Il Principato di Monaco è uno dei più piccoli Stati del pianeta (secondo per estensione solo al Vaticano).
Questo lembo di terra confinante con la Liguria e innestato nella Costa Azzurra è una delle mete turistiche più esclusive del mondo. L’industria dell’ospitalità e dell’intrattenimento muovono l’economia del Paese rappresentando la più importante fonte di reddito dei cittadini monegaschi.
L’evoluzione del piccolo Stato come polo attrattivo delle elite europee e mondiali venne impostata dal lungimirante Carlo III, il regnante che nella seconda metà dell’ottocento volle investire nella realizzazione del Grand Théâtre e promosse la costituzione della Société des Bains de Mer che “federò” le maggiori attrattive turistiche della nazione in un’unica sigla per sviluppare politiche comuni volte a favorire il turismo.
Montecarlo è tuttavia rinomata a livello mondiale soprattutto per il suo storico casinò che da sempre accoglie una clientela elegante ed elitaria mentre negli ultimi anni, per tenere il passo con i tempi, le sale da gioco monegasche hanno ospitato regolarmente anche una tappa dello European Poker Tour, una delle manifestazioni pokeristiche più importanti a livello internazionale che ha portato in Costa Azzura migliaia di iscritti e professionisti provenienti da tutto il mondo.
Il Principato ospita anche altri grandi eventi sportivi come il Monte-Carlo Rolex Master (nel circuito dell’ATP World Tour Masters 1000 di Tennis) e il celebre Gran Premio di Formula 1. La città ha da sempre avuto un forte legame con le auto da corsa e anche in virtù di questa antica liaison, ha dato i natali ad una delle vetture sportive più potenti ed esclusive della storia, la Montecarlo GTB Centenaire.
Forse non tutti sanno che il Principato ospita infatti una casa automobilistica, la Montecarlo Automobile, nata nel 1983 per volere dell’imprenditore e pilota automobilistico Fulvio Maria Ballabio.
Il progetto del fondatore era quello di lanciare una supercar di extra lusso per celebrare il centenario della fondazione dell’Automobile club de Monaco datato 1890. Il disegno e conseguente sviluppo della prima vettura della casa automobilistica fu affidato agli ingegneri Carlo Chiti e Guglielmo Bellasi entrambi esperti nella realizzazione di auto da corsa.
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I materiali utilizzati furono gli stessi utilizzati nella Formula 1 e dunque per il telaio in monoscocca vennero impiegati kevlar e fibra di carbonio, con struttura a nido d’ape.
Questo fattore incise enormemente sui costi di produzione ma rese l’auto estremamente resistente e al contempo leggera. La vettura montava il motore a dodici cilindri (5000 cm³ di cilindrata) della Lamborghini Countach grazie ad un accordo di collaborazione con la casa automobilistica di Sant’Agata Bolognese.
Per esprimere maggiore potenza Chiti rielaborò il motore rendendo il V12 sovralimentato aggiungendo un turbocompressore per bancata. Queste modifiche portarono la potenza erogata a 720 cavalli dai 455 originari, numeri che all’epoca rendevano la Centenaire l’auto più potente in circolazione.
Per gestire al meglio questo patrimonio di forza, il motore venne montato in posizione posteriore centrale trasmettendo alle ruote attraverso un cambio manuale a 5 marce. Per avere una prima vettura ultimata ci vollero cinque anni di progettazione e test, tempi biblici dettati dagli studi aerodinamici che dovevano garantire valori di rigidezza flessionale e torsionale al telaio in proporzione all’espressione di potenza del propulsore.
I tecnici optarono per sospensioni a quadrilatero basso del genere push-rod dotati di barra anti-rollio (le stesse ancora in uso nella F1). Per controllare “la bestia” vennero invece utilizzati freni a disco forati, trasversali e ventilati, dotati di pinze Brembo.
Auto Capital definì la Centenaire come “l’auto innovativa in carbonio che cambierà il volto delle supercar”, così di fatto fu visto che successivamente numerose case automobilistiche si ispirarono alle idee avveniristiche di Chiti e Bellasi.
Nel frattempo Ballabio fissò il costo di listino della Centenaire a 500.000 dollari e iniziò a ricevere centinaia di ordini dai collezionisti di tutto il mondo, dato che preoccupò non poco Chrysler (all’epoca proprietaria della Lamborghini) soprattutto perché diversi clienti annullarono ordini di Diablo preferendo investire sulla GTB Centenaire che garantiva prestazioni di gran lunga migliori rispetto alla concorrente.
Originariamente la Montecarlo Automobile prevedeva la produzione di 100 esemplari di Centenaire, ne vennero completate solo cinque (uno di questi regalato al Principe Ranieri III) visto che la Chrysler decise di togliere di mezzo il neonato e scomodo rivale non fornendo più i motori V12 alla causa automobilistica.
Fu così che venne dismessa la linea di produzione e terminò la breve ma entusiasmante storia della Centenaire, un’auto forse semplicemente troppo avveniristica per la propria epoca.