Un successo durato quattro generazioni che ne ha fatto il modello più rappresentativo del marchio, con record vendite e produzione, non bastano: per Kia Sportage il segmento C-Suv non è ancora stato conquistato del tutto, almeno non rispetto alla concorrenza che se da un lato si fa sempre più agguerrita (oggi i competitor diretti sono una ventina, entro qualche anno daranno oltre il doppio) dall’altra mostra nel mix di vendite una maggior “presenza” di trazioni integrali. In risposta, con il restyling che porta migliorie interne e nuovi sistemi di sicurezza attiva, arriva una gamma aggiornata tutta in regola con Kia Sportage Euro 6D-Temp e soprattutto ristrutturata che propone finalmente l’inedita combinazione tra il propulsore 1.6 CRDi (nella versione da 136 CV) e la trasmissione AWD, abbassando la soglia di accesso alle versioni 4×4 prima limitati ai due litri. Gamma e novità condivise con Hyundai Tucson, presentata a poca distanza.
La nuova serie “U”
I rinnovati 1.6 CRDi rimpiazzano i precedenti 1.7 e 2.0 “base”. Interamente nuovi, si distinguono per le tecnologie mirate a una maggiore efficienza (+11,5%), che vanno da un blocco cilindri più leggero al sofisticato Thermal Management per la gestione intelligente del raffreddamento, alla combustione ottimizzata tramite una camera di scoppio ridisegnata e iniettori piezoelettrici con pressione di iniezione di 2.200 bar, riduzione attriti interni e pompe dell’olio a portata variabile. Le varianti sono due, 115 e 136 CV, con coppia di 280 e 320 Nm erogati a intervalli di giri leggermente differenti. Il sistema di depurazione dei gas di scarico prevede il filtro SCR e l’impiego di AdBlue vaporizzato nello scarico per abbattere i NOx. Per il più potente in alternativa al manuale è disponibile il cambio doppia frizione DCT-7 con diverse combinazioni di allestimento: i livelli sono infatti stati razionalizzati e ridotti da quattro e tre eliminando di fatto l’entry level.
Il 2.0 diventa ibrido
Per il 2 litri, Kia ha elaborato una soluzione che consente di rendere questo potente turbodiesel più competitivo senza farlo diventare troppo costoso: la risposta è il Mild Hybrid, costituito da una batteria agli ioni di litio da 436 Wh, un trasformatore e un motorino elettrico con funzioni di starter/booster che fornisce una potenza supplementare di circa 16 CV in accelerazione alleggerendo il lavoro del due litri nelle fasi più impegnative e recuperando l’energia in frenata e decelerazione. Il motore funziona con corrente 12 Volt, convertita appunto dal trasformatore in 48 V (e viceversa) che donano affidabilità e prestazioni migliori al sistema di stoccaggio. I consumi sono così stati abbattuti del 7% (5,8 l/100 km il dato dichiarato con il ciclo NEDC, 6,6 con il nuovo WLTP) con emissioni di CO2 minime di 149 g/km secondo il ciclo NEDC e 174 con il WLTP, anche grazie alla funzione di start&stop che ha la possibilità di accompagnare il motore allo spegnimento già al di sotto dei 30 km/h, senza aspettare l’arresto definitivo. Questa motorizzazione in Italia include di serie il nuovo cambio automatico a otto rapporti ed è offerta con trazione AWD in due allestimenti, Energy e GT Line, a 36.000 e 38.500 euro.