Effeffe Berlinetta

Effeffe Berlinetta. Chi di noi appassionati di auto d’epoca, e conseguentemente di meccanica, non ha sognato almeno una volta nella vita di costruirsi una fuoriserie che ricalcasse, a livello di linee e soluzioni tecniche, la propria automobile ideale. Un’automobile unica, fatta su misura come avveniva una volta per clienti speciali, partendo da una meccanica di serie rivestita da una carrozzeria, e interni, speciali. Una fuoriserie, appunto. Termine che fu coniato nel 1947 in occasione de “La Premières Journèes d’Elegance” di Losanna, dove in mancanza di grosse novità da parte dell’industria automobilistica un gruppo di artigiani italiani suscitò interesse presentando vetture nuove che avevano la particolarità di essere esemplari unici, come forme esterne e allestimenti interni, realizzati su telai e meccanica di modelli prodotti da case automobilistiche. Il termine “fuoriserie” ebbe immediato successo, proponendosi come sinonimo di stile ed eleganza propri di automobili appositamente realizzate per una clientela speciale.

Idea meravigliosa

Due fratelli brianzoli, Leonardo e Vittorio Frigerio, grandi appassionati di auto d’epoca con le quali si sono cimentati

per anni anche nelle competizioni, si sono rifatti proprio a questa filosofia per dare vita al proprio sogno: realizzare ai giorni nostri una granturismo come veniva costruita negli anni Cinquanta, magari con conoscenze e materiali moderni, tranne la meccanica Alfa Romeo, ma con la stessa manualità e cura nei dettagli con cui gli artigiani dell’epoca realizzavano i loro piccoli capolavori di stile e ingegneria. Gestendo direttamente le vetture con cui correvano, i fratelli Frigerio negli anni erano entrati in contatto con molti artigiani specializzati nei vari settori: meccanica, carrozzeria, parti elettriche, rivestimenti interni. Da qui l’idea di mettere insieme un gruppo selezionato di specialisti

per realizzare un progetto comune che tornasse a valorizzare capacità e inventiva che nel dopoguerra rese famosi in tutto il mondo numerosi piccoli Costruttori nazionali. Dopo circa sei mesi, la svolta. Completato il primo prototipo ai fratelli brianzoli viene in mente di scattare alcune foto della nuova vettura e inviarle agli organizzatori del Concorso di Eleganza di Villa d’Este 2014. Sorprendentemente la Effeffe Berlinetta, questa la denominazione che richiama i Costruttori “Fratelli Frigerio” e la tipologia di vettura, viene accettata ed esposta nella sezione “concept car” accanto alle proposte avveniristiche di varie Case automobilistiche. La “Fuoriserie” brianzola calamita l’attenzione di gran parte dei presenti, notoriamente dal palato molto fine, confermando che l’idea è qualcosa più di una semplice scommessa. Che può trovare un suo spazio presso un target di clientela, ovviamente, speciale. Perciò è la scintilla che mette in moto un piano più articolato per l’industrializzazione di una prima serie di vetture e la relativa commercializzazione. Per la cronaca, il primo esemplare della Effeffe Berlinetta è stato consegnato al distributore del Benelux lo scorso settembre.

Evoluzione continua

Carlo Sirtori, ingegnere esperto nel disegno tridimensionale e nelle verifiche strutturali, con l’ausilio del programma “Solid World” ha progettato il primo prototipo del telaio tubolare studiato per ospitare la meccanica proveniente da vari modelli Alfa Romeo. Il primo prototipo della Effeffe Berlinetta è venuto pronto due anni dopo, ed è servito anche per rilevare le quote e verificare l’effettivo ingombro delle varie parti meccaniche in condizioni dinamiche. Da qui in poi, anche a seguito di collaudi effettuati sia su strada che in pista, uno dei quali eseguito anche da Carlo Facetti al volante di una versione “spogliata” come avveniva all’epoca, vi sono state altre quattordici evoluzioni, che hanno riguardato sia modifiche volte a irrigidire la struttura del telaio e ottimizzare la cinematica delle sospensioni, fino ad arrivare all’attuale versione che può ospitare diverse tipologie di motorizzazione sempre di derivazione Alfa Romeo.

 

 

 

 

 

 

 

Tradizione e innovazione

L’evoluzione telaistica ha ovviamente riguardato anche le sospensioni, per un mix finale che unisce la tradizione Alfa Romeo a qualcosa dall’impronta più moderna. Infatti, le sospensioni anteriori a ruote indipenti hanno uno schema a doppi triangoli sovrapposti, quello inferiore in fusione di derivazione GTAm mentre quello superiore è realizzato in tubolare di alluminio, con azionamento degli ammortizzatori tramite puntone di reazione push-rod. Gli ammortizzatori sono regolabili, così come la barra antirollio. Al posteriore, invece, è stato mantenuto il classico schema a ponte rigido, che integra la scatola differenziale ed i cannocchiali dei semiassi, ma il fissaggio è stato ottimizzato tramite doppi puntoni longitudinali e barra a Parallelogramma di Watt per limitare lo scuotimento laterale. L’assetto, oltre alla grande precisione garantita dall’ancoraggio dei bracci tramite boccole rigide, può vantare un’ampia gamma di regolazioni, in modo tale che il cliente possa adattarlo in funzione delle proprie caratteristiche di guida. L’impianto frenante, con doppie pompe racing e ripartitore di frenata sui due assi, monta all’anteriore dischi freno autoventilati da 330 mm accoppiatia pinze a quattro pompanti, mentre al posteriore vi sono dischi baffati da 290 mm con pinze a quattro pompanti.

