Le eccellenze legate al mondo automobilistico in Italia non mancano e una di queste è sicuramente lo IED, l’Istituto Europeo di Design con sede a Torino, che ha aggiunto al suo programma di corsi per la formazione dei progettisti di domani il Master in Transportation Design. Il culmine del corso è stato raggiunto con la realizzazione del Concept Vehicle Tracy, creata dai ventuno studenti partecipanti alla sessione di quest’anno partendo dall’idea di un progetto che facesse incontrare la mobilità sostenibile con le esigenze di trasporto collettivo.
In un periodo di cambiamento per il mondo automobilistico, si aprono nuove opportunità anche per i designer che devono andare oltre il solo pensiero di forme che possano attirare il consenso della critica e il gradimento del cliente finale, cercando di combinare forma e funzionalità. Proprio per questo motivo, durante il corso, come ci spiega il coordinatore del Master in Transportation Design Alessandro Cipolli, ci sono delle materie che illustrano l’interazione del design con altre caratteristiche fondamentali delle vetture odierne, come l’ergonomia e l’aerodinamica.
Il Master IED nel dettaglio
Alessandro Cipolli si occupa della parte organizzativa del Master, dalla selezione dei docenti alle materie da insegnare, passando dalla durata del corso in base alle necessità di apprendimento dei ragazzi. Lo abbiamo raggiunto al telefono per fare due chiacchiere sul suo lavoro e sul corso che coordina: “Faccio corsi di disegno 2D, di progettazione e di modellazione 3D seguendo i ragazzi da quando arrivano fino alla loro tesi. Questa occupa gli ultimi 6 mesi del percorso didattico, da settembre a marzo, durante i quali mi occupo della supervisione in generale del progetto, concentrandomi principalmente sugli esterni ma anche un po’ sugli interni insieme a un altro docente, Davide Tealdi. Lui è più operativo sul progetto, soprattutto da quest’anno”.
In cosa consiste la tesi? “Ogni anno, rispetto alla committenza del progetto finale, cambiano un po’ le regole. Due anni fa, con Honda, il progetto finale è partito molto in anticipo (maggio-giugno) e loro sono stati molto presenti affiancando i ragazzi nello sviluppo della Concept finale e dettando i ritmi necessari. In generale, però, i ragazzi lavorano individualmente nella parte iniziale seguendo il brief che gli viene assegnato. In questa fase avviene la ricerca di concetti e la definizione del carattere generale che vogliono dare al loro progetto, iniziando a disegnare le prime bozze della vettura. Successivamente viene fatta una presentazione collettiva dei singoli lavori in cui vengono analizzate le eventuali similitudini tra i diversi pensieri degli studenti. Seguendo questo concetto i ragazzi vengono divisi in un numero di gruppi che varia in base ai partecipanti complessivi (di solito dai 3 ai 5 gruppi). Il lavoro di gruppo dura fino a dicembre, quando viene effettuata un’ulteriore presentazione dove vengono esposti concetti, disegni, rendering, modelli 3D e fino a qualche anno fa anche il modello clay (argilla) in scala 1:4, che però oggi non viene più utilizzato. Durante la presentazione di dicembre viene scelto il modello proposto dai diversi gruppi che più si addice ad essere costruito in scala 1:1 per poi essere presentato al Salone di Ginevra”.
Raggiunto questo obbiettivo qual è il passo successivo? “Dopo questa presentazione tutti i ragazzi collaborano e lavorano insieme per finalizzare il modello scelto. Tutti i disegni e le varie modellazioni 3D, studiati nei minimi dettagli, vengono poi consegnati alle varie aziende che ci aiutano a realizzare la vettura in scala 1:1. Durante il progetto, soprattutto nei mesi successivi a gennaio, i ragazzi vengono intervistati e filmati mentre spiegano il loro lavoro”.
Quanto dura il Master? “Il Master in Transportation Design dura due anni. Il primo anno, che va da marzo a dicembre, è diviso in due moduli: Design 1 e Design 2. In questo periodo di tempo, i ragazzi imparano a disegnare esterni e interni utilizzando diversi programmi di modellazione e Photoshop. Alla parte legata alla progettazione della vettura si affianca anche un percorso di marketing e comunicazione relativo al mondo automobilistico. Il secondo anno inizia a fine febbraio con il modulo Design 3 che tratta gli stessi argomenti dei corsi precedenti ma a un livello più avanzato e dura fino a settembre, quando inizia il progetto di tesi”.
