Che Emilio Ostorero fosse una leggenda del motocross italiano lo sapevo.
Ma della sua grandezza come pilota e come persona ebbi la conferma quando, insieme a lui, partecipai ai festeggiamenti per il 50° anniversario della Bultaco, nell’ormai lontano 2008.
Ospiti della famiglia Bultò presso il Museo della Moto di Bassella, nell’entroterra spagnolo a 150 chilometri da Barcellona.
Quando arrivammo nel luogo di incontro Emilio fu accolto come un eroe da tutti i campioni presenti, gente che aveva regalato un pezzo di storia alla Casa spagnola.
Emilio aveva una battuta per tutti, un po’ in italiano, un po’ in spagnolo e un po’ in francese, che parlava bene.
Fu tra i primi a vincere un campionato straniero con una Bultaco, con la Pursang 250 nel 1966. Uno dei suoi 16 titolo italiani vinti tra il 1956 e il 1970.
Una carriera lunghissima per un pilota di motocross, che iniziò nei primi anni ’50 per concludersi a metà degli anni ’70.
Emilio Ostorero: la sua vita in un libro
Proprio nel 2007 ebbi modo di conoscere Emilio Ostorero grazie al comune amico Gian Pio Ottone che mi propose come autore di una sua biografia, nella quale si raccontasse la sua vita, che era poi quella dell’epoca d’oro del motocross in Italia.
Ma il racconto doveva andare oltre e includere tutto ciò che Ostorero fece per questa disciplina anche dopo il ritiro dall’agonismo, in particolare come rappresentante della FMI per accompagnare e consigliare i nostri piloti che si stavano affacciando sulla scena internazionale.
Erano gli anni di Maddii, Rinaldi e Alex Puzar, il pilota per il quale Emilio aveva un debole e considerava un talento assoluto in grado di stupire chiunque con le sue performance.
Perfino lui, che di piloti bravi ne aveva visti, e talvolta battuti, tanti.
Vincendo una sua iniziale diffidenza verso una persona quasi sconosciuta che in qualche modo entrava nella sua vita, un po’ parlandogli nel nostro dialetto, un po’ scoprendo che conoscevo discretamente la materia riuscii a conquistare la sua fiducia e a farmi raccontare tutto, ma veramente tutto di lui.
Soprattutto rimasi colpito dall’affezione che avevano per lui due star internazionali assolute del motocross come Roger de Coster e Torsten Hallman.
De Coster al punto che, in un periodo non facile della sua carriera, aveva come supporto tecnico e soprattutto morale proprio Emilio Ostorero.
Me lo raccontò il campione belga direttamente e il suo contributo alla prefazione del libro è quasi commovente.
Hallman aveva conosciuto Emilio ad Avigliana, in una trasferta per una gara internazionale sulla pista sulle sponde del lago.
Da allora, quando veniva in Italia soggiornava da Emilio, che considerava ormai un fratello.
Anche questo me lo raccontò il 4 volte iridato in una lunga chiacchierata telefonica.
Con Emilio Ostorero la mia fu una frequentazione quasi quotidiana, in presenza o al telefono, che è durata oltre due anni ed è culminata nel 2010 con la presentazione del ‘suo’ libro ‘Il motocross: la versione di Emilio Ostorero’.
Mi mancherai, ci mancherai, Emilio!