Michele Crisci, presidente Volvo Italia: l’intervista di Auto Tecnica

michele crisci

Nato a Foligno, 56 anni, laurea in economia e commercio all’Università di Bologna, Michele Crisci ha cominciato la sua carriera professionale nel mondo dell’automotive nel 1992 entrando nel Gruppo Volkswagen dove ha ricoperto numerosi incarichi a vari livelli.

Fra di essi, quelli di Direttore Vendite della Divisione Seat e di Direttore Vendite della Divisione Audi (1999).

E’ in Volvo Italia dal marzo 2001 ed è stato subito nominato Direttore Vendite. Dal 1° ottobre 2006, ricopre la carica di Managing Director e Presidente di Volvo Auto Italia e, dallo stesso anno, ha la responsabilità della Regione Italia-Grecia nell’ambito di Volvo Car Corporation.

Michele Crisci è stato rieletto presidente di Unrae, l’Unione Nazionale dei Rappresentanti di autoveicoli esteri per il triennio 2022-2025.

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Elettrificazione Volvo e stazioni di ricarica ultrafast Powerstop

Presidente, si metta virtualmente al volante dell’auto che verrà, la EX90, e ce la racconti …

Abbiamo definito la ex90 l’inizio di una nuova era, non solo perchè la vettura è una full electric da oltre 500 cavalli di potenza e con fino a 600 chilometri di autonomia, ma anche e soprattutto perchè è un concentrato senza precedenti di tecnologia per la sicurezza, dentro e fuori l’auto. Dal nuovissimo sistema lidar ai sistemi più avanzati per il controllo psicofisico di chi guida…insomma mettersi al volante della ex90 significa mettersi alla guida del futuro.

Il bello delle opinioni è che divergono, anche davanti ai reveal: chi si aspettava una svolta è forse rimasto un po’ deluso dalla evidente parentela con la XC 90. Tradizione o transizione?

La svolta della ex90 sono i contenuti, la bellezza del design era già un plus della xc90. Siamo rimasti fedeli al nostro family feeling ma intorno ad un gioiello assoluto di tecnologia.

Tempi di produzione e di consegna, facciamo a spanne un anno e mezzo, quando arriverà sulle strade italiane la EX90 non subirà già troppi sorpassi?

No, dal punto di vista del design riteniamo che la EX 90 sia ‘senza tempo’ come si dice, così come lo sono la XC 60 e la XC 40. Dal punto di vista della tecnologia pensiamo che Volvo sia davvero molto, molto proiettata nel futuro. E comunque l’auto è ordinabile già oggi…

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Aspettando il 2024 per la EX90, Volvo, già nel 2023, ha in serbo sorprese… Riusciamo a strapparle almeno un trailer?

No, basta avere solo un po’ di pazienza! La ex90 è l’inizio di una nuova era, così come lo fu la xc90 nel 2014… a questa seguì une lunga serie di auto di successo fino a oggi. Così sarà con la ex90. Ed è molto probabile che qualche sorpresa già sia svelata nel corso del 2023.

Volvo, da quando è nata, non è mai scesa a compromessi in fatto di sicurezza e sostenibilità. Anzi, ha anticipato i tempi. Cos’ha in serbo il Brand per rispettare quei valori e sorprendere, ancora una volta, i competitor?

Per noi la sicurezza e in particolare la tecnologia ad essa applicata non è uno strumento di marketing, bensì una missione che ci distingue fin dall’inizio della storia di volvo. Costruiamo auto e dunque dobbiamo proteggere la vita umana e da oggi anche la vita che verrà. Per questo continuiamo a investire in questa direzione, quando le auto non si scontreranno più potranno essere costruite con materiali più leggeri e dunque necessitare di meno energia per muoversi e ridurre così ancora di più l’impatto sul nostro pianeta.

All’elettrificazione completa Volvo ci sta arrivando e ci arriverà per gradi, così come le altre grandi Case. Tuttavia esiste una forte divisione della stampa tra chi è pro-elettrico e chi contro? Crede si possa ancora, in generale, fare un passo indietro? E se dovesse accadere, il mercato come reagirà?

Credo che non si possa e non si debba più tornare indietro. Non è un fatto né ideologico né politico/sociale. Dobbiamo pensare al nostro futuro e garantirlo a chi verrà. Credo che sia tempo di smettere di polemizzare e sia invece tempo di muoversi nella direzione giusta.

Michele Crisci, le chiedo adesso di indossare la divisa di Presidente Unrae. Restiamo sull’elettrico. In tutta Europa cresce, in Italia no, anzi. Principalmente perché?

Principalmente perché mancano infrastrutture di ricarica potenti sul territorio e secondariamente perché non c’è una precisa indicazione data da chi ci amministra.

Quale è la strategia di Unrae per i prossimi mesi? Il cambio di direzione governativo ritiene possa essere un vantaggio o uno svantaggio per l’industria automotive? Avete già programmato un’agenda di incontri con governo e istituzioni?

Abbiamo già cominciato ad incontrare importanti membri del nuovo esecutivo. Ribadisco che secondo me dovremmo smettere di pensare alla transizione come ad un fatto di posizione politica e mettere invece subito delle basi solide per percorrerla a livello economico-sociale e industriale.

Mettendo da parte la politica e ragionando con la logica delle Case che rappresenta Unrae, come pensa si possa incentivare la riconversione industriale italiana e tutelare chi lavora nel mondo automotive nel nostro Paese?

La riconversione industriale va nutrita anche con un mercato in salute che deve essere supportato da manovre ad hoc. Dalla fiscalità, agli incentivi alle infrastrutture. Un mercato in salute con una domanda crescente di nuove tecnologie insieme a specifiche misure a sostegno della riconversione industriale.

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Side view sketch

Quanto il piano incentivi ha soddisfatto le aspettative di Unrae: per niente, poco, oppure tanto?

Bene che siano stati pensati per un periodo triennale, non bene che siano stati riservati solo ai privati e solo molto dopo alle flotte. Male che siano stati pensati con limiti di prezzo troppo bassi.

Ritiene ci siano ancora margini di manovra per apportare correttivi al piano?

Lo spero proprio, anche perché appare chiaro a tutti che così sono inefficaci.

Come, secondo Michele Crisci, si può cambiare la mentalità del consumatore verso la mobilità del futuro e come indirizzare la scelta della sua nuova automobile?

Ci vuole chiarezza nei messaggi, dalle case costruttrici, ai media, ai governi. Questa transizione è una strada difficile da percorrere ma anche un’opportunità per tutti, con in più una finalità importantissima: salvaguardare il nostro futuro e quello di chi verrà dopo di noi. L’automotive lo deve fare così come lo dovranno fare – e lo faranno – tutti gli altri settori dell’industria e dell’attività umana, in tutte le aree geografiche. Nessun continente può sentirsi escluso da questa necessità e dovrà essere attore della transizione.