Il ritorno alla massima categoria del World Endurance Championship, rappresenta un deal che gli americani chiamerebbero “win-win”.
Una grande vetrina per Ferrari, che rientra dopo 50 anni di assenza e troverà davanti a sé una sfida ancora più difficile e importante rispetto all’attuale impegno con le vetture GT.
Ma anche un beneficio per il campionato FIA WEC, che con l’arrivo di Ferrari vedrà sicuramente un aumentato interesse da parte del pubblico, viste l’importanza del Brand e la consueta passione dei Tifosi, che hanno già accolto con grande calore lo shakedown ufficiale della vettura durante le Finali Mondiali ad Imola, lo scorso 30 ottobre.
A competere con Ferrari nella classe Hypercar ci saranno anche Toyota, l’unica casa ufficiale ad aver dato continuità di presenza nell’ultimo decennio, e i nuovi prototipi sviluppati da Peugeot (la cui ultima apparizione risale al 2011), Porsche e Cadillac. Mentre dal 2024 entreranno anche BMW, Lamborghini ed Alpine.
Le ragioni del ritorno di così tante case ufficiali sono tante: i costi inferiori rispetto alle precedenti LMP1, un nuovo regolamento tecnico meno restrittivo e la possibilità di gareggiare con la stessa vettura anche nella Serie americana IMSA. Una rivoluzione e un rinnovamento per un campionato che negli ultimi anni aveva vissuto stagioni non proprio esaltanti.
Che sia l’inizio di una nuova “Golden Era” dei Prototipi, come quella degli anni ’70?
Un’eredità importante
La 499P prende in eredità la storia leggendaria del Cavallino nelle gare di durata, suggellata con 22 titoli mondiali e 9 vittorie assolute alla 24 Ore di Le Mans.
Un bagaglio pesante, tale da rendere molto alte le aspettative per Ferrari, che avrà AF Corse come partner per la gestione delle vetture in pista.
Nel disegno della livrea con cui la 499P debutterà nella prossima 1000 Miglia di Sebring a marzo 2023, è stato ripreso il celebre schema cromatico già introdotto nelle 312 P degli anni ‘70, che sottolinea anche visivamente il collegamento con una storia interrotta 50 anni fa.
Proprio il numero 50 sarà uno dei due con cui saranno iscritte le vetture di Maranello nel mondiale, mentre l’altro sarà il 51, tra i più vincenti di sempre.
Il nome 499P riprende invece la cilindrata unitaria – 499 cc – mentre la “P”, come già utilizzato in passato nella storia del Cavallino, sta per “Prototipo”.
Gli equipaggi che porteranno in gara le due 499P non sono ancora stati annunciati, ma con ogni probabilità verranno chiamati piloti già ingaggiati da Ferrari e impegnati nelle stagioni scorse nelle classi GT.
Il titolo mondiale WEC e la vittoria alla 24h di Le Mans sono gli obiettivi che si pone la Casa di Maranello, ma saranno ostacolati da avversari di assoluto rilievo, con ambizioni analoghe a quelle del Cavallino.
680 cavalli di potenza di sistema
La Ferrari 499P è stata realizzata in conformità con il nuovo regolamento tecnico delle Hypercar LHD, che lascia molta libertà ai costruttori, i quali possono progettare la vettura da un foglio bianco, a patto di rimanere all’interno di una finestra prestazionale.
Il sistema ibrido, che può essere sviluppato internamente dalle Case, è addirittura optional, mentre il peso minimo è di 1030 kg.
La scelta dei tecnici Ferrari per la 499P è ricaduta su un powertrain ibrido che combina un motore termico 3.0 V6 con angolo tra le bancate di 120°, montato in posizione centrale-posteriore, a un motore elettrico, sull’asse anteriore.
L’unità endotermica è in grado di esprimere una potenza massima, limitata dal regolamento, di 500 kW (680 cavalli) ed è derivata dal V6 biturbo stradale della nuova 296.
La declinazione più vicina è quella montata sulla 296 GT3, ma rispetto a quest’ultima, il motore è stato sottoposto a una profonda rivisitazione: la caratteristica più esclusiva è il fatto che il motore sia di tipo portante e quindi svolga una funzione strutturale, rispetto alle versioni che equipaggiano le granturismo da competizione o le vetture stradali, dove invece è montato sul telaio della vettura ma non contribuisce alla rigidezza.
Al V6 è accoppiato un cambio sequenziale a sette rapporti.
C’è anche la parte elettrica
La seconda “anima” del motopropulsore ibrido è rappresentata dal motore elettrico, alimentato a 900 Volt e con una potenza massima di 200 kW (272 Cv).
Il pacco batterie beneficia dell’esperienza maturata in Formula 1 sebbene sia stato sviluppato specificatamente per questo progetto, e si ricarica nelle fasi di decelerazione e frenata.
La scocca, realizzata in fibra di carbonio, cela sospensioni con geometria a triangoli sovrapposti di tipo “push-rod”.
L’impianto frenante integra un sistema di brake-by-wire, necessario per consentire il recupero della energia cinetica in frenata da parte del motore elettrico anteriore ed è sviluppato per coniugare precisione e velocità di risposta con affidabilità e durata.
Lo stile e lo studio aerodinamico della Ferrari 499P
Le linee della 499P sono state finalizzate tramite il coinvolgimento del Centro Stile Ferrari, sotto la direzione di Flavio Manzoni.
L’intento dei designer è stato quello di esaltare la tradizione della Casa di Maranello, richiamando al passato e alla sua storia plurivittoriosa.
Le forme sono infatti semplici e sinuose, richiamando all’epoca eroica degli anni ’60, ma lo studio aerodinamico ha poi richiesto anche tratti tesi, che si fondono con le curve per creare uno stile puro e iconico.
La carrozzeria è plasmata a partire da una grande superficie piana, dalla quale si sviluppano armoniosamente le pance laterali e i passaruota.
Le cavità delle pance sono attraversate da flussi aerodinamici che investono il cockpit e portano aria ai radiatori.
I passaruota sono caratterizzati da ampie aperture sulla superficie, con lo scopo di ridurre la pressione all’interno dei vani ruota, e ridurre pertanto il drag.
I gruppi ottici conferiscono carattere ed espressività al frontale senza nascondere i richiami ai nuovi canoni stilistici introdotti con la Ferrari Daytona SP3.
La parte posteriore è caratterizzata da una doppia ala orizzontale, mentre ala e bandelle superiori sono accuratamente studiate per garantire l’adeguato livello di downforce.
L’ala inferiore ospita una barra luminosa orizzontale che rende unico e minimalista il design del posteriore.
Gli elementi in carbonio non coprono tutta la meccanica, lasciando ruote e sospensioni completamente a vista.
Sul tetto della vettura è disposta infine una presa d’aria multipla per l’alimentazione dell’aspirazione del motore V6 e per il raffreddamento della batteria e del cambio.