I veicoli su ruote della Cavalleria italiana: esaminiamo le caratteristiche e gli impieghi dei veicoli ruotati della nostra Cavalleria.
Tecnologia e tradizione
La Cavalleria é una specialità polivalente, che dall’antichità ad oggi si é evoluta in chiave tecnologica ed ha ampliato i suoi campi di impiego, mantenendosi nel contempo fedele alle proprie tradizioni. Oggi la Cavalleria é una delle Armi dell’Esercito Italiano che ha raggiunto un alto grado di efficienza e specializzazione e viene impiegata con successo negli attuali scenari operativi, come le operazioni internazionali e le missioni di pace. Per adempiere al meglio ai suoi compiti, la Cavalleria italiana dispone di un insieme di assetti ruotati, cioé di veicoli dotati di ruote, che costituiscono altrettanti concentrati di conoscenze tecniche che spaziano dai materiali avanzati all’elettronica, senza trascurare la parte meccanica, sia per quanto riguarda i motori che gli altri sistemi finalizzati a garantire efficienza ed affidabilità unitamente alle prestazioni richieste per poter operare su ogni tipo di terreno.
Per vedere da vicino i veicoli in dotazione alla Cavalleria ci siamo avvalsi della collaborazione dello Stato Maggiore dell’Esercito e del Reggimento Savoia Cavalleria, un reparto operativo tra i più noti della Forza Armata, che fa della sua storia e delle sue tradizioni un punto di forza, che si affianca alla componente tecnologica ed alle moderne dottrine di impiego. Presso il Savoia abbiamo visto che i mezzi in dotazione ad un tipico reggimento italiano di Cavalleria includono la Land Rover Defender, la Blindo Puma, la possente Blindo Armata Centauro ed il celebre IVECO Lince. Quest’ultimo costituisce un veicolo tattico allo stato dell’arte dotato di elevatissime capacità di sopravvivenza in ogni situazione ma, soprattutto, é un mezzo protetto dagli effetti delle cariche esplosive tra le quali rientrano i famigerati “ordigni improvvisati”, una minaccia con la quale si confrontano i contingenti oggi impegnati nelle missioni internazionali. Per esporre con chiarezza le caratteristiche di ciascuno di questi mezzi, abbiamo diviso la loro trattazione in singoli paragrafi, uno per ogni veicolo.
Land Rover Defender (AR 90)
Nell’Esercito Italiano la nota Land Rover Defender ha ereditato il ruolo tipicamente “utility” che fu della FIAT Campagnola. In ambito militare la vettura viene designata AR 90 (oppure A.R. 90) e non vi sono grandi differenze tra un modello civile ed uno militare, per cui ci sembra interessante parlare soprattutto degli aspetti d’impiego e manutentivi. In un reparto operativo come il Savoia Cavalleria, la Defender riveste il ruolo di autoveicolo leggero da ricognizione ed é usata dai Comandanti di Reparto. Come noto, grazie alle proprie specifiche tecniche, consente una elevata mobilità in fuoristrada unita ad una grande facilità di impiego. Nelle operazioni al di fuori del contesto nazionale, la Defender trova la sua collocazione soprattutto nei Teatri Operativi caratterizzati da bassa e media intensità. In ambito militare i carburanti ed i lubrificanti impiegati sono contraddistinti dal loro codice NATO, che serve a garantire la continuità logistica, cioé i rifornimenti, nei diversi scenari operativi ed addestrativi.
Tuttavia é possibile impiegare anche prodotti di tipo commerciale. Nei Paesi in via di sviluppo accade anche di trovare del gasolio sporco o, comunque, dotato di caratteristiche inferiori rispetto a quello comunemente disponibile in Italia. A questo problema, che si somma alla necessità di dover operare in ambienti aggressivi nei riguardi della meccanica, ad esempio perché sabbiosi, si fa fronte anticipando le manutenzioni programmate rispetto alle normali scadenze. In questo modo si riesce a salvaguardare l’integrità meccanica anche quando il carburante viene acquistato in loco, nel corso di una missione internazionale. Per quanto riguarda la Defender la filosofia manutentiva non prevede l’adozione di filtri aria speciali o di lubrificanti dedicati, ma l’intensificazione delle lavorazioni relative alla normale manutenzione periodica, curando sempre la pulizia e la sostituzione dei filtri dell’aria.
