La Fiat Panda è una delle vetture più iconiche dell’automobilismo italiano. Chi non ne ha avuta almeno una in famiglia?
Certo, oggi la Panda “originale” è vista un po’ come la macchina della nonna, ma c’è chi in lei vede molto di più.
Come Walter e Daniele Bottallo che con una vecchia Panda corrono il Panda Raid, una vera e propria maratona nel deserto della durata di sette tappe.
Ogni giorno si percorrono circa 400 km, affrontando dune e percorsi ricchi di ostacoli, con un approccio alla navigazione molto simile a quello della ben più nota Dakar.
L’ultima edizione della gara si è conclusa il 28 ottobre e l’equipaggio italiano ha chiuso all’undicesimo posto.
Panda Raid: unico nel suo genere
Ma cos’è il Panda Raid? A risponderci sono i Bottallo, che hanno corso le ultime quattro edizioni in Marocco (2018, 2019, 2021 e 2022) e vinto la special edition Baja 800 disputata in Spagna a maggio scorso.
Tradizionalmente prendeva il via da Madrid. Ma le ripercussioni del Covid hanno indotto l’organizzazione a effettuare le verifiche tecniche e la partenza direttamente al porto d’imbarco verso il Marocco.
Escludendo il percorso di avvicinamento in terra spagnola, dopo 8 giorni, 7 tappe e più di 3.000 chilometri percorsi su pietraie tra i monti dell’Atlante e piste di sabbia che lambiscono il profondo sud del Sahara, si conclude a Marrakech.
Ogni edizione un percorso diverso, dalla costa oceanica al confine con l’Algeria.
Partecipano un massimo di 400 equipaggi provenienti da tutta Europa (con alcune presenze anche da altri continenti) con un unico modello di auto: la Fiat Panda.
Che per regolamento deve essere antecedente all’anno 2003.
Che tipo di esperienza è?
È un’esperienza totalizzante e indimenticabile, quella infinita del deserto capace di amplificare l’adrenalina della corsa e di rendere il rally una continua scoperta.
Però ciò che lascia il segno non è solo l’agonismo, ma soprattutto l’amicizia e lo spirito di collaborazione che nascono in maniera del tutto spontanea tra i partecipanti.
La sfida è tra la macchiane e il deserto, tra il suo equipaggio e le insidie del percorso e la solidarietà tra i team è sicuramente una delle componenti che più caratterizza l’intera manifestazione.
La giornata è lunga e faticosa e mette a dura prova la meccanica delle auto e il fisico degli equipaggi, ma alla sera dopo aver guidato per otto/dieci ore, ci si ritrova con gli altri team attorno a un falò e si condivide l’avventura vissuta.
Qual è la giornata tipo?
Sveglia all’alba, smontaggio della tenda, partenza. Ogni giorno una prova speciale, unica ma suddivisa in numerosi settori ciascuna con una diversa velocità media imposta che può arrivare fino a 70 km/h.
Il cronometraggio per la verifica del rispetto delle medie è in un punto qualunque della prova, che non viene comunicato e costringe ad essere sempre i più precisi possibile, come avviene nelle gare di regolarità.
Ogni sera il fine tappa è in una località diversa.
L’organizzazione allestisce un campo con i servizi essenziali, mentre per dormire si monta la tenda che in qualche modo si è stipata nel baule tra le tante altre cose come ricambi (acqua, benzina, ruote di scorta, attrezzi, cibo per il pranzo, abbigliamento per 15 giorni e tanto altro).
Dal punto di vista emozionale?
Il panda raid è una delle più affascinanti prove su lunga distanza: sfidare le piste e la sabbia del deserto dove forature, guasti meccanici e avarie sono all’ordine del giorno aiuta a togliere il superfluo e la maschera che abbiamo nel quotidiano.
Noi non siamo più soltanto padre e figlio, ma un team senza ruoli predefiniti che vive insieme l’avventura e affronta in comune le difficolta.
E non potrebbe essere diversamente in un ambiente dove il deserto toglie tutto e lascia soli.
Com’è andata quest’ultima edizione del Panda Raid?
Abbiamo chiuso undicesimi.
Un risultato che non ci appaga del tutto in quanto condizionato dall’annullamento dell’ultima prova speciale per un errore di tracciamento dell’Organizzazione (avremmo forse potuto migliorarci ancora) e, soprattutto, da una foratura nella seconda prova speciale.
Nonostante la decisione di proseguire senza sostituirla, riducendo il cerchione di metallo un disco informe il degrado delle prestazioni dell’auto oramai ridotta a una 4×3 ci ha fatto accumulare più di un minuto di ritardo.
Ma ci è ancora andata bene, considerando che purtroppo circa un quarto dei partecipanti non riesce a concludere la gara.
Ad ogni modo, il nostro sguardo è già proiettato verso la prossima edizione che si correrà ad aprile 2023.