La lotta all’inquinamento atmosferico per il settore dei trasporti su gomma non passa soltanto dalla depurazione degli scarichi dei motori a combustione ma anche ha altri insospettabili elementi che producono sostanze nocive e inquinanti. Freni e penumatici, ad esempio, che si consumano con l’utilizzo rilasciando nell’aria e depositando a terra particelle di materiale che non passa attraverso alcun filtro.
Almeno sino ad ora, perché quattro studenti britannici, fondatori della startup The Tyre Collective, si sono concentrati sulla soluzione al problema del particolato che si genera proprio durante il contatto tra il pneumatico e il manto stradale.
Altro che i gas di scarico
Secondo un test condotto a marzo il consumo delle gomme di un veicolo produce circa 5,8 grammi di particolato al km contro i 4,5 milligrammi per km dei gas di scarico dei motori più moderni, ovvero oltre mille volte meno. Un dato impressionante a cui si aggiunge lo studio condotto dall’International Journal of Environmental Research and Public Health che ha dimostrato come solo in Europa vengono prodotte più di 500.000 tonnellate di particolato di gomma all’anno.
Dati che fanno riflettere sulla vera natura dell’inquinamento atmosferico e che trovano riscontro nelle parole rilasciate a Reuters da Hugo Richardson, uno dei creatori di The Tyre Collective: “Tutti si concentrano sull’inquinamento che esce dagli scarichi, ma non c’è una percezione chiara di quanto anche le gomme contribuiscano al problema della qualità dell’aria, perché si parla di particelle microscopiche che non hanno un impatto visivo come lo smog”.
Un semplice cestino
Per ovviare al problema del particolato, i quattro studenti dell’azienda britannica hanno sviluppato un apposito contenitore agganciato al pneumatico che grazie alle forze elettrostatiche e aerodinamiche prodotte dalla rotazione della ruota raccoglie il particolato. Secondo i dati pubblicati, il primo concept del prodotto nei test ha raccolto il 60% delle sostanze inquinanti.