IVECO VM 90
Negli anni ’90 questo mezzo é stato il tuttofare dei nostri militari ed ha partecipato a tutte le missioni internazionali che hanno visto l’impegno delle nostre Forze Armate. Ancora oggi affidabilità e robustezza restano le sue doti maggiormente apprezzate. Si tratta infatti di un veicolo versatile, tuttora molto diffuso nell’Esercito, anche se non più recentissimo. Per questa ragione, il suo impiego attuale viene relegato ai teatri a bassa intensità, mentre nelle aree che richiedono un impegno operativo e tattico maggiore, stante la presenza di un livello di minaccia più elevato, viene impiegato il VTLM Lince, che garantisce un livello di protezione nettamente superiore ed é disponibile in più configurazioni, oltre a poter essere “personalizzato” sulla base delle richieste degli operatori, cioé delle numerose Forze Armate che lo hanno adottato.
IVECO VTLM LINCE
Questo veicolo, dalle caratteristiche tecniche altamente innovative, é conosciuto ed apprezzato in ambito internazionale e rappresenta un sistema completo, modulare, contraddistinto da una filosofia costruttiva che ne esalta, a livello strutturale, le elevatissime capacità di resistere alle esplosioni, in particolar modo a quelle generate da mine ed ordigni spesso definiti artigianali, ma non per questo meno insidiosi. L’IVECO Lince (Veicolo Tattico Leggero Multiruolo per l’Esercito) rappresenta un punto di riferimento a livello mondiale, come testimonia il successo commerciale ottenuto. L’intero progetto definisce un sistema aperto e modulare, in grado di ricevere upgrade nel corso della propria vita operativa, accogliendo quei sistemi di comunicazione, protezione e combattimento che si renderanno disponibili nell’arco del tempo, quindi anche successivamente all’entrata in servizio del veicolo stesso. Tra i Paesi che lo hanno acquistato vi sono numerose nazioni industrializzate, che lo hanno scelto dopo averlo valutato e testato. Tra gli utilizzatori annoveriamo ad esempio il British Army, che ha ordinato un primo lotto di 401 unità ed ha adottato la denominazione “Panther”. Nel concetto di architettura aperta, che deriva dal settore aerospaziale e si applica perfettamente al Lince, si inserisce la possibilità di applicare un kit addizionale di blindatura, che consente di incrementare ulteriormente le già notevoli doti di protezione balistica. Questo kit può anche essere montato direttamente sul campo.
Con il Lince, la filosofia sviluppata a suo tempo per il velivolo Tornado e, in epoca più recente, con l’Eurofighter, é stata trasferita ad un veicolo terrestre, pensato ab initio per ricevere ed implementare armi e sistemi che vedranno la luce nel futuro. Come spesso si verifica per i prodotti dell’industria italiana, il Lince possiede anche un design gradevole e grintoso che, al suo apparire, ha fatto “invecchiare” di colpo i veicoli tattici della concorrenza. Inevitabilmente, dei cinque uomini trasportati, il mitragliere é quello più esposto, dal momento che il suo busto sporge dalla sagoma protetta del Lince. Tuttavia, trovandosi a contatto con l’ambiente esterno, é anche l’uomo che ha la migliore percezione e consapevolezza della situazione, superiori a quella che può venir fornita dai sensori opto-elettronici. Per incrementare la protezione del soldato addetto alla ralla, cioé alla mitragliatrice posta sul tetto, e risolvere il problema della sua vulnerabilità nei riguardi delle possibili minacce provenienti dall’ambiente esterno, sono stati previsti due tipi di soluzioni. La prima prevede l’adozione di scudi balistici sui quattro lati della torretta, anziché su uno solo. La seconda contempla l’adozione di una sofisticata torretta automatizzata (o “remotizzata”), che elimina la necessità di avere un uomo per metà fuori dal guscio protettivo del mezzo. Nella versione standard, logicamente la più diffusa, il Lince é un veicolo tattico a trazione integrale permanente, in grado di trasportare il conducente più quattro soldati. E’ dotato di un potente turbodiesel common rail (v. scheda tecnica) ma, soprattutto, di un eccezionale livello di protezione balistica. La prima volta che ci si avvicina al Lince, l’elemento che più ci colpisce é la semplicità del disegno e la funzionalità che troviamo in tutte le soluzioni, grandi e piccole. Si tratta di caratteristiche che non é raro trovare sui veicoli nati a seguito di specifiche e per impieghi prettamente militari, ma sul possente 4X4 di IVECO la ricerca di praticità e funzionalità é spinta al massimo. Il veicolo é assemblato con grande cura, come si evince esaminando le battute delle porte e le giunzioni dei pannelli della carrozzeria.
