Ve la ricordate la Fiat Croma CHT? Era il 1985 e il motore 2.0 litri con potenza di 90 CV utilizzava il sistema CHT (Control High Turbolence).
L’idea degli ingegneri italiani fu geniale e il sistema di aspirazione formato dal condotto di sezione grande e di sezione ridotta fu una semplice applicazione del principio di conservazione della portata in massa. Ai bassi regimi, infatti, quando l’azione pompante degli stantuffi si fa sentire meno, uno dei modi più intelligenti per accelerare la vena fluida dell’aria in ingresso è quella di avere condotti a sezione più piccola, e magari anche più lunghi. Il principio di conservazione della portata in massa, infatti, ci dice che il prodotto tra densità, velocità e sezione del condotto è costante.
Questo significa che se scriviamo:
ρVA=costante
avremo che, a parità di densità, se diminuiamo la sezione, per mantenere il prodotto costante, dovrà esserci un aumento della velocità del fluido. Questo è, in parole molto semplici, il concetto utilizzato dai tecnici Fiat per il sistema della Croma CHT. Come potete vedere dagli schemi che vi alleghiamo, tratti dal nostro preziosissimo archivio storico, vedete che mediante un doppio sistema a corpo farfallato, a seconda del regime, viene selezionato un percorso di aspirazione all’interno dei collettori. Ai regimi più bassi, la seconda farfalla rimane chiusa è obbliga l’aria a fluire attraverso il condotto di sezione minore. In corrispondenza dei regimi più elevati, invece, il condotto principale viene aperto e quindi il flusso, per necessità, passa attraverso il condotto di sezione maggiore.