
Le auto volanti di Paul Moller. Un’applicazione assolutamente insolita del motore rotativo Wankel sperimentata pervicacemente per decenni da un eclettico inventore canadese trapiantato in California.

Ci sono persone che non possono fare a meno di inventare qualcosa, spesso senza la capacità di concentrarsi su un risultato perché ne inseguono già uno nuovo. Uno di essi è il Dr. Paul Sandner Moller (classe 1936) che da più di 60 anni, cioè da prima della laurea, insegue il sogno di sviluppare una funzionale automobile volante. Certamente quando era ancora un ragazzino era stato colpito da quel fenomeno che si verificò nel 1947 quando, nel continente nordamericano, vi fu un improvviso boom di segnalazioni di avvistamenti di oggetti volanti non identificati. La gente vedeva di tutto, spesso non riuscendo neppure a descrivere chiaramente cosa avesse visto, ma la stampa decise che la causa degli avvistamenti si dovesse ricondurre a macchine volanti di forma discoidale.

L’idea di veicoli di questo genere era già radicata nella fantascienza ed aveva lasciato traccia nelle invenzioni di quel periodo. Tra esse c’erano quelle di Alexander Weygers che aveva iniziato a sviluppare l’idea di un’auto volante a forma di disco nel 1927 e nel 1945 aveva brevettato il Discopter, un disco volante per muoversi al di sopra del traffico cittadino con un sistema di propulsione basato su due rotori coassiali azionati da uno o più motori di tipo indefinito. Non sappiamo se Moller, allora bambino, avesse avuto modo di vedere i disegni di Weygers ma, in ogni caso, cominciò ad essere attratto da un’idea di questo genere.
Il periodo iniziale della sua attività professionale è poco noto ma si sa che compì il suo apprendistato presso la Avro Canada, un importante costruttore canadese di aeroplani. Non vi rimase a lungo e si trasferì negli Stati Uniti, in California; nel 1961 conseguì un Master e dal 1963 gli fu assegnato un corso di ingegneria aeronautica all’University of California.
Certamente, come abbiamo detto, Moller stava già pensando all’idea di un mezzo di trasporto personale in grado di muoversi nelle tre dimensioni ma la molla che scattò per farlo diventare un imprenditore di questo settore fu probabilmente l’interesse dell’US Army per un veicolo leggero capace di sollevarsi da terra, un programma nel quale Moller vide la possibilità di trovare un adeguato finanziamento per le sue attività .
In risposta alle esigenze dell’esercito americano diverse industrie svolsero molto lavoro nel campo delle GEM (Ground Effect Machine, macchine ad effetto suolo), in pratica degli hovercraft. Queste auto a cuscino d’aria presentavano insormontabili problemi di controllabilità e di frenata, mai risolti in modo soddisfacente, tanto che il concorso finì in un nulla di fatto.
L’idea della jeep volante a cuscino d’aria, nonostante queste difficoltà , fu ripresa da Moller che nel 1967 realizzò il suo prototipo XM-2, ispirato alle Curtiss-Wright Air-Car e CW-2500. Su questo veicolo si hanno scarse indicazioni e possiamo dire soltanto che era azionato da ventole collegate a motori a pistoni McCulloch (all’epoca molto diffusi su go-karts, fuoribordo o motoseghe). Ottenuti risultati altrettanto deludenti di quelli del costruttore che l’aveva ispirato (cioè la Curtiss-Wright), la Discojet Corp. – che in precedenza si era chiamata Moller Aircraft Co. e dopo il 1983 diverrà Moller International – esplorò la formula a decollo verticale, con propulsione a ventole intubate, dando vita all’M-200X Skycar, poi proposta anche come drone. Questo veicolo era mosso da otto motori McCulloch che azionavano altrettante ventole e compì più di 150 voli, pilotato dallo stesso Moller, esclusivamente su brevissime distanze, ma dimostrando sufficiente controllabilità .