Le curve della passione

Le forme della carrozzeria sono state ispirate da un mix di logica ed emozioni che si rifanno alle granturismo medie anni Cinquanta, con linee armoniche e sbalzi contenuti. Nell’arco di un anno, mixando vari spunti, nelle Officine Fratelli Frigerio di Verano Brianza è stato assemblato il primo telaietto in tubi sul quale è stata modellata la carrozzeria, battuta a mano, interamente in alluminio. I vari pannelli sono stati modellati manualmente da un battilastra, saldati tra loro e poi lisciati per ottenere la superficie liscia finale pronta per la verniciatura. Anche la carrozzeria è stata poi modificata in varie fasi fino alla versione attuale che abbiamo utilizzato al Bergamo Historic Gran Prix, dipinta per l’occasione con una livrea bianco-rossa decisamente sportiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salotto sportivo

L’interno è raffinato e al tempo stesso sportivo. Il classico colpo d’occhio offerto dalle granturismo anni Cinquanta: in primo piano spicca il volante Nardi, del diametro di 360 mm, con corona in mogano e le tre razze in alluminio. Tra le due superiori si gode della vista del contagiri Jeager con fondo scala a 10.000 giri/min, un must nel mondo delle competizioni classiche, così come il pomello della leva del cambio riproduce quello delle GTA. A completare il posto guida decisamente sportivo, la pedaliera racing con ancoraggio sul pavimento ed i sedili avvolgenti a guscio. La parte superiore della plancia è rivestita con un cuoietto opaco, per evitare fastidiosi riflessi nel parabrezza, mentre la parte centrale rimane in lamiera a vista, impreziosita dalla fila di interruttori cromati, dello stesso colore della carrozzeria. Per il rivestimento dei sedili, pannelli e tunnel centrale, anch’esso realizzato a mano da antichi Mastri Sellai, è stato scelto un particolare tipo di pelle normalmente non utilizzata in campo automobilistico, molto piacevole sia al tatto sia come profumazione, che pur essendo resistente allo strappo potrebbe risultare sensibile all’uso e quindi con il tempo acquisire quel piacevole effetto “vissuto”. La moquette è in pura lana vergine. Anche gli interni sono personalizzabili, con ampia combinazione di colori e finiture, così com’è previsto un apposito set di valigie.

Cuore Alfa Romeo

Al cuore non si comanda, perciò dato l’attaccamento di Leonardo e Vittorio Frigerio al marchio Alfa Romeo a spingere

la Effeffe Berlinetta non poteva che essere un motore del Biscione. Nello specifico, l’ultima versione del bialbero 2.0 sviluppato a inizio anni Settanta. Anche questo con un tocco particolare, perché preparato secondo le specifiche del Gr. 2 da autentici specialisti come i fratelli Facetti che dal quattro cilindri, alimentato dai classici due carburatori doppio corpo Weber 45 DCOE, hanno spremuto circa 200 cv a 7.400 giri/min, valore decisamente interessante a fronte dei 790 kg di peso della vettura, anche perché non c’è alcun tipo di controllo elettronico. Il cambio è il tipico 5 marce Alfa Romeo, con rapporti ravvicinati per sfruttare al meglio le doti del propulsore, mentre il differenziale è dotato di autobloccante meccanico.

Guida vintage

Abbiamo avuto il piacere di provare la Effeffe Berlinetta sia in pista, al Tazio Nuvolari di Cervesina, sia sul suggestivo tracciato cittadino del “Circuito delle Mura” di Bergamo Alta. Un leggero tocco di chiave e il bialbero Alfa Romeo inizia a diffondere le proprie note nell’abitacolo. Decise, ma non invadenti. Il quattro cilindri 2.0 by Facetti si fa subito apprezzare per la spinta fin dai bassi regimi, ideale per la guida su strada, e la brillantezza nell’allungo che fa il suo dovere in pista, con il sound sempre più coinvolgente man mano che si sale nella scala del contagiri. Il cambio è “morbido come il burro” e preciso. Il pedale del freno ha una consistenza marmorea, tipica degli impianti racing, e attiva una frenata decisa e perfettamente modulabile. In ingresso di curva l’anteriore tende ad allargare leggermente la traiettoria, in parte per l’angolo di assetto volutamente non estremo per limitare le reazioni sulle sconnessioni stradali e in parte per gli pneumatici con la spalla piuttosto alta. Per lo stesso motivo la Berlinetta manifesta un certo ondeggiamento del posteriore se si va a frenare con la macchina non perfettamente dritta, mentre nella percorrenza di curva mantiene la traiettoria precisa e in uscita di curva, in accelerazione con l’autobloccante che contribuisce a scaricare a terra tutta la cavalleria, il posteriore tende alla leggera spazzolata, dolce e facilmente gestibile, che regala il tipico piacere di guida delle auto d’epoca.