A importare la prima Maserati da corsa di sempre in Argentina, realtà nella quale si sono sviluppati talenti come quello di Juan Manuel Fangio, pare sia stato un uomo ricordato non solo per i risultati sportivi conquistati al volante, ma anche per una certa tendenza a esagerare con le parole e la fantasia.
Al cognome, Malcolm, alternava due diversi nomi a seconda del contesto in cui si trovava: poteva trattarsi di Juan Augusto, quando era il caso di dare un sapore sudamericano, oppure John, se era preferibile evidenziare le radici scozzesi che lo caratterizzavano.
Esponente di una benestante famiglia di allevatori e agricoltori, impegnato in politica come sindaco e pilota per diletto, ha raccontato di aver partecipato, in una carriera sviluppata fra gli anni ’20 e i ’40 del secolo scorso, a competizioni come la 500 Miglia di Indianapolis e un paio di GP in Francia, dove sarebbe arrivato vicino al podio.
Le avventure che ha narrato hanno incluso anche qualche giro in testa durante una gara corsa sul tracciato tedesco del Nurburgring, prima che la sua vettura alzasse bandiera bianca per un guasto tecnico.
Tutte balle?
Sembra di sì, anche se ciò non ridimensiona troppo la statura di una figura che nel panorama automobilistico argentino, nella prima metà del ‘900, ha fatto la sua parte contribuendo all’ambiente in cui sono sbocciati Fangio, diventato mattatore in F1 con cinque titoli conquistati negli anni 50, e José Froilán González, il primo a portare la Ferrari alla vittoria nella massima categoria su quattro ruote, anno 1951.
A immergersi nella storia di Malcolm, di recente, è stata la Casa d’aste britannica Bonhams, sulle tracce del gaucho per capire le origini di quella che viene indicata come la prima Maserati ad aver messo le ruote sul suolo argentino, venduta al miglior offerente giusto qualche settimana fa.
Facendo lo slalom fra verità e bugie, dettagli e imprecisioni, resoconti ed esagerazioni, la ricostruzione delle principali vicende sportive e burocratiche dell’auto è stata possibile grazie a documenti che hanno incluso ricevute, fatture e lettere provenienti dallo staff Maserati, confermando che nel 1929 Malcolm aveva fatto visita a Bologna e si era messo d’accordo per fare arrivare la vettura, che doveva essere ancora realizzata, in Argentina.
Pagato un acconto di 30.000 Lire, cioé un terzo del totale, Malcolm aveva ricevuto l’auto nel 1930 dopo un viaggio su un transatlantico della marina mercantile italiana partito da Genova.
Il 1° marzo, scusandosi per alcuni ritardi, dall’Emilia avevano scritto che la sua Maserati era in attesa di imbarco e incluso qualche consiglio tecnico: “Per le corse di velocità facciamo preghiera di montare delle candele Champion”, si legge.
E ancora, per trovare maggiori prestazioni e limitare il surriscaldamento del motore: “La miscela da noi usata ha la seguente composizione. Alcool denaturato 45%, benzolo 45%, etere salforico 10%”.
Toni e contenuti da un passato lontano, questi, a evidenziare le distanze tecnologiche e di vocabolario che separano l’oggi dall’allora.
Sempre nel 1930, da Bologna, sono partiti alla volta dell’Argentina oltre sette chilogrammi di ricambi, fra cui otto pistoni e altrettante bielle. “Non sono finite di lavorazione”, hanno scritto dall’Emilia, “ed è necessario ultimarle con le misure esatte dell’albero a gomito, preghiamo pure di osservare che nell’aggiustaggio la biella dovrà non forzare, ma bensì girare liberamente e non occorre nessun canale per l’olio”.
La vettura era una Tipo 26B a due posti, 2.100 di cilindrata, otto cilindri in linea, sovralimentata.
Dotata di cambio a quattro marce, raggiungeva un regime massimo di 5.500 giri e poteva esprimere attorno ai 150 cavalli, con una velocità di punta che sfiorava i 200 km/h.
La sua prima gara si è svolta nell’area di Buenos Aires. Il risultato, un terzo posto.
Nel 1932 è in Uruguay, a Montevideo: Malcolm va in testa ma ha un incidente.
Con lui c’è Angel Piaralise: i due posti della Maserati servivano per avere la possibilità di portarsi dietro un meccanico, vista l’alta probabilità di capricci tecnici.
Sistemata dopo lo schianto, l’auto si presenta con una nuova livrea: in un’era in cui il colore delle vetture era legato alle nazionalità, passa al rosso italiano dopo una colorazione iniziale bianca e blu, a rappresentare la Scozia.
Qualche anno più tardi apparirà anche in versione gialloblu, l’abbinamento del Paese sudamericano.
Durante la sua attività, la 26B di Malcolm ha saputo affermarsi sul gradino più alto del podio in diverse occasioni e ha partecipato a competizioni dai nomi suggestivi come la 500 Miglia di Rafaela, il circuito Primavera e il Premio Consuelo.
I risultati evidenziano la parabola di una vettura di fascino che si è espressa fino al 1938, mentre il pilota ha proseguito la sua carriera per altri dieci anni fra avventure e leggende, alimentando una serie di misteri che includono data e luogo di nascita.
Forse 1901 o magari 1898, in Scozia oppure Sud America.
Rispetto agli anni 10 del ventesimo secolo, ha raccontato di aver vissuto in Inghilterra e di essere diventato, propri lì, campione di motociclismo. Ma anche di aver lavorato alla Bugatti.
Pure la stampa argentina si è confusa, parlando di lui: alcuni l’hanno definito ‘il gaucho scozzese’, altri ‘l’inglese’.
Tutto ha fatto brodo, in ogni caso, contribuendo alla creazione di un piccolo mito che oggi vive ancora nei suoni, nelle forme e nelle storie di uno dei mezzi più iconici guidati da Juan Augusto Malcolm, o forse John, nato in Argentina oppure in Europa, tirocinante su due ruote, o magari nelle officine della Bugatti.
Di certo, il 9 luglio scorso la sua Maserati è stata acquistata all’asta per 967.000 sterline, superando abbondantemente la barriera del milione di euro.
Testo Jefffrey Zani – Photo Credits Bonhams