Mercedes 190, nel 1990 il primo esperimento di mobilità elettrica

La diffusione dell’elettrificazione nel settore automobilistico sta correndo veloce. Negli ultimi anni la maggior parte delle Case automobilistiche ha investito molto su questa soluzione, dando vita a delle gamme di modelli che identificano vetture a emissioni contenute. Una di queste è Mercedes-Benz che nel 2016 ha ufficializzato la nascita del marchio EQ che ad oggi identifica i modelli spinti da powertrain elettrici. Ma la storia insegna che il passato contiene spunti interessanti che dimostrano come l’evoluzione che arriva forzata da un momento all’altro porta con sé anni di invenzioni, studi e test. Nel 1990, infatti, Mercedes aveva presentato nell’area del mercato dell’innovazione il primo esempio di elettro mobilità della Casa: una 190 (W201) convertita con un powertrain elettrico.

Le caratteristiche principali

Le tecnologie utilizzate nel 1990 sicuramente non sono paragonabili a quelle attuali. La 190 elettrica, nella sua prima configurazione, venne utilizzata per testare diverse soluzioni sia nel powertrain sia nel pacco batterie. Nel dettaglio, i dispositivi di accumulo erano principalmente formati da celle al cloruro di nichel-sodio o solfuro di sodio ad alta energia che permettevano di avere a disposizione una densità energetica nettamente superiore a quella delle batterie al piombo. Uno dei principali problemi riscontrati era l’alta temperatura d’esercizio di questi sistemi che si aggirava intorno ai 300°C.  L’obiettivo della Casa della Stella era quello di valutare il comportamento e il funzionamento dei diversi elementi in situazioni reali con vibrazioni, accelerazioni e variazioni di temperatura.

L’evoluzione del progetto

L’interesse che aveva suscitato la 190 elettrica al suo debutto convinse gli ingegneri e i tecnici Mercedes a concentrare i loro sforzi per migliorare il progetto. Nel marzo 1991 durante il Salone di Ginevra venne presentata una 190 elettrica in versione evoluta. Il peso aumentava solamente di 200 chilogrammi rispetto ad un modello ad alimentazione tradizionale mentre lo spazio dell’abitacolo rimaneva pressoché invariato. A livello di powertrain, la 190 presentava un motore elettrico a magneti permanenti da 22 cavalli su ciascuna ruota posteriore. Il tutto veniva alimentato da un pacco batterie al cloruro di sodio-nichel che veniva ricaricata anche con la frenata rigenerativa.

Dal 1992 iniziano i test pratici

Dal 1992 Mercedes e altre case automobilistiche con un totale di 60 vetture parteciparono ad una sperimentazione sul campo, finanziata anche dal governo tedesco. L’obiettivo era quello di valutare l’utilizzo di questo tipo di veicoli nell’uso quotidiano. Venne scelta la costa tedesca del Mar Baltico, precisamente l’isola di Rügen. La Casa della Stella inviò per questo test dieci berline 190 della serie W201. Una di queste raggiunse addirittura la quota di 100.000 chilometri di test compiuti in un anno. Un progetto importante quello di Mercedes che non riuscì mai a decollare per i problemi legati ai costi, all’autonomia, al riciclaggio delle batterie e all’infrastruttura. Tutti problemi che oggi sono ancora presenti e ai quali le Case automobilistiche stanno cercando di trovare soluzioni grazie ad ingenti investimenti.