
Dal Messico alla Germania, fino all’Italia.
Victor Uribe Chacon, responsabile del design degli interni di Opel Corsa GSe Vision Gran Turismo, racconta la genesi di questo concept, nato per il celebre simulatore di guida ma capace di incarnare la filosofia “Bold & Pure” del marchio.
Tra firme luminose iconiche, aerodinamica attiva, interni essenziali e richiami al passato Opel, il progetto unisce realtà e virtuale, aprendo scenari inediti sul futuro del design automobilistico.
Un messicano in Germania
Victor, parliamo di te: sei messicano, lavori in Germania e oggi presenti in Italia un concept straordinario. Quanto c’è di personale in questa Opel Corsa Vision Gran Turismo?
C’è molto, perché la Opel Corsa è un modello che conosco fin da ragazzo.
In Messico è stata venduta e fa parte della memoria collettiva, così come in Europa. Portare la mia esperienza culturale dentro un’icona Opel e reinterpretarla in chiave futuristica è stato entusiasmante.

Per me è un dialogo tra passato e futuro, ma anche tra le mie radici e la mia vita da designer in Germania.
Il progetto si inserisce nella filosofia “Bold & Pure” di Opel. Come avete declinato questo concetto nel design della Opel Corsa Vision Gran Turismo?
“Bold & Pure” significa audacia e purezza.
Da una parte linee pulite, semplici, essenziali; dall’altra dettagli tecnici forti, precisi, iconici.
Questo concept ne è l’esempio perfetto: superfici fluide, quasi minimaliste, arricchite da elementi come specchietti, cerchi e firme luminose che parlano di tecnologia e motorsport.
È un equilibrio delicato che dà alla vettura un carattere immediatamente riconoscibile.
La firma luminosa è uno degli elementi che colpisce di più. Perché è così centrale nel linguaggio Opel?
La luce è un DNA del nostro brand. Con il “Compass” e il “Vizor” abbiamo creato un frontale che è diventato segno distintivo Opel.

Racchiude telecamere, sensori e tecnologia, ma in forma grafica pura e iconica. Sul concept abbiamo voluto spingere oltre, con firme luminose che catturano l’attenzione e danno precisione.
È come una bussola: indica direzione, parla di tecnica, ma anche di identità.
Aerodinamica al simulatore
Uno dei dettagli più evidenti è lo spoiler attivo e l’aerodinamica adattiva. Come avete affrontato questo tema pensando anche al simulatore?
Lavorare per Gran Turismo significava progettare un’auto reale… che però esiste nel virtuale.
Abbiamo dovuto curare l’aerodinamica come se fosse una vera auto da corsa: spoiler mobili, estrattore, frecce aerodinamiche.
Sul simulatore tutto questo funziona davvero, il giocatore percepisce differenze di stabilità e frenata. Era fondamentale dare una base tecnica solida a una vettura che, anche se digitale, doveva essere credibile.
L’uso del colore giallo è molto marcato. Perché questa scelta cromatica così audace?
Il giallo è vitalità, energia, contrasto. Non è un vezzo estetico.

È un accento che mette in risalto gli elementi chiave del design, come lo spoiler o i dettagli aerodinamici. All’interno come all’esterno, il giallo diventa un filo conduttore che amplifica il carattere della vettura.
È un colore che ti fa sorridere e ti trasmette emozione, come deve fare un’auto pensata per correre anche nei sogni.
Parliamo degli interni: avete scelto di rinunciare a schermi e pulsanti in eccesso per una soluzione più pulita. Ci spieghi questa filosofia?
Nelle auto da corsa reali ci sono mille pulsanti, cavi e display. Noi invece volevamo purezza e semplicità, senza rinunciare alla funzionalità.
Così è nato il concetto di “Painting with Light”, tessuti retroilluminati che sostituiscono gli schermi.
Aggiungiamo informazioni solo dove servono, con un head-up display che lascia lo sguardo libero. È un design ordinato, coerente e soprattutto immersivo.
La storia Opel proiettata nel futuro
Avete recuperato elementi della storia Opel, come i triangoli ispirati alla Manta 400. Quanto conta il legame con il passato?
Tantissimo. Ogni brand ha i suoi codici e noi non volevamo inventare dal nulla.

Il “truncate triangle” è un segno che Opel ha usato nelle auto da competizione degli anni Ottanta.
Reinterpretarlo oggi significa creare un ponte: chi conosce la storia lo riconosce subito, chi non la conosce lo percepisce comunque come un dettaglio tecnico forte.
È una forma di continuità che rende autentico il design.
Questa Opel Corsa nasce per un simulatore, Gran Turismo 7. Da designer, che esperienza è stata lavorare a un’auto virtuale?
È stato incredibile. Gran Turismo non è un semplice videogioco, è cultura automobilistica.
Per me sviluppare un’auto che non solo rappresenta il futuro Opel, ma che puoi anche guidare, è stato un privilegio.

Abbiamo persino fatto benchmarking virtuale, portavo la PlayStation 5 in studio, ci sfidavamo tra designer e confrontavamo performance e sensazioni di guida.
È stato un lavoro tecnico ma anche divertente, molto vicino allo spirito racing.
Le specifiche tecniche che avete ipotizzato (800 CV, 320 km/h, peso sotto i 1200 kg) sembrano quasi da auto reale. Potrebbe diventare realtà questa vettura?
È un concept, quindi nasce per ispirare e non per i listini.
Ma ogni concept Opel ha sempre avuto ricadute concrete: il Vizor, il Compass, i dettagli aerodinamici… tutti sono poi arrivati sulla serie.
Le specifiche che avete visto sono plausibili, realistiche. Non posso dire se vedremo mai questa Opel Corsa in produzione, ma sicuramente molte delle sue idee arriveranno sulle Opel di domani.
Un’ultima domanda: che cosa ti ha emozionato di più in questo progetto?
Due cose. La prima, vedere la reazione delle persone quando guidano la Opel Corsa Vision Gran Turismo sul simulatore, con il sorriso stampato in faccia.
La seconda, rendermi conto che un’auto pensata per il virtuale può influenzare davvero il futuro reale del design.
È la dimostrazione che sogno e realtà, oggi, non sono più così lontani.
