DS 9: ammiraglia alla francese

La nuova DS 9 si appresta a dare battaglia nel segmento delle ammiraglie puntando su un powertrain ibrido. Ecco la nostra prova su strada

Quando si parla di ammiraglie, i primi modelli a venire in mente sono sempre quelli della intramontabile triade tedesca costituita da BMW, Mercedes e Audi. Ma da oggi, i tre brand teutonici devono vedersela con una nuova arrivata nel segmento: la nuova DS 9. Il terzo modello del giovane marchio francese punta a rompere le uova nel paniere alle “solite” tedesche, puntando su contenuti ricercati e di qualità, oltre che su un prezzo di attacco più invitante. Si parte infatti da 56.200 euro.

La più grande di tutte

La nuova DS 9 è il modello più grande mai realizzato sulla piattaforma modulare Emp2, la stessa utilizzata dalla cugina Peugeot 508, rispetto alla quale l’ammiraglia DS è più lunga di ben 12 centimetri. Con 4,93 metri di lunghezza per 1,85 metri di larghezza, la DS 9 offre infatti molto spazio in più soprattutto per chi siede dietro. Rispetto alla 508, qui il passo è più lungo di 11 centimetri, che si traducono in uno spazio maggiore soprattutto per le ginocchia, dando vita ad un ambiente arioso e ricercato grazie a soluzioni di nicchia come la presenza del sistema di riscaldamento e raffreddamento oltre che della funzione massaggio anche per la seconda fila di sedili. E allora, proprio come per ogni ammiraglia che si rispetti, cominciamo ad analizzarla proprio dagli interni. Come per il resto della produzione DS, anche per la DS 9 valgono le diverse “ispirazioni” per le finiture dell’abitacolo che, in base all’allestimento e al pacchetto scelto, possono tendere maggiormente verso un sapore più classico o sportiveggiante, con la pelle e l’alluminio da una parte e l’Alcantara dall’altra. Non manca a centro plancia l’orologio analogico BRM subito sopra il tasto di accensione, mentre più in basso a farla da padrona è il grande schermo del sistema di infotainment dal quale si possono controllare oltre alle funzioni del navigatore e dei media in riproduzione, anche il climatizzatore e il funzionamento in tempo reale del powertrain ibrido.

Semplice ed elegante

Detto degli interni, negli esterni la nuova DS9 presenta una lunga serie di omaggi al passato stilistico del marchio. Tra i tanti elementi ispirati alla mitica DS degli anni Cinquanta, quello che spicca maggiormente è rappresentato dalle luci di posizione incastonate nella parte alta dei montanti posteriori. Per il resto, l’ammiraglia francese parla il più recente linguaggio stilistico del marchio, con l’anteriore dominato dalla grande calandra esagonale con finitura nera, che crea un elegante contrasto con le lunghe cromature che da questa si allungano sotto i gruppi ottici dotati di tecnologia Full-Led. Stessa finitura che si ritrova nel posteriore con il lungo baffo cromato che si sviluppa a tutta larghezza allungandosi poi sulle fiancate. Proprio la vista laterale, invece, spicca per la sua semplicità, fatta di linee tese che dall’anteriore al posteriore, sottolineano le dimensioni della vettura, slanciandole.

Solo ibrida

Sul fronte propulsori, DS ha scelto di puntare unicamente su un powertrain ibrido plug-in comune ad altri modelli dell’universo Stellantis costituito da un motore endotermico a benzina di 1,6 litri con una potenza di 180 CV, abbinato ad un’unità elettrica montata sull’asse anteriore da 110 CV. Il risultato è una potenza di sistema che si attesta sui 225 CV per una coppia di 360 Nm. Ad alimentare la parte elettrica provvede una batteria agli ioni di litio con una capacità di 11,9 kWh che, una volta completamente carica, permette di percorrere fino a 50 km in modalità completamente elettrica. Il powertrain, abbinato di serie ad una trasmissione automatica ad otto rapporti, permette alla DS 9 di scattare da 0 a 100 km/h in 8,3 secondi e di raggiungere una velocità massima di 240 km/h. Il tutto nonostante una massa che ferma l’ago della bilancia a quasi 1.900 kg in ordine di marcia. Peso che però, una volta in movimento, quasi sparisce.

Veloce e silenziosa

Dalla erede della DS degli anni Cinquanta ciò che ci si aspetta più di tutto è un comfort assoluto e i questo, la nuova DS9 non tradisce le aspettative. La taratura dell’assetto, pur non mostrando troppo il fianco al rollio, assicura un ottimo comfort di marcia, filtrando sapientemente anche le asperità più pronunciate del manto stradale. Insieme all’assetto, un altro importante elemento a contribuire al comfort generale del modello è anche l’ottimo livello di insonorizzazione. Questo è garantito in primis dalla presenza di doppi vetri, che isolano l’abitacolo dal mondo esterno, permettendo di parlare con un filo di voce anche ad andature autostradali. Buona poi la dinamica di guida anche quando si alza un po’ il ritmo. Le sospensioni anteriori a schema McPherson e quelle posteriori multilink lavorano egregiamente per restituire una precisione degna di nota soprattutto se si considerano le masse in gioco. Certo, se si esagera con il gas, soprattutto in inserimento, il peso della vettura tende a gravare con una certa invadenza sull’anteriore, tuttavia, se si adotta uno stile di guida fluido e pulito, la DS 9 sfoggia una piacevole precisione anche alle alte velocità, complice soprattutto il passo lungo. Il propulsore, dal canto suo, mette in campo una grinta notevole. Anche quando la batteria si scarica completamente, la risposta agli imput dell’acceleratore è decisa, trasformandosi poi in un buon allungo con il salire di giri. Buona anche la messa a punto del cambio, sempre fluido nei passaggi di marcia e mai incerto anche quando si richiede improvvisamente potenza.

Anche integrale

In occasione del lancio della vettura abbiamo avuto modo di mettere alla prova anche la DS 9 E-Tense 4×4, variante dotata di due motori elettrici, uno per asse, che può contare su una potenza totale di 360 CV per 520 Nm di coppia. Grazie a questa iniezione di potenza la velocità massima sale a 250 km/h, mentre lo scatto da 0 a 100 km/h scende a 5,6 secondi. L’esemplare che abbiamo provato tra i sali-scendi del Misto Langhe di Balocco era ancora un prototipo, tuttavia, ha messo in luce una maggiore precisione rispetto alla sorella meno potente, soprattutto in fase di inserimento in curva. Ma in generale, velocità a parte, l’impostazione generale della vettura non cambia, continuando a privilegiare una guida fluida piuttosto che una aggressiva.