
A Las Vegas si gioca forte ma a vincere è sempre lui, Max Verstappen.
Anche in mezzo alle luci sfavillanti, al caos pioggia, a qualche accenno di rissa in partenza e a sottoscocca troppo consumati il banco è suo.
Dietro, tra McLaren in fermento come papaye mature, Mercedes concrete come un colpo ben piazzato (viva Kimi!) e una Ferrari che prova a salvarsi nell’ultima mano, il GP diventa una lotteria in cui ogni team pesca il proprio voto. E raramente è un poker di assi…
RED BULL, 10
Rime baciate o endecasillabi sciolti, la scelta è complessa.
Tessere le lodi di Max Verstappen può essere facile (lui rende facile qualsiasi cosa sembri difficile) oppure complicato, perché gli aggettivi da usare per le sue imprese sono finiti – o anche infiniti, dipende dai punti di vista.

Il voto è 10 e lode. Max è emerso dal bailamme delle prove bagnate, non ha avuto dubbi nell’accettare la mini rissa iniziata al via da Norris (chissà dove voleva andare l’inglese…) poi si è involato verso la vittoria.
Per il Mondiale non c’è più speranza, anche se i numeri non lo condannano.
Certo, su tutto c’è la crescita della Red Bull. Un crescita che, come al solito, non coinvolge Tsunoda (voto 6) sempre comprimario, anche se questa volta la colpa è della squadra che in qualifica gli ha sbagliato la pressione delle gomme.
MCLAREN, 5
Se si parla di papaya-rules si entra su un terreno di opinioni, come tali discutibili.
Ma se due auto su due vengono squalificate, come accaduto a Las Vegas, per usura del plank (ossia la plancia sottoscocca) si scivola sul terreno di fatti non discutibili, dovuti a errori innegabili.
Errori gravi per una squadra che a la miglior monoposto del lotto.

La colpa non è dei piloti, con Norris che ha sbagliato la partenza (“ho fatto una cazz…” ha ammesso), ma della squadra.
Norris il suo, partenza a parte, l’ha fatto, portandosi a casa un prezioso secondo posto (voto 9), mentre Piastri ha confermato le sue difficoltà, forse più psicologiche che tecnica (voto 6).
Ma adesso rischiano di consegnare il titolo a Verstappen. Che figura, se accadesse!
MERCEDES, 9
George Russell si trova il colpo da podio in mano e non se lo fa sfuggire, gestendo bene le sue potenzialità.
Nessun fuoco d’artificio – per quelli ci pensano gli organizzatori della gara americana, tutta sfarfallii e luci – ma non sempre servono. Voto 8,5.
Antonelli ha pagato la cattiva posizione di partenza (17°) e ha dato vita a una straordinaria rimonta, conclusa al quarto posto. Eccezionale.

Peccato che una punizione lieve per una mancanza al via, gli costi 5 secondi di penalità e la retrocessione. Voto 10. Il ragazzo cresce e piace alla gente che piace (leggasi Verstappen).
FERRARI, 6
Disastro in qualifica, specie per quanto attiene Hamilton, ultimo in griglia, poi scattato 19°.
In gara il solito generoso Leclerc ci mette una pezza, firma bei sorpassi, duella, ci crede e chiude sesto (grazie alla penalità di Antonelli). Voto 7.5.
Hamilton sognava la rimonta (quella riuscita ad Antonelli, per intenderci) ma resta condannato all’irrilevanza. Voto 5.

WILLIAMS, 7
Eccellente prestazione.
Albon finisce fuori presto (sv) ma Sainz accarezza a lungo l’idea di salire sul podio e forse – con una più sagace gestione tattica, ma questo è più tema della squadra che dei piloti – sarebbe riuscito ad arrivarci.
Una grande seconda parte di stagione, concretezza e velocità. Voto 9.
RACING BULLS, 8
Liam Lawson (voto 6) non vive la sua giornata migliore, mentre Hadjar è sempre un “cagnaccio” che morde. Ottiene punti e va benissimo così, voto 7.
SAUBER, 8
Gabriel Bortoleto è certamente uno dei migliori tra i giovani, sta dimostrando che Binotto ha visto giusto puntando si di lui.
Ma da qualche gara l’inesperienza si fa sentire e forse anche la stanchezza mentale della prima stagione intera.
Non va a muro, ma resta coinvolto in un incidente evitabile al via e si ritira. Voto 5.
Hulkenberg (voto 7) mette tutta la sua esperienza al servizio del risultato e porta a casa altri punti pesanti.
HAAS, 8
Ormai è una costante realtà.
Il (futuro) ferrarista Ollie Bearman è sempre convincente (voto 8), Ocon molto meno (voto 7) anche se alla fine è il francese a tagliare il traguardo davanti all’inglese.
ASTON MARTIN, 6
In qualifica brilla Stroll, una tantum, forse come reazione per le critiche ricevute da alcuni colleghi non proprio di lignaggio (leggasi Colapinto). In gara traccheggia, voto 6.
Alonso va meglio in gara – lottando e sudando – tenendo a galla la squadra e se stesso, ma niente di più. Voto 7.
ALPINE, 5
Non si vedono né Gasly né Colapinto. Voto 5
PIRELLI, 8
Il numero di giri percorsi da Antonelli con le hard dimostrano – se ancora ce ne fosse bisogno – il valore delle Pirelli.
Spiega Mario Isola, direttore motorsport Pirelli: “Nella notte di Las Vegas si sono confermate le previsioni della vigilia del Gran Premio. Abbiamo assistito a una gara caratterizzata da una sola sosta, con le mescole Medium e Hard incaricate di spartirsi la distanza dei 50 giri. Il fenomeno del graining oggi è stato molto contenuto, presente solo su poche vetture e localizzato principalmente sull’asse anteriore”. Avanti così.
