Qual è il futuro dei ragazzi dopo lo IED? “Lo IED organizza ogni anno un Career Day interno dove vengono invitate diverse aziende del settore automobilistico per effettuare colloqui ai ragazzi. Questo è uno dei modi che offriamo ai nostri studenti per trovare lavoro dopo il Master. A questo si aggiungono anche alcuni casi in cui gli studenti più dotati vengono selezionati quando il corso non è ancora finito e un servizio di Job Placement in cui arrivano richieste da parte di numerose aziende. In questo caso viene effettuata da parte dello IED una ricerca del profilo più adatto che sarà poi contattato per la proposta di colloquio”.
Dunque frequentare una scuola come lo IED è senza dubbio, oltre a un’eccellente esperienza formativa, un modo per avvicinarsi al mondo del lavoro per mettersi in luce verso le aziende che ovviamente sono avide di persone preparate, capaci e soprattutto motivate. E in questo contesto, un’importanza fondamentale la assumono i docenti che seguono passo dopo passo il cammino di questi ragazzi che vedono le proprie aspirazioni trasformarsi a poco a poco in certezze professionali. Davide Tealdi ha sicuramente la capacità di coinvolgere i propri studenti e di stimolarli nell’esprimere il meglio di loro stessi, dote fondamentale per un educatore, insieme alla capacità di ottenere il rispetto degli studenti. E con lui che entriamo più nel dettaglio tecnico del progetto.
“Prima di iniziare a parlare di Tracy ci sono due concetti fondamentali che voglio ricordare”, ha esordito al telefono Tealdi. “Innanzitutto lo IED è l’unica Università al mondo che lancia una showcar in un Salone Internazionale dell’auto, offrendo molta visibilità agli studenti ma anche la possibilità di arrivare ad un livello dirigenziale in un’azienda. Il secondo punto è che il Master di cui parliamo può essere frequentato da studenti con la sola Laurea triennale”. Ovviamente, per le ben note vicende legate alla diffusione del Coronavirus COVID-19 il Salone di Ginevra è saltato e con esso anche la possibilità di far vedere al grande pubblico il lavoro degli studenti dello IED. Tuttavia il mondo non si ferma e tantomeno lo IED che ha dovuto forzatamente tenere a Torino la vettura, finita solo pochi giorni prima l’apertura del Salone.
Un’occasione per noi di Auto Tecnica di vederla e di descriverla su queste pagine. “Il progetto Tracy rappresenta un passo in avanti rispetto ai progetti precedenti che abbiamo realizzato negli ultimi 5 anni per il Salone di Ginevra”, ha proseguito Davide Tealdi. “Cinque anni fa, dopo aver intrapreso questa iniziativa del Master con Alessandro Cipolli, abbiamo lanciato una showcar chiamata Shiwa che è stata eletta fra le 5 Concept Car del 2016 più avanzate al mondo. Per questo motivo noi dell’Istituto Europeo di Design cerchiamo sempre di osare e interpretare non solo dal punto di vista dello stile ma anche da quello concettuale quelle che potrebbero essere le nuove tendenze. Nella fattispecie, Tracy, nata senza nessuna committenza particolare ma da un’idea originale dello IED, ha come slogan Everyone. Everyday. Everywhere. Questa è una caratteristica fondamentale perché il taglio che si è voluto dare da un punto di vista di esperienza nasce dal fatto che Tracy non ha un target individuale ma è strutturata per ospitare al suo interno 6 persone, incluso il conducente. In questo modo siamo riusciti a dare una proporzione che è quella di un micro bus. La fase di ricerca in questo progetto è iniziata molto in anticipo e le ultime 5/6 settimane tramite la realtà virtuale 3D, utilizzata anche per determinare buoni angoli di visibilità, e la matematica, sono state utilizzate per plasmare il veicolo”.
Tracy è lunga 3.740, larga 2.890, alta 2.083 millimetri, con un passo che si attesta sui 2.890 millimetri. Una particolarità di questa Concept Car è l’asimmetria non solo negli esterni ma anche negli interni. Guardandola da fuori si può notare che nel lato destro è presente una grande porta di vetro che, insieme alle pedane che si abbassano, permette l’accesso alle 5 persone nella parte posteriore, mentre l’ingresso per il solo guidatore si trova sul lato destro del veicolo.
