
Le nonne della Captur. Alcune Renault, sbarazzine per la spiaggia o austere per l’impiego militare, notissime o del tutto dimenticate, hanno aperto la strada agli attuali SUV di successo. Su Auto Tecnica N. 406 (giugno 2015), nell’editoriale Detto tra noi, il caporedattore invitava lettori e collaboratori a cercare negli archivi per trovare immagini di modelli di auto del tutto dimenticate. Noi non abbiamo neppure dovuto cercare, perché avevamo a portata di mano alcune vecchie foto di veicoli, di sicura origine francese, dei quali non eravamo mai riusciti ad accertare l’identità . Avevamo consultato anche bloggers internazionali, ma senza esito. Alla fine, anche se non con l’approfondimento che ci sarebbe piaciuto, possiamo dire che ne siamo venuti a capo ed abbiamo scoperto che, almeno per certi aspetti, questi veicoli si potevano considerare i precursori delle attuali Sherpa 2 e Sherpa 3 della Renault Truck Defense e delle certamente più raffinate ed eleganti Captur e Kadjar.

Il primo dei mezzi in oggetto fu fotografato a Parigi in una data della quale non prendemmo nota, tra il 1967 ed il 1971. Si trattava di un’auto di aspetto e dimensioni comparabili con quelle di una Land Rover con i colori delle Compagnies Republicaines de Sécurité, equivalente francese dei nostri Reparti Celeri della Pubblica Sicurezza. Non vi era alcun marchio che identificasse il costruttore e, data l’esigenza francese di sostituire i “gipponi” Dodge WC-52 Beep (costruiti anche su licenza dalla Hotchkiss), poi assolta con il grosso fuoristrada TF-4-20-SM degli Ateliers de Construction Mécanique de l’Atlantique più noto come VCOM o VLAR, ci accontentammo (ma non del tutto) della spiegazione che lo vedesse come una pre-serie iniziale o una versione poco nota di questo 4×4. Durante le ricerche eravamo andati a rispolverare persino la neozelandese Trekka mentre alcuni amici suggerirono la Renault TRM500 (che non poteva essere, visto che si trattava della Campagnola italiana costruita su licenza nel 1976), la Panhard A3 Auverland o la Hotspur 4984 (su base Land Rover). Tutti questi veicoli, però, erano troppo piccoli, troppo grossi o successivi al periodo in questione.

Alla fine, quando ci eravamo convinti che si trattasse proprio di una delle tante versioni dei 4×4 dell’ACMAT di Saint-Nazaire, dal maggio 2006 controllata da Renault Truck Defense SA, il velo ha cominciato a sollevarsi, grazie alla collaborazione degli archivi Renault e di alcuni appassionati ricercatori dei prodotti della Losanga.
Infatti, tra il 1963 ed il 1969 Renault e Sinpar avevano costruito 490 esemplari del Break S-626E, un 4×2 basato sulla meccanica dei furgoni/autocarri leggeri Renault R2065 Voltigeur (volteggiatore) e R2086 Goélette (goletta, nome che si inseriva nella tradizione “nautica” del costruttore). Questi veicoli leggeri, con carrozzeria break (cioè station wagon), apparvero anche in fugaci scene di film polizieschi francesi dell’epoca ma furono ugualmente dimenticati in fretta.

L’altro soggetto si presentava al tempo stesso più facile e più difficile: più facile perché il logo sulla calandra era 4L, con la stessa grafica di quello che appariva sulle utilitarie Renault 4L, più difficile perché le foto erano state scattate in Italia nell’agosto 1966 e l’auto aveva targa italiana (VC) ma all’epoca – e neppure dopo – non eravamo a conoscenza di alcun veicolo del genere, che aveva tutte le caratteristiche per essere concorrente della Citroën Mehari. Prototipo realizzato da un carrozziere italiano o non comune esempio di veicolo realizzato in piccola serie (o fuori serie) estero importato in Italia?

