Testadoro Essenziale. Sembra una storia di altri tempi. E in effetti un po’ lo è.
Sarà perché alla presentazione del prototipo che sta allestendo con una buona dose di creatività (e coraggio), Dario Pasqualini, un artista con la passione per le cose belle, si è presentato con una maglia bordeaux dall’aspetto vintage enfatizzato dalla scritta Testadoro.
O forse perché quelle forme ancora acerbe modellate a mano nella sottile lamiera d’alluminio da Paolo Giacometto, anche lui in ‘assetto vintage’ con maglia e coppola, presentate in un porticato di una casa antica, ha fatto fermare gli orologi alla fine degli anni ’50.
Omaggio all’artigianato torinese
O ancora per la cornice d’eccezione in cui ci siamo trovati, ovvero il Festival Car di Revigliasco Torinese, il Concorso d’Eleganza che ha radunato in questo caratteristico borgo della collina torinese abbarbicato sul versante che guarda verso sud, un centinaio di auto di tutte le epoche.
Morale della favola, la Testadoro Essenziale e i suoi creatori ci hanno attratto e incuriosito a volerne sapere di più di questa esperienza nata sei mesi fa al Museo dell’Automobile di Torino con l’intento di portare in mezzo al pubblico in visita al MAUTO quell’artigianalità che è stata ed è ancora oggi un patrimonio indissolubile della ‘capitale italiana dell’auto’.
“In pratica”, ci ha detto Pasqualini, “ogni due settimane portavamo una parte, che per motivi di sicurezza e di attrezzature Paolo Giacometto batteva nella sua officina, e la rifinivamo nel weekend davanti al pubblico”.
“La vettura non è ancora completa, ma quella visibile è una parte ‘in itinere’ della performance che abbiamo iniziato al MAUTO”.
“Stilisticamente è un mio omaggio alle berlinette italiane degli anni ’50 e ’60, col cofano molto lungo e l’abitacolo arretrato e con ampi slanci”.
“L’effetto che vorrei dare è quello di un velo di alluminio posato sulla meccanica di un’auto con motore anteriore e trazione posteriore”.
La base è una BMW
La ‘donor car’, ovvero l’auto sulla quale Pasqualini sta adattando il vestito di metallo è una BMW Z4 Coupé con motore sei cilindri in linea di 3.0 litri e trazione posteriore:
“E’ la vettura di serie più vicina ai volumi che mi servivano. In questo modo ho ripercorso ciò che facevano i carrozzieri dell’epoca, con le loro fuoriserie”.
“Da parte nostra non è previsto nessun intervento sulla meccanica. Gli interni saranno rifatti anch’essi coerentemente con gli esterni e saranno quindi senza alcun fronzolo”.
“Solo alluminio, vetro, legno e Alcantara, che ci ha preparato un materiale per i rivestimenti col nostro logo. Tutto in perfetta sintonia col nome Testadoro Essenziale”.
L’auto di Pasqualini è ancora lontana dall’essere finita, ma l’autore è deciso a tornare al pubblico con la sua fuoriserie completa e funzionante:
“Rimane un poco di amarezza per il fatto di non essere riusciti a completare la vettura in tutte le sue parti per questa presentazione al FestivalCar, ma anche il piacere di avere il tempo per curare con attenzione i più piccoli particolari nei prossimi mesi”.
“Tutte le presentazioni comportano allestimenti dell’ultimo minuto e la tensione creativa che ne deriva è una delle cose più eccitanti di questo mestiere. Avremo quindi una nuova occasione di incontro per presentare la vettura completa”.
Arte di boita e Testadoro Essenziale: l’Arte torinese di trasformare la sostanza
Con questo claim è stata identificata l’iniziativa che Pasqualini ha portato al MAUTO, dove ha spiegato al pubblico in una serie di giornate distribuite in circa sei mesi di presenza, l’approccio artistico e artigianale alla concezione e realizzazione della carrozzeria di un’automobile come opera d’arte, unica e irripetibile.
L’opposto della produzione in grande serie.
Non per nulla queste creature tipiche del primo ventennio dopoguerra, era definite fuoriserie.
Boita, infatti, era il nome che identificava a Torino e dintorni le officine artigianali, tutte, non solo le carrozzerie, che rappresentavano il tessuto vitale dell’attività lavorativa e si trovavano spesso nei cortili dei palazzi, dove la quotidianità delle famiglie conviveva col lavoro.
L’allestimento dello stand presso il MAUTO è stato ispirato da quelle boite, col banco da lavoro attrezzato con gli utensili tipici coi quali l’artista, insieme a battilastra e modellisti ha plasmato la Testadoro Essenziale.
Un semplice esercizio culturale. Questa coupé che non infatti destinata alla commercializzazione o alla produzione in piccola serie.