
Una rivisitazione del concetto di metropolitana – senza ricorrere ai treni – per auto pubbliche e private come risposta al problema del traffico.
Lasciamo spiegare ai sociologi ed agli antropologi i motivi per i quali l’economia planetaria stia diventando un fenomeno difficilmente controllabile e le ricchezze si concentrino in una percentuale sempre più ristretta della popolazione. Diciamo solo che, fortunatamente, tra le persone più ricche del mondo vi sono anche dei filantropi e dei visionari, nel senso positivo di questo termine, che essendo meno legati degli altri comuni mortali agli affanni della quotidianità , possono dedicare energie e capitali allo sviluppo di nuove idee.
Uno di questi personaggi super ricchi dalle idee senza confini è certamente Elon Reeve Musk, un sudafricano di 47 anni che ha anche cittadinanza canadese ed americana e vive a Bel Air, in California. Musk è stato giudicato, dal gossip finanziario, al 21° posto tra le persone più influenti al mondo e le sue fortune personali, dell’ordine dei 20 miliardi di dollari, lo situano al 53° posto tra i più ricchi del mondo. Laureato in scienze economiche e in fisica, ha costruito le sue fortune – come la maggior parte dei più giovani tra i miliardari – con il mondo informatico ed il suo colpo grosso è stato la creazione del sistema di pagamento X.com, poi diventato PayPal e venduto a eBay per un miliardo e mezzo di dollari nell’ottobre 2002.
Per ciò che riguarda il mondo automobilistico Elon Musk nel 2003 è stato cofondatore e CEO di Tesla e dal 2016 è CEO di Boring Company. Questo per limitarsi al settore automotive perché in realtà gli interessi di Musk sono molto più differenziati e vanno dalle energie alternative al volo spaziale commerciale. Boring vuol dire “noioso” ma anche “trivellazione” ed è in questa seconda accezione che si ritrova la ragion d’essere di uno dei più recenti progetti di Musk.
Il 17 dicembre 2016, mentre era imbottigliato nel traffico di Los Angeles, Musk si disse: “Dovrei costruire una trivella e cominciare a creare un tunnel…”.
L’idea, sulla carta, è relativamente semplice: si tratta di creare degli elevatori con i quali far scendere le auto fino al livello di un tunnel; qui vi saranno delle “slitte” (chiamate sleigh o skate), cioè dei carri pianale a propulsione elettrica, che porteranno i veicoli tra i terminali, raggiungendo una velocità di picco di 200 km/h. Naturalmente, se si approfondisce l’idea, si vede che non è così semplice: per ragioni pratiche e di costi infrastrutturali non si potrà ipotizzare un numero elevato di fermate tra un capolinea e l’altro e ciò comporterà il rischio di formazione di code, come avviene oggi all’imbarco sui traghetti. Un problema simile si verificherà in uscita, quando decine di auto torneranno in superficie.
Musk ha dedicato molta attenzione alle “talpe”, le TBM (Tunnel Boring Machine), studiando come migliorarne il rendimento in modo da ridurre i costi di trivellazione che oggi sono dell’ordine di 520 milioni di euro al km, ma non si è soffermato sulle caratteristiche che dovranno avere gli elevatori e sulle modalità con le quali il veicolo di superficie potrà imbarcarsi sulla slitta (e, ovviamente, sbarcarne a destinazione). Nei filmati distribuiti da Boring Company si vedono delle slitte parcheggiate in attesa in superficie o liberate da un veicolo in uscita, sulle quali il nuovo occupante può salire; il tutto scende fino al tunnel e, quindi, il carrello elettrico comincia a correre su una pista di accelerazione per poi inserirsi nel flusso degli altri in transito senza causare rallentamenti. È ovvio che tutto ciò comporterà problemi di sincronizzazione dei flussi e la necessità di costruire lunghe derivazioni dei tunnel per servire da posta di inserimento e di uscita.
L’idea iniziale è stata quella di creare un tunnel a partire dalla sede della Space-X, a Los Angeles per arrivare a Culver City e, in un secondo tempo, a Santa Monica e Westwood; oggi questo intero tragitto in auto richiede tre quarti d’ora e Musk conta di poterlo ridurre a cinque minuti.
Mentre continuavano i contatti con le amministrazioni comunali dei maggiori centri di diversi stati e con il dipartimento dei trasporti, Musk ha cominciato a vedere la sua idea anche come un possibile impiego degli Hyperloop, i supertreni pressurizzati a levitazione magnetica che dovranno raggiungere velocità dell’ordine di Mach 1, mentire nel contempo, i suoi ultimi video promozionali non mostrano più come utenti delle gallerie delle solo delle auto Tesla ma anche dei veicoli da trasporto collettivo, simili nella forma a quelli che sono stato proposti come concept da Volkswagen. L’uso di queste navette potrebbe rendere più proficuo l’impiego e semplificare le procedure anche se, di fatto, non sarebbe che un’applicazione del concetto di ferrovia metropolitana.
Rispetto agli attuali sottopassi realizzati in alcune città o alle gallerie per superare fiumi o specchi d’acqua “dal di sotto”, Musk punta a gallerie di diametro ridotto: 4,30 m anziché l’usuale diametro di 8,50 m, e ciò ridurrebbe il costo di tre-quattro volte mentre un ulteriore fattore di riduzione si dovrebbe ottenere migliorando le caratteristiche delle TBM.
Un’idea, quindi, non priva di fascino ma anche al centro di non pochi dubbi.
Qualche perplessità è nata anche dalle idee che il vulcanico Elon ha messo in atto per finanziare le sue trivellazioni: prima c’è stata la vendita per corrispondenza di 50.000 cappellini, esauriti in gennaio, e poi di 20.000… lanciafiamme. Sì, si tratta proprio di semplici lanciafiamme che la legislazione USA (a parte il Maryland, dove sono banditi) assimila alle armi giocattolo o per soft air. Questi oggetti, che hanno un aspetto da “Guerre stellari”, sono stati offerti a 520 dollari e, a quanto si dice, sono già andati esauriti! Il mondo americano non è del tutto comprensibile per noi compassati europei, tuttavia non si può dimenticare che quella USA è la prima economia al mondo!
Studebaker elettriche “sotterranee” nel 1909!
Anche le idee, come le sementi, per attecchire devono trovare un terreno fertile. Proprio mentre i social media e i blog diffondevano le idee di Musk sui tunnel, qualcuno si ricordava di un esperimento che, sia pure alla lontana, poteva aver avuto qualcosa in comune, c’era già stato nel 1909.
Infatti, 109 anni fa, il Campidoglio aveva ordinato alla Studebaker due veicoli che non producessero emissioni e potessero circolare nei sotterranei della sede del governo a Washington. La Studebaker, infatti, produceva auto elettriche dal 1897 (e solo nel 1913 si convertì integralmente a quelle a benzina). In particolare, le due auto, battezzate Peggy e Tommy, servirono per raggiungere, sotto terrea, la nuova sede del senato.
Queste auto erano state appositamente progettate ed erano a doppia guida in modo da poter cambiare senso di marcia senza dover compiere inversioni a U e potevano trasportare, oltre ai due guidatori, fino a 12 passeggeri.