
Pochi giorni fa è stata diffusa la versione beta del più aggiornato sistema di di guida autonoma di Tesla, il Full Self Driving. Un passo in avanti gigantesco che permette alle vetture della Casa di Palo Alto di districarsi nel traffico cittadino, di superare gli incroci e di effettuare sorpassi in totale autonomia. Ora, secondo alcune indiscrezioni, sembrerebbe che Tesla sia al lavoro per il prossimo step, ossia aggiungere ai propri modelli un radar 4D di portata doppia rispetto a quello attuale. Ma facciamo un passo alla volta.
Radar, come funziona
La maggior parte dei sistemi di guida autonoma e di assistenza alla guida sfruttano l’elaborazione di dati raccolti da sensori, telecamere, radar. Quest’ultimo, acronimo di Radio Detection and Ranging, sfrutta le onde radio inviando un segnale ad una specifica frequenza e analizzando la frequenza di ritorno. La differenza tra le due, considerando anche il possibile Effetto Doppler, determina dunque posizione, distanza e velocità degli ostacoli. Il radar resta il sistema di rilevamento più diffuso.
Di recente sono iniziate anche sperimentazioni sulla più “giovane” tecnologia Lidar (Light Detection and Ranging) che utilizza invece impulsi luminosi ad infrarossi per misurare la distanza e la velocità , ottenendo dati potenzialmente più precisi, ma per ora il radar resta il preferito anche perché, come vedremo, il suo sviluppo riserva ancora parecchi margini.
Un nuovo radar 4D
Fin dai primi prototipi a guida autonoma Tesla ha puntato forte sullo sviluppo della visione computerizzata ottenuta tramite la combinazione di telecamera e radar. Oggi i veicoli della Casa di Palo Alto sfruttano 8 telecamere ambientali abbinate a 12 sensori a ultrasuoni e a un radar frontale automobilistico (ARS410 della Continental con una portata di 160 metri).
Tesla sarebbe però intenzionata a sostituire quest’ultimo con il radar a tecnologia 4D sviluppato dalla Arbe Robotics, una startup israeliana. La sigla 4D sottolinea la capacità di questo sistema di valutare contemporaneamente distanza, altezza, profondità e velocità ad alta risoluzione inserendo il tempo come quarta dimensione.
Phoenix, come è stato battezzato il dispositivo, integra l’architettura dell’unità di elaborazione radar (RPU) con algoritmi di elaborazione incorporati in grado di convertire enormi quantità di dati grezzi in tempo reale. Tutto questo generando 30 fotogrammi al secondo di immagine 4D completa e trasferendo fino a 3 Tb/sec di dati. Secondo le specifiche dichiarate, il raggio d’azione raddoppierebbe e raggiungerebbe i 300 metri.