Il mercato dell’auto è sempre più dominato da Suv e crossover. Ormai tutti i costruttori ne offrono almeno uno in gamma e la scelta è molto ampia praticamente in tutti i settori. Quando si tratta di Suv premium, gli unici modelli a venire in mente sono sempre quelli appartenenti alla “triade tedesca“, ovvero BMW, Audi e Mercedes. Eppure, dalla Francia arriva una valida alternativa capace di assicurare il medesimo livello di qualità delle tedesche. Stiamo parlando della DS 7.
DS 7: più moderna e grintosa
Recentemente sottoposta ad un restyling di metà carriera, la DS 7 è cambiata soprattutto a livello estetico e sul fronte dei contenuti tecnologici, con piccoli aggiornamenti che hanno poi riguardato anche la gamma motori. Ma andiamo con ordine: le dimensioni sono rimaste pressoché le stesse della precedente serie. La lunghezza si attesta poco sotto i 4,60 metri ma l’elemento davvero interessante è il passo che con 2,73 metri di lunghezza assicura un’ottima abitabilità interna soprattutto a chi trova posto sui sedili posteriori. Rimanendo negli esterni, i designer francesi si sono concentrati soprattutto sul frontale. Qui è stata rivista la forma dei gruppi ottici e soprattutto quella dei LED verticali che ora sono completamente diversi rispetto a quelli della generazione precedente. Rivista anche la grande calandra, non tanto nella forma quanto nei materiali: in DS, infatti, hanno scelto di abbandonare tutte le cromature in favore di inserti in nero lucido. Questo ha permesso di abbattere notevolmente le emissioni di CO2 nella fase di produzione. Più leggeri gli interventi nel posteriore dove la matita dei designer francesi si è concentrata sulle forme dei gruppi ottici ora collegati da una sottile striscia in nero lucido sulla quale spicca il lettering “DS Automobiles”.
DS 7: tra lusso e tecnologia
Passando agli interni, l’ambiente continua a puntare sul lusso che qui si esprime nella presenza di materiali di buona qualità e pregevoli al tatto, tutti assemblati con un’ottima cura. Tanta poi la tecnologia a bordo che passa attraverso la presenza di due grandi schermi. Il primo è posizionato dietro il volante e funge da quadro strumenti, mentre il secondo a centro plancia permette di controllare tutti i sistemi multimediali della vettura ed è anche quello che è cambiato maggiormente rispetto alla precedente generazione. Questo, infatti, a ora una diagonale di 12” ed è un full screen. Tanto poi lo spazio bordo, come dicevamo, soprattutto per chi viaggia dietro. Buona anche la capacità del bagagliaio che in configurazione standard si attesta sui 555 litri.
DS 7: il motore
Ma veniamo al cuore della rinnovata DS 7. L’esemplare oggetto della nostra prova è quello plug-in che si posiziona a metà della gamma ibrida del modello. Al top, infatti, ora trova posto un inedito powertrain che arriva ben 360 CV. La DS 7 che abbiamo potuto testare noi, invece, e quella da 300 CV. La parte endotermica della vettura è costituita da un propulsore di quattro cilindri sovralimentato tramite un turbo compressore da 1,6 litri, capace da solo di sviluppare una potenza di 200 CV. La parte elettrica invece, è costituita da una batteria gli ioni di litio da 14,2 kWh, che manda energia a due motori, uno per ciascuna sale a garanzia della presenza della trazione integrale, con una potenza ciascuno di 110 CV. La potenza totale così sviluppata dal sistema raggiunge i 300 CV per 520Nm di coppia. Numeri che permettono alla vettura, nonostante un peso di oltre 1800 kg di raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo in 5,9 secondi, mentre la velocità massima si attesta sui 235 km/h. La velocità massima viaggiando a corrente, invece, si ferma 135 km/h mentre l’autonomia dichiarata dal costruttore è di 66 km in modalità completamente elettrica. Noi, nel corso del nostro test, non siamo però mai riusciti ad andare oltre i 50 km con “un pieno“ di energia.
DS 7: votata al comfort
A livello dinamico, la DS 7 risulta chiaramente votata al comfort. Le sospensioni hanno una taratura tendenzialmente morbida in grado di filtrare efficacemente tutte le asperità della strada. Di contro, queste cedono un po’ il fianco al rollio quando si affronta una curva con un po’ di verve in più. Anche se nel complesso, proprio la taratura di questo assetto invita ad una guida più tranquilla e rilassata, nonostante i 300 CV del propulsore si facciano comunque sempre sentire. La spinta è molto decisa fin da subito: la prima fase di risposta agli input dell’acceleratore, infatti, è data dai due motori elettrici, che vanno così a sopperire al fisiologico ritardo di risposta tipico dei motori turbo. Una volta che il quattro cilindri entra in azione, la spinta continua con molta progressione fino a circa 4.500 giri soglia oltre la quale le performance iniziano progressivamente a calare. L’unità e poi abbinate di serie ad un cambio automatico otto rapporti che svolge efficacemente il suo lavoro: i passaggi di marcia sono precisi e quasi impercettibili e anche tra le curve il cambio non entrare mai troppo in crisi, capendo sempre con relativa velocità quale rapporto innestare in funzione dello stile di guida e del percorso che si sta affrontando. Detto dei consumi in modalità completamente elettrica una volta che la batteria è scarica inevitabilmente il consumo di benzina si alza (come su tutte le vetture plug-in) e nel corso del nostro test si è attestato intorno ad una media di 7 l/100 km.