Gli Shapeshifters, minicar urbane dalle caratteristiche interessanti

Gli Shapeshifters, minicar urbane dalle caratteristiche interessanti

Gli Shapeshifters, minicar urbane dalle caratteristiche interessanti – Gli Shapeshifters, in italiano “mutaforma”, sono un’invenzione della fantascienza ma il termine è usato per indicare alcune concept che prefigurano minicar urbane dalle caratteristiche interessanti. In genere gli Shapeshifters delle fiction sono creature aliene, umane o bioniche dalla caratteristiche tutt’altro che rassicuranti, potendo trasformare radicalmente il proprio aspetto. In campo automobilistico, invece, c’è chi ha definito mutaforma dei progetti, dietro

Uno tra i primi esempi di quelle che qualche giornalista ha definito "shapeshifters" è la Nissan Pivo 2 del 2007; nel suo caso la geometria della carrozzeria era fissa ma le ruote potevano sterzare di 90°, permettendole di muoversi lateralmente.
Uno tra i primi esempi di quelle che qualche giornalista ha definito “shapeshifters” è la Nissan Pivo 2 del 2007; nel suo caso la geometria della carrozzeria era fissa ma le ruote potevano sterzare di 90°, permettendole di muoversi lateralmente.
02
Di linee austere, anche se vagamente ispirate alla Smart, è questa DFKI EO 2 (o EOscc 2), studiata dall’università di Brema; la sua trazione è “full electric”.

i quali c’è spesso uno studio serio ed approfondito, di piccole auto per la mobilità urbana sostenibile con caratteristiche che permettono loro di ridurre lo spazio occupato in parcheggio. Se si esaminano i progetti che sono apparsi negli ultimi decenni per offrire soluzioni altamente innovative alla congestione del traffico non si potrà fare a meno di notare come pochi di essi abbiano avuto un seguito pratico. Eppure, in queste shapeshifters si vedono delle idee che meriterebbero di trovare applicazione. I tipi dei quali ci occupiamo presentano aspetti che, in parte, erano già stati esplorati in passato: qui vogliamo vedere alcuni dei progetti più recenti. La concept più interessante è secondo noi l’EOscc2 o EO 2 (per EO smart connecting car), realizzata dall’austero DFKI (Deutsches Forschungszentrum für Künstliche Intelligenz GmbH), cioè il centro tedesco di ricerca sull’intelligenza artificiale, collegato con l’università di Brema. Quest’auto ha la caratteristica di poter sterzare le quattro ruote fino a 90° in modo da potersi spostare lateralmente (come già facevano la Nissan Pivo 2, presentata al Tokyo Motor Show 2007, ed il Modular Robotic Vehicle della NASA) e, inoltre, la sua carrozzeria può “inchinarsi”, sollevando la parte posteriore e riducendo la sua “ombra” al suolo di mezzo metro. La macchina è lunga 2,50 m, larga 1,57 m e alta 1,60 m ma la sua lunghezza si può ridurre a 2 m (in questo caso l’altezza diventa di 2,25 m). La meccanica di questo veicolo, definito “una microcar ultraflessibile per le megalopoli”, si basa su quattro motori elettrici da 4 kW, uno per ciascuna ruota, alimentati da una batteria a ioni di litio e fosfato di ferro da 54 volt. Questa motorizzazione consente una velocità massima di 65 km/h ed un’autonomia di 50-70 km. L’EOssc 2 è un’auto pilotata ma con varie possibilità di guida assistita, come il parcheggio automatico. Per fare ciò è dotata di telecamere stereoscopiche (anteriore e posteriore), sensori potenziometrici, un LiDAR (radar laser) e sei altre telecamere per coprire quasi tutti i 360°. I progettisti, comunque, ne stanno studiando anche una versione a guida completamente automatica. La presentazione ufficiale è avvenuta nel 2015 e diverse aziende hanno dimostrato il loro interesse ma fino ad oggi non si sono avute notizie su possibili sviluppi commerciali. Un’auto di questa categoria era stata presentata nel 2014. anche dal KAIST (Korea Advanced Institute of Science

In questo caso la Smart è stata rielaborata dal preparatore svizzero Rinspeed per creare la Dock+Go, con l'aggiunta di un modulo posteriore intercambiabile che può essere bagagliaio, motore o riserva di batterie.
In questo caso la Smart è stata rielaborata dal preparatore svizzero Rinspeed per creare la Dock+Go, con l’aggiunta di un modulo posteriore intercambiabile che può essere bagagliaio, motore o riserva di batterie.

and Technology) di Daejeon. Si tratta dell’Armadillo-T, con soluzioni simili, anche se di aspetto meno austero: la propulsione è affidata a quattro motori elettrici alimentati da un complesso di batterie da 13,6 kWh e la carrozzeria di può ripiegare verso l’avanti in modo che la lunghezza totale si riduca da 2,80 a 1,65 m, tanto che in un normale parcheggio possono stare tre Armadillo-T. La funzione autopark può essere diretta

Qui si vede la EO 2 che ha tutte le ruote sterzate di 90° e la carrozzeria "inginocchiata", in modo da ridurre considerevolmente l'ingombro al suolo.
Qui si vede la EO 2 che ha tutte le ruote sterzate di 90° e la carrozzeria “inginocchiata”, in modo da ridurre considerevolmente l’ingombro al suolo.

con uno smartphone. Su strada l’auto raggiunge 60 km/h con un’autonomia di 100 km (e la possibilità di una ricarica rapida in 10 minuti). Secondo gli studenti che l’hanno progettata, la T del nome è in riferimento alla Ford T, l’auto che motorizzò l’America. L’altro modello che abbiamo voluto inserire in questa breve rassegna – ma, come abbiamo detto, ce ne sarebbero molte altre – viene dalla svizzera Rinspeed (nota per le sue elaborazioni e per il design), ed è stata presentata a Ginevra nel 2012. In questo caso siamo di fronte ad una soluzione completamente differente e lo “shapeshifting” è ottenuto mediante la modularità. Si tratta della Dock+Go che, essenzialmente, è una Smart alla quale si può applicare un modulo posteriore le cui linee si integrano così bene in quelle del veicolo originale che si ha l’impressione di vedere una Smart a sei ruote. Il modulo aggiuntivo di questa Dock+Go è lungo solo 60 cm ed è previsto in due versioni che, secondo l’intenzione del suo creatore Frank M. Rindeknecht, si potrà acquistare o prendere in leasing: una è essenzialmente un bagagliaio e l’altra, prevedendo che la Smart sia in versione elettrica, conterrà batterie di scorta. L’idea, però, è che il modulo posteriore possa contenere anche un suo “power pack”, cioè un motore elettrico – in caso di applicazione ad una Smart a propulsione convenzionale – o un motore ibrido, con la possibilità, quando separato dall’auto, di servire come generatore elettrico (ad esempio per il campeggio). Ipoteticamente una Dock+Go a propulsione elettrica dovrebbe marciare fino a 90 km/h ed accelerare da 0 a 60 km/h in 13.3 sec. L’esperienza ci dice che probabilmente non vedremo questo auto nelle vetrine dei concessionari ma bisogna ammettere che presentano diversi spunti interessanti e non è escluso che in futuro qualche loro aspetto si possa ritrovare nelle minicar urbane prodotte in serie.

06
Nell’Armadillo-T una parte della carrozzeria (con tutto il retrotreno) si ribalta verso l’avanti mentre l’equilibrio è assicurato da un ruotino posteriore; in un normale parcheggio coreano si possono sistemare tre Armadillo-T.