Le porte sono pesanti come quella di una cassaforte, ma risultano agevoli sia in fase di apertura che di chiusura. Ovviamente il motore ha beneficiato del know how di IVECO nel campo dei diesel common rail, il che torna a vantaggio dell’affidabilità, in quanto si tratta di propulsori moderni ma al tempo stesso collaudatissimi, in virtù della loro diffusione a livello globale. Il motore adottato sul Lince é un classico 4 cilindri in linea da 136 kW (185 hp) per una coppia massima di 456 Nm a soli 1.800 giri/min. La versione che abbiamo esaminato presso il Savoia Cavalleria é dotata di cambio automatico a sei rapporti più retromarcia, di produzione ZF. La massa oscilla tra 6,4 e 7 tonnellate, secondo le varianti e gli allestimenti. A bordo la strumentazione si presenta notevolmente intuitiva e non molto diversa da quella di un Daily. E’ obbligatorio indossare l’elmetto ed allacciare le cinture. La trasmissione automatica non ha nulla da invidiare a quella di una grande berlina, in quanto non si avvertono strappi né vuoti, mentre si beneficia di un inatteso confort. Il rombo del motore é pieno e corposo, ma viene sensibilmente attenuato dalla pesante struttura che circonda gli occupanti. Nei guadi e nel fango é meglio procedere con decisione e non rallentare troppo, per evitare di impantanarsi. In presenza di fango, percorrendo le curve più strette con l’acceleratore premuto il controsterzo riesce istintivo, per cui la guida non risulta troppo impegnativa e permette anche di divertirsi, nonostante la massa imponente del veicolo. Oltre al British Army, la lista degli acquirenti stranieri é lunga e comprende tra gli altri Spagna, Belgio, Norvegia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia ed Austria. Per facilitare il trasporto gli ingombri sono stati definiti tenendo conto dell’imbarco sui velivoli cargo più diffusi, come l’Alenia C-27J, l’onnipresente Lockheed C-130 Hercules (che può imbarcare due esemplari del Lince), il quadrireattore Boeing C-17 (otto esemplari), mentre il mastodontico C-5 Galaxy può trasportare 15 esemplari del blindato IVECO.
LA SCHEDA dell’IVECO LINCE (versione standard)
La struttura del veicolo è “modulare” e la configurazione varia a seconda degli operatori, rendendo quindi il Lince adatto ad usi differenti quali trasporto del personale, pick-up ed ambulanza protetta. Le sospensioni indipendenti, la trazione integrale permanente ed una ripartizione ottimale dei pesi assicurano la massima mobilità. Il Lince vanta una velocità massima di 130 chilometri orari, può superare pendenze del 60% e guadi profondi sino a un metro e mezzo. L’abitacolo costituisce una “cellula di sopravvivenza”, con seggiolini anti-crash ed uno scudo di protezione conformato a “V”, che smorza l’onda d’urto di un’eventuale esplosione. Nessun componente si trova al di sotto del pavimento. In questo modo si evita che un’eventuale esplosione possa scagliare parti meccaniche all’interno dell’abitacolo.
Motore: IVECO turbodiesel common rail, cilindrata complessiva 3 litri, potenza massima 136 kW (185 hp) a 3.700 giri/min., coppia massima 456 Nm a 1.800 giri/min.
Trasmissione: automatica ZF a sei rapporti, oppure manuale a 5 rapporti + RM
Freni: a disco sulle quattro ruote con sistema pneumoidraulico
Dimensioni: lunghezza 4,79 m, larghezza 2,20 m, altezza 2,05 m (variabile secondo la specifica configurazione e l’armamento installato).
Massa Complessiva: stimata tra 4,6 e 7 tonnellate secondo i sistemi d’arma, comunicazione e protezione presenti sui singoli esemplari.
