
Il problema dell’auto elettrica in Italia non è solo il prezzo d’acquisto, e non sono neanche solo le infrastrutture di ricarica.
La quota di mercato che oscilla di poco sopra il 5%, è la conseguenza di un insieme di fattori.
In questi va incluso – nel caso italiano – quello culturale, figlio di un’errata percezione di questa nuova tecnologia.
A dare valore a questa tesi, lo studio “L’Italia e l’auto elettrica: tra percezioni e consapevolezza” realizzato dall’Osservatorio Auto e Mobilità della Luiss Business School, e presentato a Roma, nel giorno in cui la Commissione UE ha rinviato il tramonto delle auto a combustione interna.
Il report ha analizzato il rapporto degli automobilisti italiani con l’auto elettrica, mettendo a confronto chi già possiede una BEV da chi ancora non ce l’ha.
Che cosa emerge? Che molte delle barriere attribuite all’elettrico nascono da una percezione negativa, legata ad una narrazione confusa e da informazioni frammentate.
Quando il problema non è la tecnologia
Un dato inedito emerso grazie all’uso innovativo di un software di IA sviluppato dall’Osservatorio, che ha permesso di realizzare un sondaggio senza risposte prestabilite.
Accanto a una solida indagine quantitativa, l’Osservatorio ha raccolto migliaia di risposte aperte, lasciando agli intervistati la possibilità di spiegare liberamente dubbi e timori che li porterebbero (o meno) a scegliere un BEV.
“La percezione negativa – ci spiega Fabio Orecchini, direttore scientifico dell’Osservatorio Auto e Mobilità – è figlia di una narrazione spesso confusa e per certi versi negativa, a volte anche errata. Questo non significa che l’auto elettrica sia per tutti, però che qualcuno in più rispetto al 5% potrebbe adottarla”.
Un sondaggio che ascolta davvero
Veniamo allo studio.
Tra i non possessori di auto elettrica, il 72% considera il prezzo d’acquisto troppo alto, il 67% teme per l’autonomia e durata della batteria e oltre il 58% giudica insufficiente la rete di ricarica autostradale.
Quasi la metà del campione dichiara inoltre di avere difficoltà a reperire informazioni chiare su costi reali e incentivi.
Come si evince, sono informazioni già conosciute, ma c’è un paradosso: chi è preoccupato dell’autonomia, mediamente compie meno di 30 km al giorno, per cui non avrebbe davvero alcun problema a trovare soluzioni di ricarica.
Eppure, c’è un dato che ribalta la narrazione di un Paese “ostile” all’elettrico: il 22,6% degli automobilisti senza BEV dichiara che lo comprerebbe subito, a condizioni favorevoli.
Un potenziale enorme, se confrontato con l’attuale quota di mercato italiana.
Autonomia, prezzo e ricarica: paure conosciute
Dall’analisi emerge una gerarchia molto chiara delle quattro leve di intervento, che se attuate insieme potrebbero sbloccare la situazione.
La prima e l’unica condizione imprescindibile è la riduzione del prezzo d’acquisto per il 55,4% del campione.
A seguire gli altri 3 fattori: la garanzia della durata di almeno 8/10 anni della batteria; una rete di ricarica capillare e affidabile soprattutto fuori dai centri urbani e in autostrada; incentivi stabili e prevedibili come già avviene in altri Paesi, ad esempio nel Regno Unito, che consentono di pianificare l’acquisto.
Tutto il resto resta marginale. Il messaggio è fin troppo chiaro, se il prezzo non cala, l’elettrica non decolla.
E su questo, la Commissione UE con la spinta alle piccole elettriche sembra aver capito la direzione da intraprendere.
I numeri di chi ha già fatto il salto
Il confronto con i possessori di auto elettriche, è altrettanto interessante, perché mette in evidenza che alcuni timori sono ingiustificati.
Quasi tre automobilisti su quattro considerano l’autonomia adeguata nella vita quotidiana, mentre il 56% apprezza la maggiore economicità di utilizzo e manutenzione ordinaria rispetto al termico. Anche le criticità di ricarica sui viaggi lunghi risultano molto ridimensionate.
“Chi ha un’elettrica è soddisfatto delle prestazioni, non vede queste barriere e ha imparato a gestire i viaggi lunghi utilizzando le app. Le barriere che dall’esterno sembrano insormontabili, per chi la usa semplicemente non esistono” mette in evidenza Orecchini.
Un dato chiave chiude il cerchio: il 70% dei possessori di BEV consiglierebbe l’auto elettrica diventando lui stesso un testimonial volontario.
Dalla diffidenza alla fiducia
E qui entra in gioco un concetto centrale: la social proof, cioè la necessità di potersi confrontare tra automobilisti, di condividere le esperienze.
Se mancano l’informazione chiara e l’esperienza diretta, allora prevalgono percezioni distorte, ma quando l’auto elettrica entra nella quotidianità, molte barriere si attenuano o scompaiono.
Forse per la prima volta, l’IA si dimostra uno strumento decisivo non per guidare le auto, ma per capire davvero chi le guida.

