Un’altra cosa da considerare è che Tracy ha un aspetto massiccio all-terrain (proporzioni, materiali, gomme) che non è riferito al concetto fuoristradistico bensì ad una concezione di veicolo heavy duty che permette di sopportare gli utilizzi più disparati da parte di chiunque e in qualsiasi condizione. Il powertrain completamente elettrico, alimentato da due pacchi batteria, distribuisce la trazione sulle quattro le ruote. La vettura è dotata inoltre di due rollbar esterni di colore giallo, uno all’anteriore e uno al posteriore, che entrano nel veicolo e diventano elemento strutturale per gli interni.
Come ci spiega ancora Davide Tealdi: ”La scelta dei rollbar esterni è stata fatta da un punto di vista funzionale per un aspetto psicologico. In un veicolo che può trasportare fino a 6 persone ma allo stesso tempo molto corto e molto alto come Tracy, abbiamo voluto dare una sensazione di sicurezza all’utente finale. Per questi elementi gialli, inoltre, avevamo pensato di utilizzare delle vernici luminescenti che si caricassero di giorno e che di notte fungessero da allerta, ma poi non abbiamo portato avanti questa soluzione”. Alla domanda sul perché questa idea sia stata abbandonata Tealdi ha sottolineato: ”Ci sono due motivi principali: il primo è legato al fatto che luminescenza e rifrangenza di un veicolo devono rimanere all’interno di certi limiti su strada, il secondo è legato al buon senso e al rispetto verso gli altri automobilisti”.
Respect infatti è la parola chiave alla base di tutti i progetti IED di quest’anno, non solo dal punto di vista uomo-natura ma della crescita dell’individuo all’interno di una civiltà il più armoniosamente possibile. Questo segue il percorso che ha fatto IED nei diversi anni, passando dal mettere l’individuo al centro nei progetti Shiwa e Scilla arrivando a Tracy che mette al centro l’unione delle persone per un’esperienza collettiva.
L’esperienza social-offline
“La parte interna del veicolo si basa sul concetto di Collectivity in Connectivity”, prosegue Davide Tealdi, “creando un’esperienza social offline basata su 6 persone che condividono una funzionalità e una tipologia di esperienza. In ambito urbano, questo veicolo può portare i passeggeri che vogliono andare nello stesso luogo, mentre nell’esperienza offroad, meglio definita dal termine all terrain, Tracy può offrire l’esperienza da weekend come andare in montagna, al mare o fare un’escursione nella natura. Tracy si posiziona così in un mercato ancora inesplorato, intersecandosi tra micro mobilità pubblica, mobilità in sharing, mobilità privata e la micro mobilità classica, dovuta al fatto che ogni persona al suo interno, può portare con sé un ulteriore monopattino elettrico o un hoverboard. Per questo motivo Tracy è equipaggiata con particolari rientranze con corde nella parte anteriore e posteriore che servono per posizionare gli zaini, lasciando lo spazio per trasportare la micro mobilità all’interno e favorendo la mobilità multimodale. Tutto ciò è accompagnato da un concetto molto interessante che cambia la visione di un prodotto. Infatti, sebbene Tracy sia interattiva e digitale al suo interno, l’esperienza dell’utente finale non avviene quando si approccia al veicolo ma tramite l’utilizzo di un’applicazione dedicata. Quest’ultima permette di creare una wishlist con le varie esperienze che si vogliono effettuare con Tracy, condividendole con gli altri utenti. In questo modo, lo user finale non andrà a noleggiare solo una vettura ma direttamente il pacchetto comprensivo dell’esperienza”.
Dunque possiamo pensare a Tracy come una vettura che vedremo presto nel mondo delle vetture di serie? “Penso che Tracy sia una risposta a qualcosa a cui non si sia ancora pensato molto. Lo sviluppo da un punto di vista di linguaggio formale del veicolo è un’interpretazione dei nostri studenti ma provando a pensare alle caratteristiche funzionali e alla strategia di prodotto, questo veicolo coglie una domanda che esiste e che non è ancora stata soddisfatta. Le sue dimensioni fanno si che Tracy possa anche essere usata per il trasporto delle merci in ambito urbano. Inoltre, può diventare un prodotto interessante per le aziende, per le autorità pubbliche come i comuni, per i privati o per un tipo di utilizzo a noleggio”.