VBL (Veicolo Blindato Leggero) PUMA
Presso il Reggimento Savoia Cavalleria, che da vent’anni ha la propria sede alle porte della città di Grosseto, abbiamo potuto visionare anche la Blindo Puma (VBL per l’Esercito Italiano), osservandola sul terreno di prova limitrofo alla caserma. Si tratta di un’area piuttosto estesa, dal profilo pianeggiante, attraversata da percorsi specifici per ogni mezzo che sono stati costruiti dai militari del Genio per poter testare i veicoli in dotazione al reparto. L’addestramento può avvenire anche al di fuori dei tracciati e, in questo caso, vi é la possibilità di affrontare le zone fangose che si formano dopo le piogge. Il VBL Puma é classificato come blindato leggero, ma pesa nove tonnellate ed é un veicolo 6X6 (ci riferiamo alla versione che abbiamo esaminato), con significative capacità di ricognizione e combattimento. Questo mezzo, se paragonato al Lince che é di realizzazione più recente, appare dotato di un’architettura più tradizionale, ma é anche molto affidabile. Mentre il Lince é nato sulla base di specifiche tecniche scritte sulla scorta dell’esperienza dei teatri operativi attuali, il Puma fu pensato alla fine della Guerra Fredda. Le due versioni (4X4 e 6X6) possiedono ottime doti di motricità su ogni tipo di terreno, una efficace blindatura, la capacità di operare in ambienti ostili ed aggressivi dal punto di vista biochimico e nucleare.
Il Puma fornisce il meglio di sé nelle missioni di esplorazione, tipiche di un reparto di Cavalleria, anche grazie al fatto di possedere una massa molto più piccola di una Centauro e, quindi, di potersi occultare con maggiore facilità. Infatti, abbassando le parti mobili dello scafo e gli accessori (parabrezza, tranciacavi e portello del mitragliere), si delinea una sagoma sostanzialmente piatta, alla quale si può aggiungere il camuffamento offerto da reti e fogliame. In questo modo, in mezzo alla vegetazione, l’effetto mimetico risulta estremamente efficace. Un’altra considerazione che ci hanno riferito i Cavalieri di Savoia é la versatilità di questo veicolo nelle strette stradine e nei villaggi del Medio Oriente, dove il VBL é stato (e viene) estesamente impiegato dai nostri militari in missione sotto l’egida dell’ONU. Oltre all’attitudine alla ricognizione, occorre ricordare le significative capacità di combattimento del VBL, che dispone di una potenza di fuoco di tutto rispetto in rapporto alla tipologia del veicolo. In torretta (o ralla) si possono montare mitragliatrici del calibro di 5,56 – 7,62 oppure 12,7 millimetri, mentre il veicolo può costituire la piattaforma per potenti sistemi controcarro (Milan e Panzerfaust). In definitiva, i compiti che può assumere il VBL Puma sono quelli di esplorazione, ricognizione, check point, comunicazioni e comando, combattimento e difesa controcarri. Inoltre, in aggiunta all’equipaggio, può trasportare anche due esploratori oppure due incursori. Questo veicolo é stato realizzato dal CIO (Consorzio IVECO-Oto Melara) ed é un esempio recente di blindato ruotato, una soluzione che ha una grande tradizione nella storia militare ed industriale del nostro Paese.
La realizzazione più nota ed imponente nel campo dei blindati su ruote di produzione italiana é rappresentata dalla Blindo Armata Centauro (v. oltre) che, nei Reggimenti di Cavalleria dell’Esercito Italiano, opera a fianco del VBL Puma. Quest’ultimo é assai amato dagli equipaggi che, nell’arco del tempo, hanno imparato ad apprezzarne le buone qualità. Al primo posto possiamo segnalare l’ottimo livello di protezione, garantito in primis dalla blindatura in acciaio balistico, che si unisce alla ulteriore protezione da agenti non convenzionali, di natura chimica, batteriologica e radioattiva. Il quattro cilindri FIAT-IVECO, inoltre, possiede una eccezionale affidabilità unita alla facilità di manutenzione e riparazione, tutte doti molto apprezzate da chi deve operare in contesti lontani dall’Italia e deve sempre poter contare sul mezzo meccanico. Siamo rimasti particolarmente impressionati dalla capacità del VBL di procedere veloce su terreni accidentati e fangosi senza neanche beccheggiare, tanto che la blindo sembra quasi “volare” a bassa quota sul terreno ed é indifferente alle sue asperità. In questo modo le buche allagate vengono superate senza nemmeno rallentare, ma tenendo sempre l’acceleratore premuto. Sul terreno di prova del Savoia il VBL Puma ci ha sorpresi e si é dimostrato superiore alle nostre attese.
