“Inizialmente”, così inizia il suo racconto Ivan Hirst, “il mio compito era molto semplice. Vai a Wolfsburg, trova la fabbrica e prendine possesso. Non mi dissero nemmeno che fosse una fabbrica Volkswagen”. Fu così che il maggiore Hirst arrivò a Wolfsburg nell’agosto del 1945 e ci rimase per quattro anni, fino al 1949: “Lasciai una fabbrica moderna e strutturata, con una forza lavoro e un management tedesco e un prodotto consolidato, e quando nel 1948 la valuta cambiò, la Volkswagen decollò e fece il giro del mondo”.
L’occupazione e l’amministrazione fiduciaria
Alla fine della Seconda guerra mondiale, la Volkswagenwerk GmbH aveva perso il suo proprietario, poiché l’organizzazione nazionalsocialista Deutsche Arbeitsfront (Fronte laburista tedesco) aveva cessato di esistere. L’impianto, che era stato progettato dai nazionalsocialisti come fabbrica esemplare per la produzione del KdF-Wagen, produsse apparati militari durante la Guerra con circa 20.000 lavoratori forzati. Come ex fabbrica di armamenti, gli Alleati avevano previsto la sua demolizione, tuttavia, in seguito alla liberazione dell’impianto, gli americani avevano pensato di installare in quel luogo un’officina.
Quando gli inglesi entrarono nella loro zona di occupazione nel giugno del 1945, presero il controllo della Volkswagenwerk GmbH di Wolfsburg e assegnarono al 28enne maggiore Ivan Hirst la responsabilità , come Senior Resident Officer, di valutare le potenzialità dell’impianto. Hirst capì subito che la fabbrica aveva un potenziale molto alto se riconvertito. Molte delle macchine e delle attrezzature destinate alla produzione civile che erano stati trasferiti altrove durante la Guerra furono riportati al loro posto e si provvide alla riparazione dei danni subiti dalle strutture dei capannoni per tentare di riavviare la produzione civile. L’economia tedesca era stata devastata, ovunque regnava la povertà e la mancanza di risorse, le strade e le ferrovie erano state distrutte e non c’erano mezzi di trasporto.
Hirst pensò che se si fossero potuti produrre a Wolfburg dei veicoli economici questo avrebbe aiutato a velocizzare i trasporti dell’esercito britannico. Non solo, questo piano rientrava con la politica britannica per la Germania, che vedeva questo tipo di attività industriale come uno degli elementi chiave nello sviluppo di strutture democratiche nella nuova Germania.
Un contratto importante
Fu il colonnello Michael McEvoy, superiore diretto di Ivan Hirst, che sostenne la ripresa della produzione civile a Wolfsburg. McEvoy aveva già visto la vettura Volkswagen nel 1939 al Salone Internazionale dell’Automobile di Berlino e per convincere il governo militare britannico sulla validità dell’operazione, presentò al suo quartier generale un veicolo che Hirst aveva trovato in fabbrica e che aveva fatto dipingere di un colore kaki. Il 22 agosto 1945, il governo militare emise un ordine per la fornitura di 20.000 veicoli per l’amministrazione militare britannica. Due settimane dopo, seguì un secondo ordine per altri 20.000 veicoli. Ciò significava che lo smantellamento della fabbrica era perlomeno rinviato di quattro anni. Hirst aveva visto giusto!
Il primo veicolo civile lasciò la fabbrica già il 27 dicembre 1945, tuttavia il cammino verso una produzione stabile era ancora lungo.
Ricostruzione e un nuovo inizio per la Volkswagen
Inizialmente i componenti e le materie prime come acciaio, batterie, tessuti e vetro erano estremamente scarsi nella Germania del dopoguerra. Attraverso abili negoziati, Hirst fu in grado di convincere il governo militare britannico ad allocare i materiali necessari a produrre 1.000 veicoli al mese, obiettivo che fu raggiunto per la prima volta nel marzo del 1946.
Lo stabilimento Volkswagen poteva contare, inizialmente, su pochi lavoratori, ma Hirst si impegnò per reclutarne di nuovi, assumendo anche i prigionieri di guerra tedeschi, e fornire loro i mezzi si sostentamento in quel difficile periodo. Nell’ottobre del 1945 si formò il primo comitato aziendale liberamente eletto, che gli inglesi considerarono un passo fondamentale verso la democratizzazione e un organo fondamentale per garantire un trattamento equo a tutti i dipendenti.
Strutture orientate al futuro
Il processo di denazificazione condotto dagli Alleati portò al licenziamento del precedente direttore di stabilimento e nella nomina del dott. Herrmann Münch, un avvocato, nel giugno 1946. Come amministratore delegato, egli si appoggiò a un responsabile commerciale e un direttore tecnico che, con la collaborazione degli inglesi migliorarono la qualità dei veicoli e i processi di produzione, formarono il personale del servizio clienti e iniziarono a sviluppare una rete di concessionari. Il risultato fu che nell’ottobre del 1947 la Volkswagen iniziò ad esportare i suoi veicoli e nel 1948 raggiunse la produzione di 19.000 veicoli, di cui circa un
quarto destinati all’estero.  Contestualmente iniziò la produzione di pezzi di ricambio per rifornire la rete di assistenza. In vista delle buone prospettive per il futuro, i fiduciari britannici decisero di trasferire la gestione dell’impianto a un esperto e di restituire la società alla responsabilità tedesca, nominando dal 1° gennaio 1948 Heinrich Nordhoff come amministratore delegato.
In soli tre anni dalla fine della Guerra la Volkswagen si era trasformata da una fabbrica di armamenti distrutta in una strutturata fabbrica di automobili con 8.700 dipendenti.
Wolfburg era divenuta una sorta di isola felice in una Germania ancora fortemente dominata da carenze di ogni genere. Ma la svolta avvenne il 22 giugno 1948 con la riforma monetaria, che iniziò il vero boom economico nelle tre zone di occupazione occidentali e diede alla Volkswagen un impulso decisivo. Il compito di Ivan Hirst si stava esaurendo: l’8 ottobre 1949, il governo militare britannico trasferì l’amministrazione fiduciaria della Volkswagenwerk GmbH al governo tedesco.