La filiera industriale del Motorsport in Italia: questo il titolo di un’interessante indagine svolta dalla Sezione Motorsport di ANFIA in collaborazione con il Politecnico di Torino.
Obiettivo dello studio era fotografare il comparto in Italia, analizzarlo in dettaglio e tracciare possibili prospettive future.
Un campione di 171 imprese
Massimiliano Marsiaj, Coordinatore della Sezione Motorsport di ANFIA ed Executive Vice President di Sabelt, ha illustrato nel dettaglio gli obiettivi dello studio, rimarcando che pur potendo vantare molti brand di richiamo a livello internazionale è mancato finora uno studio che analizzasse le dinamiche produttive del settore, il posizionamento sul mercato nonché le possibilità di sviluppo ed evoluzione del business anche nei rapporti con altri settori industriali.
Si tratta, in effetti, di aziende con forte know-how con ampie potenzialità di trasferimento tecnologico, non solo verso l’automotive.
Per la realizzazione dello studio, presentato da Emilio Paolucci, Professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino, è stato istituito un gruppo di lavoro interno alla Sezione Motorsport di ANFIA.
Questo team di esperti rappresentanti della filiera ha definito il perimetro dell’indagine e identificato gli elementi più rilevanti per la ricerca.
Il lavoro del Politecnico di Torino, svoltosi nei primi sei mesi del 2022, ha quindi seguito un approccio basato sia sul ricorso al panel di esperti sia sulla raccolta di dati attraverso la questionari proposti alle imprese e alla loro elaborazione, nonché sull’analisi dei dati di bilancio presenti nella banca dati AIDA.
Sono state individuate sul territorio 171 imprese focalizzate sulla produzione e progettazione per il Motorsport. Di queste:
- il 68% sono piccole imprese,
- il 20% medie imprese,
- il 12% grandi imprese.
I primi tre distretti geografici per concentrazione di imprese sono:
- Emilia Romagna (26,9%),
- Lombardia (21%),
- Piemonte (19,3%).
Il fatturato annuale è di circa 2 miliardi di euro con circa 7.000-8.000 addetti.
Grazie alle skill delle aziende, il settore gode di ottima reputazione e dà un contributo rilevante all’economia nazionale, sostenendo la competitività e i livelli tecnologici e di accesso ai mercati internazionali di alcuni distretti industriali sul territorio.
Il settore è inoltre soggetto ad una situazione di natura ipercompetitiva, che rende i vantaggi derivanti dai processi di innovazione temporanei e costringe le imprese a continue innovazioni per mantenere il livello di competitività.
Servono maggiore sinergia, condivisione e apertura verso nuovi mercati
Un contesto competitivo difficile da sostenere nel lungo periodo soprattutto per le PMI più specializzate, costrette a continui investimenti in capitale e conoscenze per mantenere il livello di competitività e in difficoltà nel catturare il valore creato e mantenere le loro capacità di innovazione a medio-lungo termine.
Anche le caratteristiche dei regolamenti delle diverse competizioni hanno un effetto diretto sulle strategie di innovazione delle imprese operanti nel Motorsport.
La scelta di operare in competizioni in cui sono presenti regolamentazioni “conservative” consente (soprattutto alle imprese più piccole) di sviluppare ambiti di innovazione molto specialistici ed approfonditi e di ridurre i rischi di insuccesso.
Allo stesso tempo questa tendenza riduce nel lungo periodo la capacità di far evolvere le competenze in nuovi ambiti applicativi e/o tecnologie, aumentando i rischi di obsolescenza tecnologica.
In modo simmetrico, la scelta di seguire regolamentazioni “innovative” favorisce lo sviluppo di nuove capacità di innovazione ma allo stesso tempo pone rischi tecnologici che per essere affrontati richiedono maggiori disponibilità di capitale.
Nelle imprese italiane del Motorsport si registra una significativa correlazione positiva fra dimensioni aziendali limitate e focus su strategie tecnologiche di approfondimento di aspetti tecnici “stabili” relativi a regolamentazioni conservative.