Scheda Tecnica del VBL Puma 6X6
Rgt. Savoia Cavalleria, Esercito Italiano
Disponiamo dei dati tecnici relativi a questo interessante veicolo multiruolo, assai diffuso nel parco macchine dei reparti di Cavalleria dell’Esercito Italiano. La scheda si riferisce in particolare alla versione 6X6, oggetto del fotoservizio.
Motore: FIAT 8042.45 TCA, 4 cilindri in linea, alesaggio X corsa mm 104 X 115 – cilindrata complessiva 3.908 cm3 – ciclo diesel con iniezione diretta, sovralimentato mediante turbocompressore Garrett a gas di scarico – rapporto di compressione 17 : 1 – potenza max 132 kW (norme DIN) a 3.000 giri/min. – coppia max 480 Nm (norme DIN) a 1.600 giri/min. – cambio a 5+1 rapporti.
Prestazioni: velocità max circa 110 km/h – pendenza longitudinale superabile 60% – pendenza laterale superabile 30% – guado superabile senza preparazione circa 0,8 metri – autonomia 700 chilometri.
Dimensioni e Geometria: angolo d’attacco 50o – angolo d’uscita 49o – luce sotto lo scafo 390 millimetri – lunghezza scafo 5.075 mm – carreggiata anteriore e posteriore 1.945 mm – sospensioni con schema McPherson – pneumatici 11.00-16 tubeless.
Armamento: una mitragliatrice calibro NATO 7,62X51 (in alternativa mitragliatrice Minimi calibro 5,56 o Browning 12,7 mm) – sei tubi lancia fumogeni Galix – possibilità di impiego di sistemi anticarro Milan o Panzerfaust.
Capacità di sopravvivenza in combattimento: sagoma di basso profilo ed impatto visuale in relazione a massa e dimensioni, scafo in acciaio balistico saldato ad alta resistenza, con possibilità di aggiungere elementi di protezione addizionali – sistema di climatizzazione (testato in Medio Oriente anche nelle più recenti operazioni) e protezione da agenti di tipo nucleare, biologico e chimico – sistema antincendio, con modalità sia automatica che manuale per il vano motore, automatica per l’abitacolo – sistema di amplificazione della visione notturna – sistema di allarme in caso di ingaggio mediante laser – 2 set da 3 lanciafumogeni Galix – vernice e schema mimetico NATO a bassa osservabilità – verricello – tranciacavi abbattibile.
Blindo Armata B-1 Centauro: potenza ed eleganza
La tradizione dell’industria italiana nel settore dei veicoli blindati montati su ruote ha trovato il suo apice nel progetto della blindo Centauro, una macchina che coniuga possenza ed eleganza unite a prestazioni eccezionali e ad una potenza di fuoco molto elevata. Questa blindo rappresenta oggi la spina dorsale dei reparti di Cavalleria dell’Esercito Italiano e assolve nel migliore dei modi ai compiti tipici di queste unità. “Le unità di cavalleria” -spiega un ufficiale del Reggimento Savoia Cavalleria- conducono un’attività esplorante a livello tattico volta ad acquisire dati informativi sull’avversario e sulle caratteristiche ambientali, attraverso l’osservazione visiva e/o strumentale, al fine di soddisfare le necessità delle Unità Elementari e Complesse in cui si trovano ad operare. L’esplorazione può essere condotta con modalità nascosta o mediante combattimento. La prima si sviluppa impiegando forze che mirano alla ricerca delle informazioni, evitando il contatto con l’avversario, ed è pertanto attuata con l’ausilio di particolari strumenti che esaltino la capacità di vedere senza essere visti. La seconda -prosegue il nostro interlocutore- si concentra invece sulla ricerca del contatto, per costringere l’avversario a svelare la propria presenza ed entità”. Questa spiegazione ci aiuta a comprendere meglio le caratteristiche ed il grande potenziale della Blindo Armata Centauro.
