PHEV – PLUG-IN HYBRID: come funziona

Le vetture Plug-In Hybrid (sigla PHEV – Plug-in Hybrid Electric Vehicle) sono dotate di batterie più capienti rispetto alle full hybrid, con capacità di stoccaggio dell’ordine di 10-15 kWh (con qualche eccezione che si spinge a oltre ai 30 kWh), e con la possibilità di essere ricaricate tramite la rete domestica o le stazioni di ricarica, principale differenza che le contraddistingue dalle altre tipologie di ibrido. Arrivano a percorrenze di circa 50-100 km (a seconda dei modelli) senza dover ricorrere all’accensione del motore endotermico, un valore che nella maggior parte dei casi copre il tragitto casa-lavoro.

Per poter garantire ciò, il corretto utilizzo di una vettura plug-in hybrid è fondamentale per poterne sfruttare i vantaggi: se infatti non viene regolarmente ricaricata la batteria, l’auto funzionerà come una full-hybrid, dove l’unica fonte energetica deriva dalla frenata rigenerativa, ma con un peso nettamente più elevato, che porta a far lievitare i consumi e le emissioni. L’utilizzo pratico di una PHEV è quindi più impegnativo rispetto alle altre categorie di ibrido, perché comporta una ricarica quotidiana e il dover attrezzarsi in casa per poterla effettuare.

Close-up of the cable connection in the new Volvo XC90 T8 Twin Engine petrol plug-in hybrid in Tarragona, Spain

Avendo la batteria una capacità limitata, i tempi di ricarica sono comunque meno penalizzanti di una full electric, rendendo realistica anche la ricarica domestica con presa Schuko a 2 kW, che non comporta alcuna modifica ai comuni impianti domestici, specialmente se la carica è pianificata durante le ore notturne. Sono comunque disponibili le ricariche più veloci, che a seconda dei modelli possono garantire anche una carica completa in mezzora.

I connettori sono i medesimi utilizzati sulle auto elettriche, tra cui il più diffuso in Europa è il CCS Combo 2, che permette sia la ricarica rapida in corrente continua DC, sia in corrente alternata AC, la quale deve essere successivamente trasformata in corrente continua per poter ricaricare la batteria.

Schema del connettore di Tipo 2, il più utilizzato per la ricarica in corrente alternata. Oltre alle tre fasi, il neutro e la messa a terra, troviamo i due importanti segnali di controllo, il CP (control pilot) e il PP (proximity pilot). Il segnale CP permette la comunicazione tra la vettura e la colonnina, prima che avvenga la carica, per verificare per esempio che la batteria sia in grado di ricevere corrente. Il PP determina invece il limite massimo di corrente del cavo di ricarica, per evitare sovraccarichi, e attiva l’immobilizer impedendo qualsiasi movimento del veicolo quando il cavo è collegato.

I motori elettrici sono potenti, arrivando anche a 100 kW, permettendo ottime prestazioni sia in trazione che in recupero di energia. Il loro collocamento può avvenire sia sullo stesso asse del motore endotermico, sia sull’asse opposto, oppure, visto la buona capacità di stoccaggio di energia delle batterie presenti sulle PHEV, si possono anche installare due motori elettrici, uno per ogni asse.

Le plug-In hybrid sono le più richieste dal mercato in questo momento storico. Il motivo del loro successo è la versatilità che offrono, grazie all’autonomia complessiva elevata e alla possibilità di percorrere elevate distanze in modalità elettrica a zero emissioni.

Sono anche le preferite dalle Case, perché nei cicli di prova omologativi (WLTP e NEDC), garantiscono consumi ed emissioni estremamente bassi, riducendo così la media di CO2 emessa dalla propria gamma, media che per l’Europa, a partire dal 2021, deve attestarsi al di sotto dei 95 g/km per non incorrere in sanzioni. Le PHEV sono prodotti molto interessanti, che migliorano i consumi, le emissioni e l’autonomia in elettrico, a fronte però di un costo impegnativo, dovuto alla notevole quantità di componenti installati in vettura, e a un incremento di massa considerevole, altro aspetto negativo, che peggiora le caratteristiche di manovrabilità.

Mercedes-Benz A-Class Plug-in-Hybrid