I robotaxi stanno arrivando in Europa, ma non tutti sono contenti

Ci siamo: sta per scattare ufficialmente anche in Europa l’era dei taxi a guida autonoma, avanguardia di quello che secondo gli esperti diventerà il mondo dell’auto da qui ad una manciata di anni.

Una rivoluzione epocale in cui la categoria degli automobilisti sarà declassata a passeggeri, gente comodamente seduta sul sedile che aspetterà in santa pace di arrivare al lavoro o ad un appuntamento senza il travaso di bile del traffico impazzito, ma definitivamente spogliata anche del sottile piacere della guida.

I taxi di San Francisco anche a Londra

L’annuncio di “Waymo”, l’azienda del colosso “Alphabet”, una delle creature del potentissimo universo “Google”, non lascia spazio a dubbi: entro il 2026 i robotaxi arriveranno sulle strade di Londra.

Dopo aver dimostrato di saperci fare in alcune delle gigantesche metropoli americane come San Francisco e Los Angeles, il passo successivo non può che essere la colonizzazione del resto del mondo, che come sempre sarà così veloce da rendere “Uber” un piccolo intermezzo da dimenticare in fretta e i taxi tradizionali una reliquia da conservare nei musei.

La curiosità è che Uber, il servizio di trasporto privato che ha mandato in subbuglio le lobby dei tassisti, è stato lanciato nel 2010 proprio da San Francisco, esattamente il punto da cui stanno iniziando a sparire.

Nel Regno Unito se ne parla da tempo

I dettagli dell’operazione londinese sono ancora scarsi, mentre è quasi certa l’accoglienza a braccia aperte del governo britannico, impaziente all’idea di attirare le grandi aziende tecnologiche.

I tabloid inglesi si sono affrettati a ricordare che mancano all’appello un po’ di regolamenti che adeguino i robotaxi alle norme di circolazione nel Regno Unito, diverse da quelle degli “yankee”.

E senza dimenticare nemmeno i necessari e approfonditi test sulle strade, che per un po’ di tempo potrebbero prevedere la presenza di un conducente di sicurezza, tanto per abituare la clientela.

Ma è inutile negarlo: fra i sudditi di Sua Maestà l’attesa per una tecnologia destinata a cambiare il traffico per sempre è tanta, anche perché disseminata da promesse rimaste nel cassetto.

I precedenti (fallimentari)

Nel 2018, la “Addison Lee”, azienda premium di veicoli a noleggio per privati, assicurava, insieme agli scienziati dell’Università di Oxford, di essere pronta a lanciare la prima flotta di robotaxi entro il 2021.

Soltanto un anno prima, Nissan era quasi riuscita a far circolare una delle sue Leaf senza conducente a Beckton, nella zona est di Londra, senza causare incidenti, creando un precedente importante.

E Chris Grayling, allora segretario ai trasporti, giurava su una pila di Bibbie che le auto a guida autonoma sarebbero state sul mercato entro quattro anni. Una serie di sparate roboanti, tutte rimaste in canna.

Ma la storia questa volta sembra diversa, soprattutto perché i taxi autonomi sono ormai una realtà negli Stati Uniti e in alcune zone della Cina, lasciando supporre che la potenza di Waymo significhi che è arrivata la volta buona.

Bisognerà farci l’abitudine

Certo, salire su un’auto con il volante posseduto da qualche spirito e che gira da solo senza nessuno alla guida, è di per sé un po’ sconcertante, perché richiede un passaggio fondamentale: dover accettare di mettere la propria vita nelle mani qualche microchip e una manciata di sensori.

Per contro, dove circolano i robotaxi di Waymo sono diventati i mezzi preferiti da donne sole che si spostano di sera e anche dalle famiglie, che si sentono più sicure nell’affidare ad un mezzo asettico il proprio figlio per mandarlo dai nonni.

C’è poi un altro punto, decisamente controverso: i veicoli autonomi imbrattati, vandalizzati e dati alle fiamme da quelle non si contano neanche più, perché spesso accusati di complicare ulteriormente un traffico che di per sé è già abbastanza caotico.

E questo, senza contare le possibili reazioni dei tassisti londinesi, i celebri “black cab” brutti e sgraziati che sono comunque uno dei simboli della capitale anglosassone.

A mostrare segni di preoccupazione latente della categoria ci ha pensato Steve McNamara, segretario generale della “Licensed Taxi Drivers Association”, che nel corso di un’intervista si è chiesto in modo sibillino: “Si vedono ragazzi che hackerano le biciclette elettriche: quanto tempo passerà prima che diventi l’ultima moda su TikTok surfare sul tetto di una Waymo?”.