In considerazione delle doti di polivalenza della Centauro darne una descrizione sintetica non é semplice. Per chi non la conoscesse potremmo dire che si tratta di un “carro armato con le ruote”, anche se un esperto del settore -probabilmente- non si esprimerebbe in questi termini. Nel lessico anglosassone si tratta di un Tank Destroyer, vale a dire un cacciacarri, montato su otto ruote. Questa soluzione é necessaria per garantire le notevoli doti velocistiche che la blindo possiede su ogni tipo di terreno, secondo le specifiche tecniche di un progetto che venne elaborato sul finire della Guerra Fredda. In quel contesto politico-militare si partì dalla considerazione che il Patto di Varsavia possedeva molte migliaia di carri armati e che sarebbe stato impensabile poterli fermare tutti ai nostri confini orientali. Per questo fu concepito un blindato su ruote pesantemente armato, cui venne affidato il compito di ricercare e distruggere i carri che avessero superato i nostri confini, puntando successivamente verso sud. Se questi non fossero stati bloccati in tempo, le colonne di mezzi blindati e corazzati delle armate dell’Est avrebbero potuto raggiungere Roma dopo essersi incuneate nelle regioni del centro-nord Italia, impadronendosi del potenziale industriale del Paese. Il corso della Storia ha poi delineato scenari completamente diversi, per cui si é scoperto che la blindo Centauro é un assetto, cioé una risorsa, di eccezionale validità nelle missioni di stabilizzazione e di pace, alle quali l’Esercito Italiano ha partecipato soprattutto a partire dagli anni ’90. Possente, veloce ed anche bello a vedersi, il nuovo blindato dell’Esercito Italiano fece il suo esordio in Somalia, nel corso delle missioni internazionali che tentarono di portare ordine nella situazione caotica creatasi in quel tormentato Paese. In Somalia fu schierata la prima serie della Centauro, ma i risultati si dimostrarono da subito molto positivi ed il nuovo veicolo da combattimento non sfuggì all’attenzione degli osservatori internazionali presenti in loco. Pochi veicoli di questa categoria, da allora, sono stati studiati ed analizzati dalla stampa specializzata internazionale come la Centauro, un progetto italiano frutto dell’impegno congiunto di due partner industriali come IVECO ed Oto Melara.
Le Forze Armate di tutto il Mondo lo hanno esaminato, la Spagna lo ha acquisito per i suoi reggimenti di Cavalleria, mentre il Sultanato dell’Oman ne ha acquistati otto in una configurazione che potremmo definire “full optional”, con il cannone da 120 millimetri invece del 105 ed una motorizzazione ancora più potente. Il nostro Esercito dispone di circa 300 esemplari, con altri 100 mantenuti in riserva (i più anziani). Le due varianti oggi impiegate sono la blindo da 25 e quella da 28 tonnellate, cha ha lo scafo leggermente più lungo. Nelle operazioni di peace keeping la sola presenza del cannone da 105 millimetri, che è un calibro da carro armato, funge da elemento di dissuasione. Nelle missioni internazionali, infatti, si incontrano spesso contesti dove per motivi tribali, politici, etnici o religiosi esistono più parti in conflitto tra loro, talora contrapposte da secoli. Mostrare la forza di cui si dispone può servire a calmare la situazione, presupposto essenziale per l’inizio di un graduale radicamento della pace dopo un iniziale periodo di tregua. La Blindo Armata B-1 Centauro é l’erede ideale dei blindati italiani su ruote del primo e del secondo conflitto mondiale. FIAT, Lancia ed Ansaldo possiedono infatti una lunga storia relativamente a questa tipologia di mezzi. Tra le autoblindo del passato un posto di rilievo spetta alla nota “AB-41” con cui il nostro Esercito, in Africa settentrionale, combatté eroici scontri contro un nemico meglio equipaggiato ed approvvigionato, oltre che più numeroso. La AB-41, pur non potendosi confrontare con un vero carro armato, possedeva soluzioni tecnicamente interessanti e fu impiegata al meglio del suo potenziale dai nostri militari, costretti a supplire con l’eroismo all’inferiorità dei mezzi in dotazione. Oggi la Centauro costituisce un sistema d’arma tutt’ora in evoluzione, tanto che si può parlare di una “famiglia” di blindati dedicati ad impieghi differenziati. L’equipaggio di una Centauro è di 4 elementi, la potenza di fuoco e la mobilità sono al top, tanto che può raggiungere una velocità di 110 Km/h. La blindo Centauro sterza con le ruote dei primi due assi e controsterza con quelle del quarto ed ultimo asse.
