Pop.Up: Italdesign e Airbus insieme per il taxi intermodale

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Pop.Up: Italdesign e Airbus insieme per il taxi intermodale. Si è appena parlato della proposta Vahana della divisione Urban Mobility di Airbus Group e il colosso del trasporto aereo passeggeri e dell’elicottero rilancia, in occasione del Salone dell’Auto di Ginevra, e questa volta lo fa in partnership con Italdesign.

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Un rendering del sistema di trasporto urbano senza conducente Airbus/Italdesign Pop.Up. L’elemento centrale è la Capsula.

Gli ultimi anni hanno mostrato uno sviluppo rapidissimo nel campo della mobilità driverless (con guida automatica), della propulsione elettrica e, più in generale, della robotica applicata al trasporto. Abbiamo appena fatto una panoramica di ciò che si sta facendo nel mondo su Auto Tecnica 423 di marzo e già dobbiamo aggiornare quanto abbiamo scritto, in quanto, in occasione dell’87a edizione del Salone dell’Auto di Ginevra, il 7 marzo la divisione Urban Mobility di Airbus Group (che già aveva presentato il suo concept Vahana) ha illustrato alla stampa una nuova idea, per la quale si è associata con l’Italdesign.

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Due Pop.Up in configurazione terrestre ed uno in volo sospeso al Modulo Aereo.

Questo nuovo concept si chiama Pop.Up ed è caratterizzato da un’assoluta modularità e intermodalità. Infatti il veicolo, che prevede guida completamente automatica e propulsione esclusivamente elettrica, è composto da tre elementi: il modulo aereo, la capsula e il modulo terrestre.

Combinando i tre elementi si ottiene il Pop.Up completo, un drone taxi, dotato di due impianti propulsivi distinti. Il segmento aereo prevede otto motori elettrici, accoppiati a due a due, da 17 kW ciascuno, per una potenza complessiva di 136 kW; questi motori, disposti ai vertici di una struttura dall’architettura tipica dei piccoli “quadricopters”, azionano otto eliche di 1,78 m di diametro (a coppie coassiali controrotanti). Questo complesso prevede una velocità massima di 100 km/h (quando non trasporta gli altri due elementi) ed ha un’autonomia di 100 km. L’alimentazione dei motori è assicurata da batterie a polimeri di litio in grado di erogare 70,0 kW/h e con un tempio di ricarica previsto in 15 minuti.

Progetto ucraino
I tre elementi che compongono il sistema Pop.Up. Dall’alto: Modulo Aereo, Capsula e Modulo Terrestre.

Il modulo ha un proprio software di guida ed un battery pack ma per il funzionamento dei servizi può attingere anche alla batteria della capsula. I suoi ingombri comportano una lunghezza di 4,40 m, una larghezza di 5,00 m e un’altezza di 0,86 m.

La capsula è una struttura monoscocca, in fibra di carbonio, in grado di accogliere due passeggeri, su sedili affiancati, che hanno a disposizione solamente il terminale per impostare il viaggio (operazione che può avvenire anche tramite smartphone) e per l’infotainment ma non dispongono di comandi di guida. La capsula non ha organi di propulsione ma può svolgere a sua volta il ruolo di mezzo di trasporto “passivo”, per esempio sospesa a una monorotaia, caricata su una metropolitana sotterranea o sulla piattaforma di un treno hyperloop. La capsula è lunga 2,65 m, larga 1,54 m ed alta 1,41 m.

I tre elementi

Questo secondo elemento si innesta sul modulo terrestre che costituisce la parte automotive del sistema. Si tratta di un telaio a quattro ruote, delle quali le due posteriori sono motrici, mosso da un motore elettrico da 60 kW, alimentato da batterie da 15 kW/h; la velocità massima è di 100 km/h e l’autonomia di 130 km, con tempo di ricarica di 15 minuti. Il modulo Terrestre è fornito di software e sensori di guida ed ha una lunghezza di 3,11 m, è largo 1,90 m ed alto 0,58 m.

Pop.Up
L’unione della Capsula al Modulo Terrestre porta a questa piccola auto elettrica driverless.

Il sistema Pop.Up punta alla mobilità a breve raggio attorno al 2030 e perciò si pone un obiettivo abbastanza lontano nel tempo. Naturalmente non si può dire se sarà realizzato e, in caso affermativo, si può ritenere che potrà essere anche abbastanza differente da questa configurazione. Dovranno essere risolti problemi di sicurezza, ad esempio con l’installazione per i due seggiolini di un sistema di estrazione a razzo (sul tipo di quelli già in uso sugli ultraleggeri) o piuttosto con un sistema che preveda lo sgancio in emergenza del Modulo Aereo e la discesa della Capsula sospesa ad un paracadute. Un altro problema può essere legato ai limiti delle attuali batterie a polimeri di litio, la cui densità di energia non supera i 200 Wh/kg (valore che limita l’autonomia) così come si dovranno stabilire criteri di omologazione e di responsabilità civile. Intanto, però, è bello continuare a sognare.