
Addio agevolazioni per chi ha un’auto con meno di trent’anni: la legge di stabilità 2015 è passata alla Camera senza modifiche, decretando un drastico cambio di rotta nei confronti delle vetture con età compresa tra i 20 e i 30 anni, finora considerate storiche a norma di legge. D’ora in avanti, in altri termini, le “ventenni” dovranno pagare il bollo come tutte le auto moderne. Una situazione nuova, che secondo il parere di Roberto Loi, presidente Asi (Automotoclub Storico) avrà conseguenze negative sul collezionismo e l’indotto a esso legato.
Leggendo alcuni passi del suo commento, raccolto in una lettera, si nota la grande delusione e la rabbia per questa decisione. “Il risultato di due mesi di lavoro costante e mirato a far conoscere la realtà del motorismo storico a chi avrebbe dovuto decidere sulle sorti della Finanziaria non può rendermi soddisfatto. Nulla facendo avrei ottenuto lo stesso risultato”, commenta amareggiato Loi. “Ma se le esigenze del nostro Stato sono così imperative e irrinunciabili e se il bollo auto imposto anche ai veicoli di particolare interesse storico e collezionistico fosse assolutamente necessario per far sì che la nostra Italia esca dal baratro sempre più profondo in cui sta cadendo sarei orgoglioso di essere presidente di una associazione che dovrebbe cambiare nome non più Automotoclub Storico Italiano, ma Associazione Salva Italia. Quello che purtroppo mi rattrista di più è che il patrimonio motoristico ricompreso nella datazione da venti a trent’anni, andrà distrutto, per demolizione, oppure venduto all’estero. Altro fatto non meno grave sono le conseguenze economiche che deriveranno agli imprenditori che operano nel settore. Non si tratta pertanto di discutere sulle brioches degli appassionati, ma sul pane di chi, quotidianamente deve guadagnarlo per sé e per le proprie famiglie. Queste persone che si impoveriranno ancora di più a quali risorse dovranno ricorrere? Forse che lo Stato dedicherà quelle riserve che dovrebbe avere per momenti difficili e che invece non ha? Avevamo proposto un monitoraggio a sei mesi per capire quali sarebbero state le conseguenze del provvedimento. Anche questo non è stato gradito. Certo non potremo più fare corsi di restauro di 800 ore, non potremo più aiutare le università, faremo meno raduni ed anche il turismo dovrà subire le conseguenze negative da questa stretta impostaci. È bene che si sappia che in Europa solo l’Italia ha una patrimoniale sul motorismo storico, mentre tutti gli altri Paesi applicano tasse solo in caso di circolazione dei veicoli. Bisognerebbe sapere che solo la Germania ha tasse automobilistiche, e non patrimoniali, più alte dell’Italia, che la Francia non applica alcun tipo di tassa sui veicoli, né patrimoniale né di circolazione. Che tutti gli altri Paesi impongono tasse automobilistiche di gran lunga inferiori di quelle italiane. Pertanto sarebbe stato giusto mantenere l’esenzione a vent’anni perché in tale periodo gli Italiani pagano molto di più di quanto paghino in venticinque o trent’anni i cittadini europei”.
In Lombardia si accende una speranza per le “ventenni”, le vetture di età compresa tra i venti e i trent’anni condannate a pagare il bollo. La regione Lombardia guidata da Roberto Maroni sta studiando la possibilità di esentare le vetture storiche, applicando alcune regole ancora in via di definizione. L’iniziativa del Pirellone si deve all’assessore al Commercio e Turismo Mauro Parolini (Ncd) e al consigliere regionale leghista Fabio Rolfi. Entrambi bresciani, i politici hanno assicurato “l’impegno” dell’amministrazione per risolvere la situazione. Le alternative al vaglio della giunta, a quanto pare pronta a deliberare un provvedimento ad hoc, sono due: un’esenzione tout court oppure il pagamento di una cifra simbolica. Sul tavolo ci sarebbe anche la possibilità di restringere l’esenzione alle “seconde vetture”, quelle di uso non quotidiano. Resta da vedere come sarà applicata l’eventuale indicazione: le prime conferme dovrebbero arrivare a giorni. A quanto pare anche il Veneto e la Toscana sarebbero intenzionate a mantenere le esenzioni.