Mercedes: giramondo con la Classe G

In giro per il mondo con la Classe G. Ventisei anni e 900.000 chilometri sempre con la stessa auto. Una fedeltà assoluta verso il leggendario fuoristrada di Mercedes-Benz.

Che la Mercedes-Benz Classe G rappresenti l’essenza dell’off-road a quattro ruote motrici è noto da tempo, esattamente dal 1979. Le origini militari di questo modello, la sua evoluzione fedele alla tradizione, l’assemblaggio quasi artigianale e le sue prestazioni, da sempre impegnativo target per tutte le concorrenti, ne hanno fatto una vera icona nel suo genere. Lo ha ribadito Eugenio Blasetti, responsabile marketing prodotto Mercedes-Benz, presentando la leggendaria Classe G dei coniugi Holtorf, protagonista di una meravigliosa avventura e recentemente ospite, insieme al suo orgoglioso proprietario, del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino in occasione dell’inaugurazione della rassegna Modus Vivendi – Trame di viaggi, aperta fino al 27 settembre prossimo.

Un viaggio, quello di ‘Otto’, come è stata affettuosamente battezzata questa vettura, entrato nel Guinness dei primati; iniziato 26 anni fa, ha toccato 215 Paesi incontrando condizioni climatiche estreme, dai -27°C di Irkutsk in Siberia ai +50°C dell’outback australiano, e ha percorso quasi 900.000 chilometri, di cui oltre 250.000 in fuoristrada. Numeri incredibili, ancor più impressionanti se si considera che in tutti questi anni ‘Otto’ è stata oggetto delle sole operazioni di manutenzione ordinaria e di sostituzione delle parti usurate, senza manifestare alcun problema meccanico importante: “Nel 1988, quando acquistai la vettura, avevo lanciato la mia sfida alla promessa fatta da Mercedes-Benz – dove c’è una Classe G, c’è una strada”, ha spiegato Gunther. “Ho girato il mondo con 88 CV. Oggi se non si hanno almeno 300 CV non ci si muove…” ha aggiunto sorridendo Herr Holtorf. “Il segreto è l’estrema semplicità e l’assoluta affidabilità di questo mezzo. Viaggiare in certe situazioni, lontano da ogni genere di supporto tecnico sarebbe impossibile con un mezzo troppo sofisticato. La pompa iniezione della Bosch, ad esempio, ha funzionato per 26 anni senza problemi, mentre gli interventi più frequenti sono stati solo quelli per la sostitzione dei cuscinetti usurati dei mozzi ruota”.

Osserviamo gli interni di ‘Otto’ restando impressionati dalla semplicità dell’allestimento, ben distante da quello di un moderno camper: “Ho sfruttato tutto lo spazio disponibile, riempiendo ogni vano per stivare i ricambi e creando due posti letto sufficientemente accoglienti. In certe condizioni, vi garantisco che ‘Otto’ è stato perfettamente all’altezza di una lussuosa camera d’albergo…” Sul cruscotto un piccolo adesivo indica la sesta cifra del totalizzatore dei chilometri: “Erano previsti solo 5 digit e dunque ogni 100.000 chilometri ho dovuto cambiare l’adesivo. La prossima volta ne dovrò mettere due…”.

Dalla Terra alla Luna e ritorno Come abbiamo detto, sono stati 900.000 i chilometri percorsi da questa 300 GD, di cui 250.000 chilometri lontano dall’asfalto, su strade coperte da ghiaia, fango, tratti disseminati di buche o percorsi di montagna in forte pendenza; questo equivale, per sospensioni e telaio, a circa 2,5 milioni di chilometri sulle normali strade dell’Europa centrale. Non solo. Oltre a questo, ‘Otto’ ha dovuto fare i conti con il carico: tra equipaggiamento e generi alimentari, taniche, utensili, verricello, ricambi e ruote di scorta, la vettura pesava ben 3,3 tonnellate, ovvero circa 500 chili oltre il peso complessivo ammesso. Solamente il tetto doveva sostenere 400 chili.

“La nostra Classe G era sempre carica più del dovuto”, ha dichiarato Gunther Holtorf. “Ecco perché ho montato molle rinforzate e ammortizzatori adatti alle strade in cattive condizioni. Solo in questo, in pratica, ‘Otto’ è diversa dalle altre vetture prodotte in serie. L’intera catena cinematica con motore, cambio e assi è ancora quella originale. Né il telaio, né la carrozzeria hanno mai mostrato segni di fatica.” E’ stata una scelta di vita quella che ha portato Gunther Holtorf e la moglie in giro per il mondo. Ex dirigente Lufthansa, azienda per la quale ha girato il mondo, e poi in un’azienda di logistica in cui si occupava di trasporto aereo, al momento di andare in pensione, nel 1989, Gunther si trovava a Jakarta dove ha iniziato a curare la cartografia di quella regione dell’Indonesia. Da lì ha iniziato a pianificare i suoi viaggi. “Ho viaggiato davvero in tutto il mondo vivendo le realtà dei posti che ho attraversato ed entrando in contatto con le persone del luogo per conoscerne tutte le loro sfaccettature.”

Basti pensare all’attraversamento di Paesi completamente inaccessibili come la Corea del Nord e il Myanmar o l’incredibile tour della Cina, durante il quale ha guidato per 25.000 chilometri senza che nessuno lo sostituisse al volante. In tre parole Gunther Holtorf definisce questi viaggi ‘tour da Era, infatti, la prima volta che una vettura straniera guidata da uno straniero poteva attraversare questi Paesi così particolari. Nell’ottobre 2014, ritornando a Berlino, Gunther ha virtualmente chiuso il suo viaggio. Ma è sicuramente pronto per altre tappe, e con lui il suo fantastico 300 GD targato FB 126 C. Al termine della conferenza stampa in cui sfogliando un’interessante rassegna fotografica ha illustrato il racconto della sua avventura, a Gunther è stato chiesto cosa lo ha maggiormente colpito in tutti questi anni e chilometri. La sua significativa risposta è stato l’incontrollato aumento della popolazione mondiale, cui ha assistito visitando a distanza di anni i medesimi luoghi. La stessa Jakarta, che nel 1989, quando iniziò il suo viaggio, era una piccola città, è oggi una metropoli da 30 milioni di abitanti. La popolazione dell’India è cresciuta a dismisura e se la Cina avesse seguito lo stesso trend negli ultimi cinquant’anni, oggi ci sarebbero 4 miliardi di cinesi. Il messaggio di Gunther Holtorf è dunque rivolto a chi regge le sorti del pianeta, affinché nel futuro si faccia carico soprattutto di questo problema.