Potremmo tranquillamente definirla “la Ferrari dei blindati”, perché si tratta di prestazioni straordinarie per un veicolo di questo genere. I mezzi blindati e corazzati, come noto, sono caratterizzati da tre elementi, che sono la potenza di fuoco, la mobilità ed il livello di protezione. La Centauro, rispetto ad un carro armato dotato di cingoli, privilegia i primi due, mentre un carro pesante (MBT) sarà più lento, ma anche maggiormente protetto dal punto di vista balistico. In passato la Cavalleria italiana, al pari di quella di altri Paesi, disponeva di carri armati come i celebri M47 Patton. Il progresso tecnico, soprattutto da parte dell’industria nazionale, ha successivamente portato alla realizzazione di veicoli polivalenti, dotati di ruote, più versatili rispetto ad un carro dotato di cingoli ed ideali per rispondere alle necessità dei reggimenti di Cavalleria. Progetti di questo tipo raggiungono la piena maturità nel corso del tempo. Mentre, infatti, una vettura di vent’anni fa è da ritenersi “vecchia”, la Centauro è oggi nel pieno della sua maturità come sistema d’arma. E’ stata collaudata nelle condizioni più disparate, dal gelido inverno della ex-Yugoslavia alle sabbie torride dell’Iraq. La torretta, con il potente cannone da 105/52, merita particolare attenzione. Viene realizzata in piastre di acciaio balistico saldate ed è sagomata in modo tale da mostrare un profilo (silohuette) ridotto al minimo. Oltre a ridurre gli ingombri, viene così limitata la possibilità di avvistamento sia ottico che radar, perché nei veicoli da combattimento è fondamentale avere un profilo basso e sfuggente, che permette di occultarsi riducendo la possibilità di essere scoperti anche da parte degli elicotteri. La protezione a scudo posta attorno alla torretta, che vediamo nelle foto, è un elemento addizionale in materiale composito, la cui funzione è quella di deviare o comunque attenuare gli esiti del fuoco avversario. Il cannone può contare su un sistema di direzione del tiro che permette di fare fuoco sia di giorno che di notte, sia da fermi che in movimento.
Questo sofisticato sistema è gestito da un calcolatore centrale, che riceve un flusso di dati dai vari sensori, dati che sono relativi alla temperatura esterna, alla presenza e velocità del vento, all’inclinazione dello scafo lungo i diversi assi. La Centauro possiede, nella parte frontale, un robusto supporto trapezoidale, che serve per mantenere fermo il cannone quando il veicolo viene trasportato su autocarri. Sulla torretta vengono installate due mitragliatrici calibro NATO 7,62X51, che garantiscono anche la protezione antiaerea ravvicinata. Ciascuna di queste armi (non montate durante il fotoservizio) dispone di uno scudo balistico a protezione dell’operatore. Sempre in torretta, posteriormente, abbiamo uno scomparto aperto, in cui durante le missioni l’equipaggio può stivare materiale di vario genere, come reti mimetiche o semplice acqua minerale. Il Consorzio IVECO Oto Melara ha proposto varianti che si sono aggiunte alla versione base della Centauro. E’ nato così il “Freccia”, da 32 tonnellate, un blindato realizzato a partire dallo scafo e dalla meccanica della Centauro, ma dedicato al trasporto di una squadra di fanteria e dotato di una torretta con un cannone da 25 oppure 30 millimetri, al quale è possibile aggiungere una coppia di missili anticarro. Il Freccia, che sta entrando in servizio nell’Esercito Italiano, è gestito in maniera totalmente digitale, in modo da accrescerne l’efficacia e l’interoperabilità con altri sistemi d’arma e centri di comando e controllo, secondo la filosofia operativa che é alla base del Progetto Soldato Futuro dell’Esercito Italiano.
Scheda Tecnica della Blindo Armata B-1 Centauro
Rgt. Savoia Cavalleria, Esercito Italiano
Anche in questo caso disponiamo dei “veri” dati di questo eccezionale veicolo da combattimento, protagonista di tante missioni di pace: la blindo armata Centauro, al vertice assoluto della sua categoria e di costruzione interamente italiana.
