È bastata una dichiarazione per accendere l’opinione pubblica durante il ponte dell’Immacolata: a 150 km/h in autostrada. L’annuncio della Lega Nord della presentazione di un emendamento, cioè di una proposta di modifica, al disegno di legge di riforma del Codice della Strada in discussione al Senato ha provocato una piccola bufera mediatica e la solita ridda di commenti e polemiche da parte di politici, opinion leader e addetti ai lavori. Che si sono accapigliati sul nulla. Già, perché la possibilità di innalzare il limite di velocità nelle autostrade a tre corsie più corsia di emergenza per ogni senso di marcia è in vigore dall’estate del 2003, dalla cosiddetta riforma Lunardi, quella che introdusse, tra gli altri, la patente e a punti, l’obbligo di tenere le luci accese di giorno sulle strade extraurbane e di indossare il giubbino riflettente in condizioni di scarsa visibilità. Insomma, sono più di sei anni che i gestori autostradali possono innalzare il limite massimo di velocità, “sulla base delle caratteristiche progettuali ed effettive del tracciato” e a condizione, dice il Codice, che “lo consentano l’intensità del traffico, le condizioni atmosferiche prevalenti (in caso di precipitazioni, infatti, il limite scende a 110 km/h) e i dati di incidentalità dell’ultimo quinquennio”. Nessuna concessionaria, in questi anni, lo ha fatto. E non lo ha fatto nemmeno il proprietario, cioè l’Anas, nei tratti gestiti direttamente. Chissà perché. La scorsa primavera la camera dei Deputati, durante l’esame del ddl di riforma del Codice della Strada, approvò una modifica a questa norma introducendo un ulteriore vincolo: non più solo le tre corsie per ogni senso di marcia, i dati sulle condizioni atmosferiche prevalenti e quelli sull’incidentalità, ma anche la presenza del tutor, il dispositivo che misura la velocità media dei veicoli. Adesso l’inversione a U. Addirittura, dice la Lega, l’innalzamento del limite a 150 km/h sarà obbligatorio. Ma forse, precisa subito il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, differenziato a seconda del tipo di vetture: in base a quale criterio? Non si sa. Di potenza? Di cilindrata? Di potenza specifica? Di massa? Boh. Insomma, sempre più complicato. Anche perché la proposta leghista fa un po’ a pugni con lo spirito della legge, che affida agli enti proprietari della strada, nel caso delle autostrade l’Anas, la possibilità, comunque, di fissare limiti più bassi rispetto a quelli massimi previsti. Anche se, va detto, la stessa legge consente al ministero di imporre comunque limiti diversi rispetto a quelli fissati dal proprietario della strada “quando siano contrari alle proprie direttive”.Vedremo. Resta il fatto che la proposta leghista è, per ora, solo una proposta. A partire da oggi, però, la commissione lavori pubblici del Senato tornerà a discutere delle modifiche al codice della strada. Vi faremo sapere.