
GP del Messico e nuvole rosse: la Ferrari vince in Messico con Carlos Sainz e porta a casa la seconda vittoria consecutiva dopo quella di Austin (dove si era imposto Leclerc).
In Texas era arrivata una doppietta, in Messico il Cavallino sottolinea il primo posto con il terzo del monegasco.
Secondo Norris e Verstappen molto indietro, addirittura penalizzato con 20 secondi dai giudici di gara.
Mai vista una cosa così! E’ chiaro che la Scuderia di Maranello è in questo momento la squadra più forte con le auto migliori.
E’ una strana Formula 1 quella che si avvia al tramonto di questo ciclo tecnico (finirà al termine della stagione 2025).

Le Rosse sono diventate dominanti
A inizio anno la Red Bull era così forte da permettere all’olandese campione del mondo in carica un dominio incontrastato sino al GP di Spagna; poi – premio di un incessante lavoro di sviluppo – è emersa la McLaren che (a parte il successo di Miami, precedente) è diventata la squadra di riferimento sino a Baku.
Infine, dopo aver pagato dazio nel periodo tra il successo di Montecarlo (colto da Leclerc) e la sosta estiva, con una serie di modifiche sulle monoposto che non riuscivano a garantire i vantaggi previsti, è letteralmente sbocciata la Ferrari.
Ma questa è – va ribadito, appunto – una Formula 1 a dir poco strana.
Basti vedere le prestazioni della Mercedes, eccellenti solo in determinate condizioni, non sempre ripetibili.
In più i distacchi sono ridotti, su piste medio lunghe i doppiati sono pochi, in un secondo – se parliamo di griglia di partenza – ci son o quattro o cinque file, il passo gara dei primi coincide per lunghi tratti con quello delle auto di centro gruppo.
Correre in aria pulita è fondamentale, la cosiddetta ‘track position’ decisiva (non è caso quel che avviene alla partenza o nei primi giri risulta vincolante per il resto della corsa).
Tra i piloti, Max ha ancora un forte vantaggio
Resta il fatto che nel Mondiale costruttori (grazie anche al punto addizionale ottenuto da Leclerc con il giro veloce all’ultima tornata) la Scuderia è ora seconda e scavalca di 25 punti il team di Milton Keynes, portandosi a soli 29 punti dalla McLaren.
Con quattro gare da disputare (più 2 sprint, che comunque assegnano punti) i giochi sono ancora apertissimi.
Nel Mondiale piloti la situazione è diversa: Lando Norris grazie al secondo posto ha recuperato 10 punti su Verstappen, ma gli restano 47 lunghezze da recuperare.
Verstappen potrebbe anche gestire il vantaggio, ma certo non dovrà lasciarsi andare a manovre come quelle viste a Città del Messico.

Nel GP del Messico cala la mano pesante dei giudici di gara con Max
Nel GP del Messico, tutto è accaduto, per quanto attiene l’olandese, al giro 20.
Norris ha attaccato Max, prestando molta attenzione (come da regole discusse all’infinito nei giorni precedenti, regole che ora forse verranno riviste) ad arrivare davanti al punto di corda, e facendosi ‘accompagnare’ fuori pista dall’olandese.
Alla curva successiva, altro duello: Max ha nuovamente spinto fuori pista Norris.
Così i giudici gli hanno rifilato due penalità da 10 secondi, relegandolo lontano dal podio. In fondo, gli sarebbe bastato gestire la situazione e avrebbe capitalizzato più punti, magari con un quarto o un quinto posto (invece si è classificato sesto).
Ha anche permesso a Leclerc di approfittare del duello ‘sporco’ per passare entrambi e issarsi al secondo posto.
Carlos, un vero leader guida così
Tutto questo non deve fare passare in secondo piano l’impresa di Carlos Sainz, che fin da Austin aveva detto di sentite possibile la vittoria nel GP del Messico.
Lo spagnolo, scattato dalla pole, aveva lasciato troppo spazio a Verstappen (poi c’era stata anche una safey car), superandolo al giro nove, con un attacco profondissimo e approfittando – con rifletti felini – del momento in cui, a fine staccata, Verstappen stava ricaricando la batteria (s’è poi lamentato via radio con i box chiedendo perché in quel punto avesse già consumato quasi tutta l’energia).
Ma poco importa: Sainz da quel momento ha comandato le operazioni, sempre in testa, qualche piccolo grattacapo con i doppiati, il cambio gomme nella parte finale della finestra utile, sempre in controllo, sempre sicuro di sé.
Leclerc invece ha dovuto lottare contro le temperature: stessa auto, stessa pista, stessa gara.
Ma il fatto di aver passato alcuni giri in bagarre gli ha portato le temperature alle stelle (il circuito è a 2.200 metri, il raffreddamento è sempre un problema)e ha dovuto rallentare.
Nonostante questo, senza un rischio pazzesco al giro 63, sarebbe forse riuscito a chiudere secondo.

Sainz e Ferrari addio con qualche rimpianto (per entrambi)
Per Sainz, che voleva fortemente la vittoria dell’addio, una soddisfazione enorme. E chissà che nelle restanti gare non abbia la possibilità di vincere ancora.
Resta incomprensibile che un pilota così esca dal giro delle squadre top:
- la Ferrari lo sostituirà con Hamilton (che già è nella fase calante della sua parabola, sebbene in Messico abbia battuto il compagno di squadra);
- la Mercedes punta su un giovane (Andrea Antonelli);
- la McLaren non ha spazio per l’età bassa dei suoi piloti e la Red Bull continua a cincischiare tra rinnovo (improbabile) di Perez e ricerca di un giovane (forse Liam Lawson, forse Yuki Tsunoda).
Lui andrà alla Williams, che si sta risollevando, ma certo non potrà essere tra i top team. Un vero peccato.

