Auto elettriche, basta con l’autonomia “da depliant”

È una sensazione molto deprimente, scoprire alla metà di un viaggio che l’autonomia dichiarata dalla vettura elettrica su cui si sta viaggiando è un numero quasi messo a caso. Una cifra ipotetica e di fantasia che fa coppia con la percorrenza “ideale” dichiarata nelle brochure delle case, che è sempre stata votata all’ottimismo, da quando l’automobile è nata.

Certo, chi prova a lamentarsi trova chi è pronto a spiegare che con le elettriche bisogna andarci col piede leggero, che il condizionatore è meglio non usarlo, anche se fuori fa un caldo africano o un freddo polare, e soprattutto in autostrada meglio scordarsi di raggiungere i limiti.

Chiamasi difetti congeniti dell’elettrico, che per qualcuno sono iatture e per altri un misterioso piacere perverso, ma che restano comunque un bluff delle case automobilistiche.

Di questo calcolo infame si è accorto anche l’Antitrust, che ha finalmente deciso di mettere fine alla stagione dei km teorici richiamando all’ordine quattro colossi dell’auto elettrica: Stellantis, Tesla, BYD e Volkswagen.

Il messaggio è limpidissimo: più trasparenza e meno ambiguità. E soprattutto informazioni che assomiglino di più alla vita reale di chi guida e non ha ore da immolare guardando una colonnina aspettando che la batteria conceda almeno il lusso di tornare a casa.

In pratica, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha chiuso le istruttorie avviate lo scorso febbraio nei confronti dei quattro gruppi, imponendo una serie di impegni vincolanti destinati a cambiare il modo in cui l’autonomia, il degrado delle batterie e le garanzie sono raccontate ai consumatori italiani.

Autonomia reale, non solo numeri da laboratorio

Al centro del provvedimento c’è un tema che pesa più di ogni altro nella scelta di un’auto elettrica: quanti km si possono realmente percorrere con una carica?

Finora, secondo l’Antitrust, le informazioni pubblicate sui siti delle Case rischiavano di essere fuorvianti perché limitate al solo dato di omologazione WLTP, un valore teorico ottenuto in condizioni standardizzate.

D’ora in avanti non basterà più indicare un numero: nei siti ufficiali dei costruttori dovrà comparire una sezione dedicata, chiara e facilmente accessibile, che spieghi quali fattori incidono concretamente sull’autonomia, dallo stile di guida a velocità, temperatura esterna, uso di climatizzatore e riscaldamento, tipologia di percorso e carico del veicolo.

In altre parole, tutto ciò che ogni automobilista vive ogni giorno, soprattutto quando alterna città, extraurbano e autostrada nello stesso tragitto.

Arriva il simulatore dell’autonomia

Tra le novità più significative spicca l’introduzione di un simulatore online dell’autonomia. Uno strumento che permetterà ai consumatori di stimare, seppur in modo indicativo, le percorrenze reali in base a diversi scenari di utilizzo e di confrontare modelli della stessa categoria.

Un passaggio che segna l’abbandono definitivo del dato da spot televisivo a favore di un approccio più vicino all’esperienza concreta di guida, peraltro già adottato da alcuni costruttori europei.

Batteria sotto la lente: cos’è davvero il SoH

Altro capitolo cruciale riguarda la batteria, e in particolare il degrado nel tempo.

La perdita di capacità è uno dei principali timori di chi valuta l’acquisto di un’auto elettrica, soprattutto in un mercato come quello italiano, dove il valore residuo dell’usato pesa molto sulle decisioni d’acquisto.

Le Case dovranno fornire informazioni più complete e comprensibili sul cosiddetto “State of Health” (SoH), spiegando come viene misurato, come evolve con l’utilizzo e quali sono le soglie che fanno scattare la garanzia.

Non solo: Stellantis, BYD e Volkswagen si sono impegnate anche a migliorare le condizioni di garanzia, innalzando la soglia minima di SoH coperta. Un dettaglio tutt’altro che secondario per chi guarda all’auto elettrica come a un investimento di lungo periodo.

Garanzie più chiare, meno sorprese

Cambierà anche il modo in cui viene presentata la garanzia convenzionale sulla batteria di trazione: non più solo durata temporale o chilometraggio, ma indicazioni esplicite sulla capacità residua garantita, con condizioni e limitazioni illustrate in modo trasparente e raccolte in un’unica sezione informativa.

120 giorni per cambiare rotta

Gli impegni assunti dai quattro gruppi sono vincolanti e dovranno essere attuati entro 120 giorni. Non si tratta di bacchettare imponendo sanzioni, ma di un preciso regolamento che punta a rafforzare la fiducia dei consumatori senza entrare nel merito delle strategie industriali dei costruttori.

Per un mercato dell’auto elettrica che in Italia fatica ancora a decollare, come nel resto d’Europa, la decisione dell’Antitrust diventa un passaggio chiave.

Più chiarezza su autonomia e batterie significa meno aspettative irrealistiche e meno delusioni nell’uso quotidiano.

E forse, paradossalmente, la trasparenza potrebbe dare la spinta decisiva alla mobilità elettrica, più di qualsiasi altro slogan “a zero emissioni”.