5 kWh si arriva a 175 km mentre la large da 14 kWh basta per 240 km, ben oltre, quindi l’ambito urbano.

Un quadriciclo unico

Nell’ambito della categoria L7e, Microlino presenta alcune caratteristiche distintive sia a livello estetico-funzionale, sia di sicurezza.

“L’unico, ampio portellone anteriore, unito a una lunghezza di soli 2,49 metri consente un razionale utilizzo dello spazio in parcheggio”, prosegue Liguori.

“In pratica un posto auto  tradizionale consente di posteggiare, affiancate, tre Microlino”.

“Sul fronte della ricarica, con il caricabatterie da 3 kW installato sulla versione da 14 kWh si arriva al 100% di carica in meno di 4 ore”.

“A livello di veicolo, devo dire che la collaborazione tra Icona Design e Cecomp, ciascuno con le proprie competenze ma in totale sinergia, una semplicità del prodotto che consente un assemblaggio semplice e razionale, con un’elevata efficienza e costi contenuti”.

Lo stile Microlino è firmato Icona Design

E’ risaputo che, in Europa ma specialmente in Italia, la prima ragione d’acquisto di un’automobile è lo stile.

”Le analisi sulle intenzioni d’acquisto condotte da tutte le grandi Case dimostrano che il 70% degli interpellati dichiara di acquistare un’auto perché è bella”.

“Per questo Microlino vuole essere un prodotto estremamente individualistico, capace di rappresentare l’ego di chi guida e con un’alta capacità di personalizzazione”.

Con queste parole Liguori introduce Davide Cannata, Design Manager in Icona Design, che ci racconta come è stato definito lo stile della Microlino.

Davide Cannata, a sinistra, Design Manager di Icona.

“Nonostante le similitudini con il progetto del 2016, la Microlino 2.0 è un’auto completamente diversa, nata a partire da un foglio bianco”, ci spiega Cannata.

“La nuova generazione stacca con il passato in termini di dimensioni, attenzione allo stile e soprattutto qualità. Il lavoro di definizione del design, infatti, è andato a braccetto con quello di sviluppo della parte tecnica”.

Lo stile punta su elementi distintivi che donano al modello un tocco molto moderno, pur mantenendo inalterato il riferimento alla Isetta.

Su tutti i gruppi ottici a sviluppo orizzontale che sfruttano la moderna tecnologia a Led, mentre i gruppi ottici principali restano inseriti negli specchietti retrovisori.

Nella parte posteriore, invece, allargando la carreggiata si è andata a perdere la tipica forma ad ovetto della vettura, che è stata però recuperata nella parte alta del modello, mentre una nervatura corre proprio dal posteriore verso il centro della vettura, dando all’insieme un aspetto più curato e aumentando la percezione di qualità.

Stile anche all’interno

“Anche gli interni sono stati trasformati radicalmente, con l’obiettivo di rendere l’abitacolo più curato, accogliete e tecnologico”, prosegue Cannata.

“La grande porta anteriore è caratterizzato dalla vasca a pavesino al centro della quale trova posto una barra orizzontale che ricorda i manubri dei monopattini e che qui funge da maniglia per chiudere la porta”.

“Tutto nuova, poi, è la panca, ora realizzata in materiali più curati rispetto al passato, mentre sui passaruota non mancano vani e portaoggetti di diverse dimensioni”.

Un occhio di riguardo è stato poi riservato ai contenuti tecnologici, che sulla Microlino si esprimono con la presenza di un grande quadro strumenti digitale e soprattutto, con un piccolo schermo touch posizionato proprio al centro della grande vasca a pavesino sul portellone.

Da qui è possibile controllare diverse funzioni del veicolo come la temperatura dell’abitacolo o le luci interne.

Da sottolineare, infine, la grande attenzione riservata alla scelta dei materiali interni che, pur nella ricerca di una sempre più elevata qualità, non ha tralasciato una certa attenzione alla sostenibilità, selezionando rivestimenti di origine vegetale e parzialmente riciclati.

Alta efficienza

Microlino è piccola e leggera. Pesa circa 500 kg con le batterie più capaci e se confrontiamo il suo consumo con quello di un’auto elettrica di segmento B-C che pesa attorno ai 1.500 kg siamo a circa un terzo.

E altrettanto vale per l’energia necessaria per produrla, cosa che è giusto  e pari a circa un terzo, per buona pace di chi considera il consumo non solo limitato alla vita operativa del veicolo.

Rete commerciale Microlino: si inizia dalla Svizzera

La distribuzione di Microlino sarà affidata a una rete di primaria importanza su vari mercati.

