Naturale evoluzione della 500 tre cilindri Mach III, la Kawasaki Mach IV 750 (H2), la migliorò sotto molti aspetti ed è da considerare la massima espressione della tecnologia Kawasaki dell’epoca.
La serie delle Kawasaki tre cilindri fur infatti prodotta anche nelle cilindrate di 250 e 350, rarissime in Italia poiché all’epoca l’importazione delle giapponesi di queste cilindrate era vietata se non contingentata, e di questa la 750 rappresentava il pinnacolo.
Successivamente alla H2 fu anche commercializzata anche una versione di 400 cc.
La Mach IV è complessivamente la più riuscita della serie, poiché univa prestazioni eccezionali a una erogazione più fruibile, un buon freno a disco anteriore e alcuni spunti estetici destinati a fare scuola, come la parte finale scatolata della sella e gli scarichi coi terminali rialzati che slanciavano il retrotreno.
Anche la tenuta di strada, da molti definita inadeguata alle prestazioni, migliorava sensibilmente con un paio di ammortizzatori di maggior qualità degli originali e un manubrio più raccolto.
Accreditata di oltre 70 CV la Kawa ‘sette e mezzo’ sfiorava davvero i 200 orari, limite solo ambiato dalla maggior parte delle concorrenti di pari cilindrata col motore 4 tempi. Prodotta dal 1971 al 1975, come le altre due tempi di grossa cilindrata fu anch’essa vittima delle limitazioni alle emissioni in vigore negli USA, in particolare in California e uscì di produzione quando non era certo superata.
Oggi la Kawasaki Mach IV 750 (H2) è un pezzo oggi estremamente ambito dai collezionisti di moto del periodo anni ’70 che si è già ritagliato un posto privilegiato nella storia della motocicletta.
Buona visione!