L’8 dicembre 1982 la gamma Mercedes-Benz si arricchisce dei modelli 190 e 190 E (W 201) che introducono nuovi standard in questo segmento delle berline compatte.
Denominata Baby-Benz, la 190 nacque con due motorizzazioni a benzina, nel 1983 ebbe la variante diesel, la 190 D e l’anno successivo la sportiva ’16 valvole’ 190 E 2.3-16.
L’idea risale agli anni ’70
Pare che si iniziò a parlare di una Mercedes ‘compatta’ già nel 1974, quando il Professor Hans Scherenberg, Membro del CdA, pose le basi per un’auto al di sotto del segmento tipico del marchio per adeguarsi alla crisi petrolifera, senza tuttavia rinunciare alle prerogative di una ‘vera’ Mercedes.
Il via al progetto fu dato il 19 ottobre 1978. In quell’occasione, fu deciso che la 190 dovesse essere più piccola, più leggera e più economica della serie 123.
Furono pure specificati alcuni parametri fondamentali, quali:
- lunghezza totale di 4.420 mm (meno 305 mm rispetto alla 123),
- larghezza 1.678 mm (meno 108 mm),
- altezza 1.383 mm (meno 55 mm).
La massa, infine, fu ridotta di 280 kg rispetto alla 200, passando a 1.080 kg.
Come alla Mercedes-Benz abbiano rispettato queste fondamentali direttiva fu chiaro appena fu tolto il velo, quarant’anni fa, alla nuova 190.
Processo produttivo all’avanguardia
La W 201 fu inizialmente prodotta a Sindelfingen, dove fu creata la linea dedicata all’epoca definita quella più avanzata al mondo a livello di automazione e controllo della qualità.
Con un investimento di 1,4 miliardi di marchi, quel sito fu in grado di produrre, fino al 1993, circa un milione di 190 e oggi è diventato l’impianto leader nella produzione della Classe C.
Efficienza innanzitutto
Nel 1975 il Congresso deli Stati Uniti diede un’ulteriore stretta al ‘Clean Air Act’ introdotto 5 anni prima decidendo che dal 1985 in poi il consumo medio delle auto prodotte da un Costruttore non doveva superare gli 8,3 litri per 100 km.
Anche per questo motivo la 190 fu vista come una vettura cruciale per mantenere la presenza della Mercedes-Benz sull’importante mercato statunitense.
Un contributo importante nel raggiungere un basso consumo fu determinato dall’eccellente aerodinamica che consentì un Cx di 0,34.
Anche il contenimento della massa, senza pregiudicare la sicurezza attiva e passiva dei passeggeri, fu un altra area in cui si intervenne con tecnologie innovative.
Sospensione moderne
Al posteriore troviamo una sospensione multilink a 5 bracci, una primizia per l’epoca e una rivoluzione nel controllo della dinamica del veicolo, con la deformazione controllata di un quadrilatero che genera variazioni di camber durante l’escursione della ruota e controlla le forze longitudinali e trasversali.
Davanti una sospensione ispirata alla MacPherson ma con ammortizzatore e molla separati, col primo che funge da puntone.
Il designer è italiano
All’epoca a capo del design della Daimler Benz c’era Bruno Sacco e nel suo team era già presente Peter Pfeiffer che sarebbe stato poi il suo successore.
Uno degli input del design fu che la ‘Baby Mercedes’ non dovesse essere semplicemente una classe S ridotta in scale ma avere una personalità propria.
Per questo, oggi, la 190 appare più moderna di una delle altre Mercedes coeve, segno che il lavoro di Sacco e del suo team ha davvero creato un nuovo paradigma stilistico che si è poi trascinato anche sulle Mercedes di classe superiore venute dopo la 190.
Motorizzazioni
Il primo motore quattro cilindri 2.0 litri della 190 del 1982 era alimentato a carburatori ed erogava 90 CV.
Quello della 190 E era a iniezione ed erogava 122 CV. La versione diesel della 190 D dava 72 CV e vantava un efficace isolamento acustico del motore per limitare la rumorosità tipica dei diesel del periodo.
Concludiamo ricordando la versione 190 E 2.3-16 che montava un motore da 185 CV con testata 16 valvole sviluppata in collaborazione con la Cosworth.
La produzione della 190, nelle varie versioni, continuò fino al 1993.
(Foto © Mercedes-Benz AG)