La Chevy Vega sepolta per mezzo secolo

Il 4 luglio del 1975, mentre nel resto del mondo era un giorno come un altro, gli Stati Uniti celebravano i 199 anni dell’Independence Day.

Lo facevano con la storica firma della Dichiarazione d’Indipendenza che segnava la separazione definitiva dalla Gran Bretagna.

La mania di scavare buche e riaprirle decenni dopo

Independence Day

A Seward, Nebraska, 7.000 abitanti mal contati distribuiti su 576 miglia quadrate, quell’anno vogliono qualcosa di più del solito Independence Day.

A qualcuno viene in mente di creare una “time capsule”, una capsula del tempo, quell’abitudine molto “yankee” di scavare una buca per riempirla di oggetti.

Oggetti come lettere, dischi, dediche, pupazzi, abiti, pietre, lettere, fotografie e pensieri dedicati ai figli allora bambini o ai se stessi del futuro.

Per poi chiudere tutto e aspettare almeno mezzo secolo, magari un altro Independence Day, sperando di esserci ancora tutti.

La time capsule di Seward, viene consacrata dalla “World Record Academy” come la più grande del mondo, dando agli abitanti la speranza che qualcuno di passaggio potesse decidere di fermarsi da quelle parti per un selfie e hamburger.

Ma il 4 luglio scorso, mentre i cieli del resto d’America si illuminavano di fuochi artificiali e qualche metro più in basso i barbecue arrostivano salsicce e costolette, Seward ha finalmente vissuto il suo momento di gloria.

Come messo nero su bianco in un documento sottoscritto dai notabili del 1975, era arrivato il momento di aprire la capsula del tempo.

Un’impresa non così semplice

Independence Day

A volerla, progettarla e realizzarla era stato un certo Harold Davisson.
Costui si era messo in testa di raccontare la prima metà degli straordinari “Seventies” alle generazioni future.

Ma il progetto del caveau di cemento dal peso di 45 tonnellate si era rivelato subito più complicato del previsto.

A causa della necessità di creare un sistema di ventilazione interno e la piramide realizzata in superficie per indicare ai posteri il punto esatto dove avrebbero dovuto scavare mezzo secolo dopo.

Operazione che, per altro, ha richiesto tre giorni di lavoro da parte di decine di operai, sotto gli occhi curiosi degli abitanti di Seward, che malgrado conoscessero a memoria l’elenco degli oggetti sotterrati 50 anni prima, fremevano all’idea di rivederli.

L’emozione del tempo che passa

Independence Day

I giornali locali hanno raccontato l’emozione dei presenti.

Come Stephanie Fisher, una donna giunta dal Colorado e ansiosa di risentire i messaggi vocali incisi su un’audio cassetta dai suoi genitori nel luglio del 1975.

O ancora quella di Chris Galen, dalla Virginia, che fremeva all’idea di riavere fra le mani una lettera per lui scritta all’epoca da sua mamma.

Ma le autorità sono state chiare fin dall’inizio.

Malgrado ognuno dei 5mila oggetti fosse stato accuratamente chiuso in sacchetti di plastica, il tempo, la muffa e l’umidità accumulata in mezzo secolo passato sottoterra hanno praticamente ridotto in melma almeno il 20% del materiale.

Nascerà un museo

Independence Day

A salvarsi gli oggetti più grandi.

Come una “Vega” gialla, una berlina prodotta dalla Chevrolet fra il 1970 ed il 1977, e una moto Kawasaki.

Ambedue destinate a finire in un museo che ricordi per sempre l’avventura della time capsule e soprattutto quel giorno del 1975, che aveva cristallizzato i sogni, i desideri e le speranze di centinaia di persone.