Il GP d’Arabia Saudita a Gedda lo vince Max Verstappen: può non essere una grande notizia, visto che è il 56° successo della carriera e il secondo su due gare in questo inizio di 2024.
Ma può anche esserlo, perché dominare la corsa, portando a casa una doppietta insieme al compagno di squadra Sergio Perez (secondo), è un’impresa notevole viste le polemiche e le lotte intestine che stanno scuotendo la Red Bull e che non si può ancora prevedere che esito avranno.
Leclerc, primo podio della stagione
Il terzo è stato Charles Leclerc, primo podio della stagione e giro veloce all’ultima tornata.
Terzo in Bahrain, nel GP d’apertura, era stato Carlos Sainz, terzo in Arabia è giunto il monegasco.
E questo, al momento, è il livello in Formula 1: la Red Bull corre per vincere, gli altri per arrivare secondi.
La Ferrari, nel contesto della giornata, festeggia il baby Oliver Bearman, inglese diciottenne, il più giovane debuttante su una Rossa, che ha sostituito Carlos Sainz con pochissimo preavviso (ha sostenuto solo una sessione di libere e le qualifiche).
Perché lo spagnolo è stato operato d’urgenza (appendicite) venerdì.
Ollie, debutto da 10 e lode
“Ollie” Bearman non ha commesso errori, ha sempre tenuto la situazione sotto controllo, ha sfruttato bene le gomme rosse al via (unico a metterle, tra i piloti delle squadre di punta), ha saputo gestire la fase di safety car, il pit stop nel caos (tutti hanno cambiato gomme in quel momento) e la ripresa della corsa.
Infine ha duellato con successo contro piloti più esperti e ha portato a casa il settimo posto. Davvero eccellente, una gara da 10 e lode.
Elkann e l’ipotesi Newey
Al box della Rossa anche il presidente della Ferrari, John Elkann, che in tv (a Sky) ha pronunciato parole molto positive per la Scuderia:
“E’ stata una grandissima gara, con Leclerc a podio e che ha stabilito il giro veloce e con il grande debutto di Bearman”.
“La presenza di Sainz al box, nonostante l’operazione chirurgica, dimostra il grade spirito di squadra che ci anima”.
“Questo rende speciale la Ferrari, una squadra dove i talenti possono esprimersi, visto che sia Leclerc sia Bearman sono cresciuti a Maranello”.
“Puntiamo sui giovani, ma ci prepariamo per Hamilton, che evidentemente crede in noi per ottenere grandi cose. Lui è un esempio per le generazioni future. E questo inizio di stagione è molto incoraggiante”.
Elkann, prima della gara, ha avuto anche colloqui nel motorhome della Red Bull.
Una visita di cortesia? Forse sì, forse no. La fantasia di molti si è scatenata, pensando che il presidente volesse sondare il terreno e capire se sia possibile ingaggiare il progettista Adrian Newey.
Magari sono solo ipotesi, magari c’è qualcosa di vero, lo dirà il tempo.
Bearman entusiasta del suo GP d’Arabia Saudita:
“Questa è stata la mia prima volta, ma è come se ci fossero state tante prime volte dentro una prima volta”.
“Ho usato bene le batterie (in Formula 2 non ci sono, ndr), ho capito quanto puoi spingere son queste gomme, ma al tempo stesso quanto devi essere preciso nella guida”.
“Nel finale, per difendere il piazzamento, ho dovuto lottare. Ma ce l’ho fatta e sono soddisfatto”.
In Australia dovrebbe rientrare Sainz, ma dipenderà dal decorso post operatorio.
Charles Leclerc ha finito per essere messo un po’ in ombra dal giovane compagno:
“Mi aspettavo di essere un po’ più vicino alle Red Bull, ma le strategie di gara stravolte dalla Safety Car hanno in qualche modo influito”.
“Certo, loro sono più forti quando si montano le hard, noi su quello dobbiamo ancora migliorare”.
“Ma penso che le soddisfazioni, che per me significa battere le Red Bull, arriveranno a breve. In fondo nessuno ha compiuto così tanti progressi come noi”.
Red Bull, vulcano in eruzione
S’è detto della Red Bull e del vulcano che erutta in quel di Milton Keynes.
Per quel che riguarda la pista, non c’è molto da aggiungere, le monoposto sono ancora e sempre le più veloci e vincenti.
E’ il dietro le quinte che stupisce: quello che pareva un caso censurabile ed esecrabile di molestie da parte di un dirigente (il Team Principal Christian Horner) verso una dipendente donna, si sta rivelando l’indicatore di un durissimo scontro di potere tra una fazione che fa capo a Horner e una che fa capo al padre di Verstappen e all’ex pilota Helmut Marko, sino ad oggi eminenza grigia della squadra.
Sullo sfondo c’è il braccio di ferro tra gli azionisti della Red Bull (intesa come azienda), con il versante austriaco contrapposto a quello thailandese.
In mezzo Oliver Mintzaff, chiamato a sovrintendere a tutte le attività sportive riunite dal celebre marchio.
E all’orizzonte il rischio tutt’altro che teorico di un addio di Verstappen (in favore della Mercedes).
E’ davvero incredibile che l’olandese riesca a correre a mente così libera, spremendo il massimo dalla sua auto.
Finché riuscirà a farlo, continuerà a vincere. Su questo, dubbi non possono essercene.
Tanto che dopo il podio ha mostrato un self control invidiabile: “Un grande week end per me e per tutta la squadra”, ha detto.
Ma Horner ha voluto mandargli un messaggio chiaro, parlando in verità di Marko: “Nessuno è al di sopra di un team di 1400 persone”. Sarà davvero così?
Il GP d’Arabia Saudita visto da Mario Isola – Direttore Motorsport Pirelli: gomme, un fattore decisivo
“Nell’economia della gara ha pesato il fatto che il primo e unico pit stop sia stato molto anticipato a causa della Safety Car e il rendimento delle gomme Pirelli è stato ottimo”.
“Lo è stato anche per quei piloti, come Hamilton e Norris, che hanno scelto di ritardare il cambio sino ad oltre il 30° giro”.
“È stata una gara molto lineare, sia come risultato finale, praticamente una fotocopia di Sakhir, che come comportamento degli pneumatici”.
“Sapevamo che questa era una corsa dove la strategia più veloce era quella su una sosta: ovviamente la neutralizzazione già dopo sette giri ha anticipato la finestra del pit”.