
La Peugeot 106 Rallye prende vita nel 1993 come tentativo di raccogliere l’eredità lasciata dalla 205: a riprova della bontà del risultato, molti furono i giovani cuori che batterono per merito della nuova piccola del leone, grazie ad una grande carica di simpatia ed un temperamento vivace al punto tale da stampare sorrisi a grandezza smisurata sul volto di tutti gli appassionati che si sono trovati a provarla e a possederla. Le sue caratteristiche fondamentali erano una buona economia di esercizio, un prezzo assolutamente concorrenziale, un design moderno quanto basta, una grande maneggevolezza, un peso ridotto ed un motore che ancora oggi viene ricordato per le sue grandi qualità.
VIA IL SUPERFLUO
La Peugeot 106 Rallye si caratterizzava da un allestimento inconfondibile: assenza di alzacristalli elettrici, specchietti regolabili, nessun faretto supplementare, aerazione interna limitata data l’assenza delle bocchette centrali, archi passaruota supplementari ad andamento squadrato, cerchi in lamiera caratterizzati da un’abbondante scampanatura e dalla verniciatura bianca cinture di sicurezza rosse fiammanti ed una moquette del pavimento a fare pendant. La dieta a cui è stata sottoposta la leoncina si è manifestata anche nella scelta delle tinte esterne: erano, infatti, disponibili solamente i colori nero, rosso e bianco. A fare il paio con la Peugeot 106 Rallye, vi era anche la 106 XSi; altro modello sportivo della gamma del leone accessibile ai giovani e a coloro che volessero avere un mezzo prestante senza spendere grandi cifre, ma contraddistinto, quest’ultimo, da un allestimento dell’abitacolo meno radicale, in virtù della presenza di alcuni ausili elettrici, e da un motore dalla cubatura maggiore (1.4 o 1.6 contro 1.3).
In definitiva, la Peugeot 106 Rallye 1.3 può essere considerata il trait d’union tra due autentiche belve iconiche della sportività giovanile, come la 205 e la 206; 205, tra l’altro, da cui eredita il propulsore (nome della famiglia “TU2”), aggiornato secondo gli standard odierni ed alimentato, invece che dai due carburatori Weber 40 DCOE, da un sistema di iniezione elettronica di carburante. Il risultato, quindi, dei suoi 98 cavalli abbinati ad una massa di soli 765 chili e scaricati mediante la gommatura 175/60 R14 non può che essere esplosivo: agile ed elegante, la Peugeot 106 Rallye “sculetta” tra le curve divertendo il pilota e lanciandosi da un tornante all’altro.
TRES MAGNIFIQUE
Al di sotto del piccolo cofano anteriore della Peugeot 106 Rallye prende posto un compatto 1.3 litri da 98 cavalli, con architettura del tipo a 4 cilindri in linea e camicie umide, coppia massima a 5.400 giri e limitatore impostato a circa “sette e mezzo”: per i fanatici dei dati tecnici, abbiamo un alesaggio di 75 millimetri per una corsa di 73,2, un rapporto di compressione di 10,2:1, testata in alluminio a 2 valvole per cilindro da 39 millimetri per l’aspirazione e 31,5 per lo scarico, alzata di 11 millimetri, pressione media effettiva del pistone di 10,1 bar, distribuzione a camme in testa, scambiatore di calore olio/acqua a 8 fogli ed iniezione elettronica di carburante Magneti Marelli multipoint 08P21.
Sotto il profilo della telaistica, invece, troviamo uno schema caratterizzato da trazione e motore anteriore, cambio di velocità a 5 marce, cerchi in lamiera scampanati da 14 pollici, sospensioni anteriori indipendenti McPherson, molla elicoidale e barra antirollio da 19 millimetri; posteriormente, invece, a fare il lavoro si colloca una barra torcente dalla sezione di 22 millimetri ed una barra antirollio da 19 millimetri.
Gli ingredienti sopra enunciati prendono vita nella ricetta che ha spopolato tra i piloti e gli appassionati meno anziani, con dei risultati tutt’altro che scadenti: velocità massima di 190 chilometri orari, una accelerazione da 0 a 100 in 9,3 secondi, il chilometro da fermo in poco più di mezzo minuto e, nonostante queste maiuscole prestazioni, un consumo medio di carburante di 7,8 litri per 100 chilometri, grazie al rapporto peso/potenza di 8,1 kg/CV.
WE ARE THE CHAMPIONS
Peugeot 106 Rallye è stato l’animo sportivo stradale della piccola Peugeot 106; ma anche quello puramente agonistico non è stato da meno, grazie ad interpretazioni trasversali nelle più disparate declinazioni che meritano di essere ricordate. Oltre 50.000, sono le Peugeot 106 che hanno partecipato ad un rally italiano nell’arco di 22 stagioni di attività; ed il numero tende al raddoppio, se andiamo a considerare anche tutte le altre specialità che l’hanno coinvolta, fino a poterla considerare l’automobile più utilizzata nelle competizioni rallystiche italiane.
Le Peugeot 106 da corsa non fecero clamore solo e soltanto in questo tipo di competizioni; infatti, anche in autodromo, in più di una occasione, le piccole Peugeot 106 occuparono la griglia delle gare riservate alla classe N7/N8 nel Campionato Italiano Velocità Turismo. Fu proprio con una di queste vetture, che l’allora comico e futuro scrittore, oggi scomparso, Giorgio Faletti si cimentò e gareggiò; mentre invece con una Peugeot 106 1.4 Gruppo A da 135 cavalli si è fatto onore un giovane pilota, che oggi è famoso a livelli internazionali ed è la punta di diamante tra i piloti ufficiali del team di Peugeot Sport Italia: Paolo Andreucci.
LE CONCLUSIONI
La locuzione latina a cui fa riferimento il titolo dell’articolo qui oramai giunto al termine significa, letteralmente, “il tempo porta via tutte le cose”: i tempi cambiano ed il modo di fare automobilismo anche. Vi sono nuove esigenze, nuove norme, nuove necessità: il lavoro fatto da Peugeot Italia, quindi, non vuole essere un qualcosa del tipo “si stava meglio quando si stava peggio”; bensì va interpretato nella chiave di riscoprire e valorizzare l’heritage del marchio, a partire dal quale è possibile concepire e dar luce a progetti, oggi, che siano divertenti almeno tanto quanto i precedenti, abbinandoli ad un maggior livello di sicurezza e ad un rispetto dell’ambiente inarrivabile 25 anni fa.