Il madrileno, autentico ‘smooth operator’
Sainz porta comunque una vittoria che nel GP del Messico mancava dal 1990:
“Sono incredibilmente felice: inseguivo la seconda vittoria stagionale da dopo l’Australia e averla conquistata qui in Messico la rende ancora più speciale, perché per me è come una seconda gara di casa grazie allo straordinario supporto che i tifosi locali sempre mi riservano”.
“Anche la mia famiglia è qui e quindi davvero non potevo chiedere di più!”
“Sapevo che avremmo potuto perdere la posizione al via ma l’abbiamo riconquistata rapidamente in curva 1 e quella è stata la chiave della gara”.
“Da lì in poi si è trattato solo di gestire le gomme e il passo, insomma è stata una ‘smooth operation’ (una buona esecuzione, ndr) fino alla bandiera a scacchi”.
Smooth Operator, va ricordato. È uno dei suoi soprannomi.
Anche Leclerc si dice soddisfatto, più per lo scampato pericolo che per il terzo posto: “La mia gara non è stata facile e la terza posizione è stato il massimo che ho potuto portare a casa dopo un weekend che fin dall’inizio mi ha visto rincorrere”.
“Dopo il pit stop il focus è stato unicamente sulla gestione gomme, che in Messico è tutt’altro che facile, e in definitiva direi che ho massimizzato il nostro potenziale”.
“Carlos è stato autore di una grande gara , la lotta per il titolo è ancora aperta”.
Vasseur dopo il GP del Messico: “In Brasile si riparte da zero”
Il Team Principal, Fred Vasseur, ha dovuto assistere all’intero fine settimana restando in piedi, per un colpo della strega.
Ma la vittoria, come dice lui scherzando, è la medicina ideale per ogni malanno:
“Il weekend di Carlos è stato perfetto, ha dettato il passo fin dal primo giro nelle libere di venerdì e in gara ha guidato in maniera molto intelligente, anche quando ha perso il comando della corsa nel giro di apertura”.
“Il sorpasso messo a segno ai danni di Max è stato grandioso e da lì in poi ha avuto la gara sotto controllo”.

“Anche Charles aveva un buon ritmo, ma ha perso un po’ di tempo con i doppiati nell’ultima fase di gara e questo ci è costato la seconda posizione”.
“In fin dei conti però si è trattato di un buon weekend pure per lui, anche se non era contento del risultato finale, cosa che capisco perfettamente”.
“Ora ci aspetta il GP del Brasile. Ricordiamo che la nostra auto non è stata progettata per il Messico, una pista unica nel suo genere, e quindi come tutti gli altri abbiamo dovuto fare molta attenzione, monitorando costantemente la temperature di motore e freni per mantenerle entro i limiti, e per questo possiamo davvero dire che tutto il team ha fatto un ottimo lavoro”.
“Questi risultati non solo legati al potenziale della vettura, ma anche al modo in cui il team gestisce le varie fasi di gara: a San Paolo la prossima settimana si ripartirà da zero”.
“Comunque, da Monza in poi, la nostra macchina ha funzionato bene su piste dalle caratteristiche molto diverse e questo mi fa credere che possiamo essere competitivi anche nelle gare che mancano alla fine della stagione”.

La Red Bull mastica amaro, Verstappen sarcastico
La penalità a Verstappen (da fuori verrebbe da dire: finalmente! Ma sarebbe un giudizio troppo soggettivo) ha riacceso le polemiche.
Il Team Principal della Red Bull (Chris Horner) difende la manovra del suo pilota nel GP del Messico:
“Norris non sarebbe mai riuscito a concludere la curva, altro che essere stato spinto fuori pista”.
Proprio Verstappen preferisce evitare le polemiche: “La verità è che non avevamo un’auto sufficientemente veloce”.
“La penalità? Venti secondi sono davvero tanti, la prossima volta mi farò portare qualcosa da bere mentre aspetto ai box… Io non cambierò il mio modo di guidare, ma al momento quel che dobbiamo fare è sviluppare l’auto e renderla di nuovo competitiva”.
GP del Messico secondo Mario Isola (Pirelli): “Confermate le nostre previsioni”
Tutto a posto sul fronte gomme.
Nel Gp del Messico il vero nemico non è la temperatura, peraltro alta, ma la scivolosità dell’asfalto, che a volte porta a un usura eccessiva delle gomme.
Ma questa volta tutto è filato liscio. Lo conferma anche Mario Isola, direttore Motorsport Pirelli.
“E’ stata una corsa che ha dato il meglio in termini di emozioni nei primi, intensissimi giri e poi è andata progressivamente congelandosi, almeno per quanto riguarda le prime posizioni, per poi ravvivarsi nuovamente nel finale, con i duelli fra Leclerc e Norris e quello, più prolungato, fra Hamilton e Russell”.
“Alle spalle dei primi cinque classificati, invece, l’azione non è mai mancata e si è ulteriormente ravvivata negli ultimissimi giri con diversi piloti che si sono fermati per cercare il giro più veloce”.
Dal punto di vista della strategia sono state confermate le previsioni della vigilia, con la sosta singola come assoluta protagonista e quella che prevedeva la partenza con la Medium per passare alla Hard come la più veloce fra le tre combinazioni possibili.
Lo ha dimostrato ad esempio Piastri che, pur partendo molto indietro, ha seguito la stessa strategia dei primi e ha finito comunque nei punti.