“In Svizzera abbiamo già un distributore e lì andrà praticamente tutta la produzione di quest’annoi”, precisa Liguori.

“Stiamo poi finalizzando i contratti in Italia e Germania, nei quali inizieremo a consegnare da inizio 2023 e poi via via tutti gli altri mercati, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda Belgio e così via”.

“La manifestazione di interesse da parte degli operatori commerciali è stata altissima e questo ci dà fiducia di poter raggiungere i nostri target produttivi”.

L’importanza di Cecomp

Dopo la fine della collaborazione con Tazzari e Artega, Microlino è stata completamente ripensata per renderla un prodotto industriale.

“Questa totale trasformazione della struttura del veicolo ha potuto essere attuata solo con l’ingresso di Cecomp”, precisa Liguori.

“Loro non solo avevano il know-how ma anche la base industriale per portare a termine il progetto”.

“Il body-in-white è una scocca portante in lamiera d’acciaio completata da barre antintrusione e pannellature di alluminio”.

“Il primo vantaggio è la sicurezza: abbiamo fatto simulazioni di crash test presto seguite da prove sul veicolo reale che hanno dato eccellenti risultati, anche se il crash test non è previsto per questa categoria di veicoli”.

“Questo concetto consente a Microlino standard di durata e resistenza a usura e corrosione molto vicine a quelle di un’auto”.

L’applicazione delle pannellature di alluminio, prima dell’invio alla verniciatura.

Microlino è Made in Europe ma soprattutto in Italy

A differenza di alcuni concorrenti, la supply chain di Microlino è stata concentrata  in un’area relativamente ristretta.

“Più dell’80% dei componenti sono made in Europe, tra Germania, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana”.

“Abbiamo scelto batterie fabbricate in Europa proprio per evitare i problemi di approvvigionamento e logistici emersi in questi ultimi tempi”.

“Sono previsti tre allestimenti: Urban, un entry level in due colori, Dolce, in stile retrò in cinque colori e la grintosa Competizione, disponibile in tre colori matt”.

“Ci sono sette tipologie di vernici, varianti per gli interni e numerosi dettagli per personalizzare il veicolo e non escludiamo versioni uniche”.

“La Pioneer Series sarà quella di lancio, bicolore e con l’allestimento più completo. Riguardo i prezzi, andiamo dai 14.990 euro della Urban ai 20.990 euro della Pioneer Series”.

Una vista complessiva del reparto di assemblaggio finale della Microlino, allestita da pochi mesi in un locale all’interno dello stabilimento Cecomp di La Loggia (TO).

Il processo

Come abbiamo detto, Microlino Italia Srl è un’azienda indipendente ubicata però in locali messi a disposizione da Cecomp nel complesso industriale di La Loggia.

Qui, in un ambiente estremamente pulito e attrezzato che oggi produce un paio di vetture al giorno e ha l’obiettivo di produrre fino a 25 veicoli al giorno su un turno, ovvero circa 7.000 unità l’anno, ci ha accolti Giuseppe Livani, un passato in Pininfarina quando la carrozzeria di Grugliasco produceva vetture speciali per grandi Case, che ha curato l’allestimento della linea e il reclutamento delle persone (a oggi, con lui sono 27) incaricate di gestire la produzione, dall’assemblaggio dei sottoinsiemi, al loro ‘mariage’ con il body-in-white fino alle finizioni e al collaudo pre-spedizione.

Una scocca verniciata posta sul convogliatore a inizio linea. Si può notare una delle due barre antintrusione laterale, in alluminio.

“Il processo, di fatto, si svolge su tre siti”, ci spiega Livani.

“A Piobesi, poco distante da qui, vengono fabbricate tutte le parti in alluminio, il sito di Moncalieri che si occupa dello stampaggio delle lamiere e dell’assemblaggio automatizzato del body-in-white”.

“La verniciatura, in questa fase viene fatta da un’azienda terza, ma è già previsto rientri qui a La Loggia”.

Le fotografie che corredano questo servizio consentono di apprezzare gran parte delle operazioni di assemblaggio.

ARTICOLO INTEGRALE PUBBLICATO SU AUTO TECNICA N.478

Le apparecchiature di controllo in rotazione e coppia e oggettivazione dei serraggi strutturali.

 

Un dettaglio del portamozzo con la barra dello sterzo e l’ammortizzatore.
Assemblaggio, incollaggio e sigillatura dei vetri.
Dopo i collaudi funzionali su banco a rulli, segue il controllo a fine linea per la verifica visiva delle imperfezioni. il processo si conclude con un breve test su strada prima del benestare definitivo alla consegna al cliente.