Motore: IVECO 8262, sei cilindri a “V” turbocompresso – alimentazione diesel – potenza max 382 kW (520 hp) – coppia max 1.870 Nm (190 kgm) – cambio automatico a 5+2 rapporti
Prestazioni: velocità max 110 km/h – pendenza superabile oltre 60% – pendenza laterale oltre 30% – autonomia a 70 km/h pari a 650 chilometri – gradino superabile 0,5 metri – guado superabile senza preparazione circa 1,5 metri.
Dimensioni e Geometria: angolo d’attacco 40o – angolo d’uscita 40o – luce sotto lo scafo 0,42 m – lunghezza compreso cannone 8,48 m, escluso cannone 7,63 m – larghezza compresa tra 2,90 e 3,05 m – pneumatici 14.00R20 (Run Flat) – sistema “Central Tyre Inflation System” (CTIS) – primo e secondo asse sterzanti, quarto asse controsterzante.
Armamento: cannone da 105/52 mm (a richiesta 120/45 come negli esemplari per l’Oman) – 2 mitragliatrici calibro NATO 7,62X51 – otto tubi lancia fumogeni. Sia con il pezzo da 105 che con quello da 120 millimetri, la blindo Centauro risulta letale per qualunque carro, compresi i più grandi MBT (Main Battle Tank) attualmente esistenti o di prevedibile introduzione.
Capacità di sopravvivenza in combattimento: sagoma di basso profilo in relazione a massa e dimensioni, scafo in acciaio balistico monoscocca ad alta resistenza, resistente alle mine dei tipi più comuni, sistema di allarme (avvisa l’equipaggio che un laser ha inquadrato la blindo, il che significa che un nemico si accinge a far fuoco), possibilità di adozione di piastre addizionali antiproiettile, protezioni reattive oppure schermi passivi – protezione contro le minacce di tipo nucleare, biologico e chimico – sistema antincendio automatico – kit aggiuntivo di blindatura contro le mine anticarro.
Il Reggimento Savoia Cavalleria tra tecnologia e Storia
Grazie alla disponibilità dello Stato Maggiore dell’Esercito ed alla collaborazione del Reggimento Savoia Cavalleria, abbiamo potuto vedere da vicino ed osservare sul terreno di prova i diversi veicoli in dotazione a questo leggendario reparto della nostra Cavalleria, attualmente posto sotto il comando del Colonnello Aurelio Tassi ed inquadrato nella Brigata Folgore. Il “Reggimento Savoia Cavalleria (3o)” nacque il 23 luglio 1692 per iniziativa del Duca Vittorio Amedeo II. L’insegna reggimentale é un puledro rampante d’argento in campo rosso. I Cavalieri di Savoia sono riconoscibili dalla caratteristica cravatta rossa, che trae origine da un fatto storico. La città di Torino, assediata dai Francesi, era stremata e la sola possibilità di salvezza era l’arrivo di rinforzi. Un Cavaliere di Savoia fu inviato per annunciare l’arrivo delle forze alleate, ma fu ferito alla gola. Nonostante ciò trovò comunque la forza di proseguire e Vittorio Amedeo II, vedendolo arrivare, ne riconobbe l’uniforme e capì che i rinforzi sarebbero giunti in tempo, per cui esclamò “Savoye Bonnes Nouvelles”. Questa frase divenne il motto del Reggimento, mentre il sangue scaturito dalla gola di quel Cavaliere d’altri tempi ancora oggi é ricordato dalla cravatta rossa, tipica del reparto. L’episodio più famoso, tra tutti quelli che hanno visto protagonista il Reggimento, é la “Carica di Isbuschenskij” del 24 agosto 1942. Come ha scritto Lucio Lami nel suo testo “Isbuschenskij l’ultima carica”, “con la carica di Isbuschenskij si concludeva, dopo cinquemila anni, la storia del combattimento a cavallo”. I nomi dei singoli cavalli che caricarono in quel giorno vengono oggi attribuiti alle blindo Centauro, per far rivivere nei moderni mezzi meccanici il loro vigore e la loro bellezza. Dal 1995 il Reggimento ha sede a Grosseto e, da allora, “Savoia” ha preso parte a tutte le Missioni di Pace alle quali ha aderito l’Italia, tra cui Bosnia, Albania, Kosovo, Macedonia, Iraq e Libano.