A partire dal 1997 Moller ha privilegiato la creazione di una sorta di automobile volante a rotori multipli, secondo un’architettura con propulsori ai quattro vertici del veicolo, arrivando al prototipo M-400P Skycar, dopo essere passato per lo stadio intermedio M-150. Quest’ultimo, con due motori Wankel da 65 HP, fu costruito nel 1997 ma non risulta che sia mai stato fatto volare.
L’M-400P, invece, era azionato da ben otto motori rotativi Rotapower (sistema Wankel) da 530 cm3 e 180 HP e motori elettrici di back-up, alimentati da batterie Altairnano, per complessivi 350 HP. Il progetto ha subito una continua evoluzione nella motorizzazione perché Moller è sempre stato molto attivo anche in questo campo. Infatti, già nel 1972, per poter finanziare la costruzione del suo prototipo discoidale XM-3, precursore dell’M-200X, aveva costituito la Moller SuperTrapp Industries che realizzò un silenziatore di scarico per motociclette. Nel 1985 acquistò dalla Outboard Marine Corporation (il gruppo titolare dei fuoribordo Evinrude e Johnson) i diritti sul motore a pistone rotante Wankel, di cui la società americana era titolare, costituendo la Freedom Motors, tuttora in attività per la produzione di alcuni tipi di Wankel con il marchio Rotapower. Per la cronaca sono in catalogo tipi da 2,5, 20 e 120 HP.

Con questa motorizzazione lo stesso Moller ha iniziato l’attività di volo ai comandi dell’M-400P all’inizio del 2002, presentandola alla stampa il 26 agosto dello stesso anno. Moller ha dichiarato di aver compiuto più di 20 voli (sempre con funi di vincolo, per motivi assicurativi), salendo fino a circa 12 m e compiendo spostamenti orizzontali dell’ordine dei 100 m.
Le schede tecniche fornite dal costruttore la presentano come un quadriposto, con una potenza installata sulla quale vi sono indicazioni con importanti differenze secondo i successivi aggiornamenti (si va da 645 a 960 HP, senza contare i motori elettrici, probabilmente mai montati), capace di decollare in 10 m, volare in crociera a 225 km/h a livello del mare o 483 km/h a 8.850 m, con un’autonomia di 1.440 km ed un consumo di quasi 12 km/litro. In realtà vi sono forti dubbi sulla possibilità che questo prototipo potesse essere in grado di raggiungere le prestazioni dichiarate.
Dopo la presentazione della Skycar, Moller ebbe dei guai con la SEC (Security and Exchange Commission, equivalente della nostra Consob) per pubblicità ingannevole ed irregolarità nella vendita di azioni. Nonostante ciò, il 9 settembre 2008, presentò il progetto di un’auto volante nel senso letterale della definizione. Si trattava, infatti, della trasformazione della Ferrari 599GTB Fiorano nell’Autovolantor, un’ibrida con otto motori Rotapower da 100 HP, dotata di ali retrattili. Il progetto fu affidato a Bruce Calkins e lo studio fu pagato da un magnate russo ma non se ne fece nulla e ne furono costruiti solo dei modelli in scala (l’esemplare a grandezza naturale che si vede in alcune foto è il risultato di un montaggio).
Il 18 maggio 2009, oberato dai debiti, Moller richiese la dichiarazione di insolvenza personale, senza, però, che questo passo incidesse sulla sua azienda, la Moller International, che ha continuato l’attività di sviluppo (e di crowdfunding), presentando un ricco catalogo.
Nell’ultima edizione figurano nuovi modelli. Il Neuera 200 è un’evoluzione dell’M-200G Volantor del 2007, a sua volta derivata dall’M-200X Skycar; si tratta di un “disco volante” con otto motori Rotapower 550 alimentati con una miscela al 70% di bioetanolo (30% acqua) e trasformato in modo da rispondere alla normativa sugli hovercraft, volando fino a 80 km/h a non più di 3 m dal suolo. Ne è prevista anche una versione Firefly, specificamente studiata per missioni di soccorso in ambiente urbano. Vi sono poi ancora le Moller 100LS e 200LS che sono dei derivati molto semplificati dell’M-400 destinati a rientrare nella categoria Light Sport Aviation (come gli aerei ultraleggeri).
Per ragioni di… calendario, Moller non ha mantenuto i ritmi vulcanici con i quali sfornava i suoi progetti ma i marchi Freedom Motors e Moller International sono tuttora attivi e chissà che, prima o poi, qualcuna di queste idee riesca a sfondare…