La ricerca sull’S-626E ci aveva portato ad occuparci anche della Sinpar e, perciò, abbiamo cercato di scoprire se tra i modelli di questo marchio ci fosse anche una “minijeep” ispirata al fortunato modello Citroën (150.000 “pezzi” venduti). La Sinpar (il nome significava “senza pari”) era stata una casa automobilistica attiva dal 1907 al 1914. Un’azienda con questo marchio riprese l’attività qualche decennio dopo ma, per quanto ci interessa, dal 1946 lavorò soprattutto in collaborazione con Saviem e con Renault fino a quando quella che nel frattempo era diventata Société Industrielle de Production et d’Adaptation Rhodanienne (sempre Sinpar ma riprendendo un diverso marchio del 1906) fu definitivamente acquisita da Renault nel 1980.

Il connubio tra la fortunata R4 della Régie (oltre 8 milioni di esemplari prodotti dal 1961 al 1993) e le attitudini fuoristradistiche della Sinpar fu inevitabile. Sulla Renault 4 (per la precisione R4 fino al 1965 quando divenne semplicemente 4) sono stati scritti dei volumi e tanto si potrebbe dire anche sulle versioni realizzate dalla Sinpar. Quest’ultima produsse la 4×4 con la configurazione Militaire, una versione torpedo che aveva anche la variante civile Plein Air, una “spiaggina” del 1968 chiaramente destinata ad attaccare il primato Citroën. Tra l’altro, ci fu anche una Dallas che imitava più direttamente la Jeep ed era costruita, prima in acciaio e poi in fibra di vetro, dalla Automobiles Grandin. Anche la stessa Renault costruì delle serie speciali a mezza strada tra vettura da spiaggia e fuoristrada: Plein Air, Frog, JP4 e Rodéo. Nessuna assomigliava alla “nostra” R4L con targa vercellese ma ormai ci eravamo appassionati a questa genealogia e abbiamo voluto procedere nella ricerca.
La R4 Rodéo, costruita dal 1970 al 1981, fu la capostipite di un nuovo marchio Renault con carrozzeria ispirata alla Méhari o, più in generale, alle torpedo militari. La sua piattaforma proveniva dalla Fourgonnette ed il motore era quello da 845 cm3. La seconda serie fu la Renault 6 Rodéo o Rodéo 6 che, lanciata qualche mese più tardi, convisse con la Rodéo 4. Si basava sulla piattaforma della 6 Limousine ed aveva un motore da 1.108 cm3, verso la fine della produzione sostituito dal 1.289 cm3 della 5GTL. La serie finale fu, appunto, la Rodéo 5, così chiamata in quanto si basava sulla 5, prodotta dal 1981 all’ottobre 1986, con scarsa soddisfazione per l’azienda che non si avvicinò ai numeri sperati. Complessivamente le tre serie delle Rodéo totalizzarono circa 60.000 unità .

Dopo il periodo della produzione delle Rodéo la Renault assunse il controllo dell’American Motors Corporation (AMC) e con essa quello della Jeep, ottenendo così un’ottima “copertura” di questo settore fino al 1987.

Il ritorno a produzioni concettualmente collegabili alle Rodéo si ebbe con le Mégane Scénic (poi semplicemente Scénic), delle quali si sono avute, dal 1996, quattro generazioni, l’ultima delle quali è tuttora disponibile. Avvicinandoci ai tempi nostri, su tutto ciò si è innestato il progetto Koleos, presentato sotto forma di concept a Ginevra 2000, poi prodotta in serie dal 2008 al 2015, quando è stato sostituita dalla Kadjar, il Crossover SUV sulla piattaforma Renault-Nissan già utilizzata anche dalla Qashqai. Nel frattempo, nel 2011 era già stata presentata la Captur, entrata in produzione nel 2013 con meccanica analoga a quella della Nissan Juke e definita Urban Crossover. E così la parabola si è completata: non abbiamo identificato la nostra 4L con carrozzeria in stile torpedo militare ma abbiamo avuto una buona occasione per un “ripasso” della produzione della Régie nel campo dei fuoristrada, SUV e Crossover.
