Crossroads: l’Italia incontra gli USA al MAUTO

 

L’incrocio di influenze tecniche e artistiche tra le culture di Italia e USA in una mostra temporanea allestita presso il MAUTO di Torino dal 29 marzo al 25 giugno

L’eccellente struttura espositiva del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino è divenuta ormai sede stabile di interessante eventi culturali nei quali l’automobile fa da elemento di coesione attivo nel racconto di un fatto, un personaggio o un periodo storico particolare. Una funzione che è poi quella assegnatagli dall’ideatore dell’attuale struttura espositiva, che va oltre il semplice catalogo tridimensionale per raccontare in modo coinvolgente l’evoluzione della società e della motorizzazione. Rodolfo Gaffino Rossi, direttore del MAUTO, crede fermamente in questa visione e col presidente Benedetto Camerana promuove ogni anno alcune retrospettive che meritano di essere viste. CrossroadsNel 2017, dopo aver calato il sipario su quella dedicata Giorgetto Giugiaro, si è tolto il velo a Crossroads, che attraverso l’esposizione di tredici vetture (ma in questo contesto sarebbe più corretto chiamarle opere) prende spunto dallo scambio di esperienze tra personaggi di spicco dell’ambiente tecnico e stilistico italiano e americano tra il dopoguerra e gli anni ’60, per analizzare come queste siano riuscite a influenzare anche una parte della cultura di questi due Paesi. Un’idea che è poi toccato al critico d’arte Luca Beatrice il non facile compito di materializzare, mettendo il sequenza logica tutti i tasselli di un mosaico costituito dalle opere di uomini entrati nella leggenda dello stile e del design, e non solo quello strettamente legato al veicolo, di Italia e USA.

Crossroads
Un angolo della parte iconografica.

Quattro sezioni
Nella prima, intitolata On the Road vs La Strada il confronto è ispirato dall’arte visiva, sia essa cinematografica, letteraria, fotografica o pittorica. Spezzoni di film come ‘Gioventù bruciata’ o ‘Il selvaggio’ si contrappongono a ‘Ladri di biciclette’ simbolo di un’Italia in piena fase di transizione (siamo a cavallo degli anni ’50) e in cui è ben vivo il sogno americano.
La seconda sezione mette a confronto Cinecittà e Hollywood icone di due mondi lontani geograficamente ma che negli anni ’50 trovano sempre più motivi di incontro. Ne sono testimonianza le pellicole ‘Un Americano a Roma’ e ‘Vacanze Romane’ e la Pop Art di Andy Warhol che, giunta in Italia alla Biennale del ’64, contribuirà a far venire alla luce il rinnovamento formale delle nostre avanguardie artistiche. Si trasforma anche la pubblicità e la cultura, anche nelle sue forme più primitive, entrando nelle case degli italiani attraverso la televisione.
Nella terza sezione, Dive & Latin Lover, si celebra la bellezza, come espressione del benessere incombente che arriverà con il famoso boom economico. In Italia e negli USA attori e attrici portano sugli schermi e sui rotocalchi personaggi in cui ognuno si vorrebbe identificare, e i loro ritratti fotografici fanno il giro del mondo. E’ qui che si può ammirare la prima vettura storica, ovvero la Lancia Aurelia Pininfarina PF200, una concept del 1952 la cui linea ricorda quella dei jet militari dell’epoca, protagonisti della più importante trasformazione tecnica della storia dell’aviazione, e le cui forme tanto influenzarono gli stilisti di quel periodo.
Si entra poi nel salone principale dove i protagonisti diventano sei illustri car designer e le loro automobili, simboli della loro epoca ma anche vere e proprie opere d’arte, talune prodotte in numeri limitatissimi e per questo destinate a pochi.

Crossroads
Cisitalia 202 SMM (1947)
Crossroads
Fiat 8V Demon Rouge (1953)

Le auto da vedere
Ruotano su pedane girevoli e ben illuminate, l’ideale per apprezzarne i volumi e le forme da un solo punto di osservazione. L’Italia è rappresentata dalla Cisitalia 202 Spider Nuvolari, la vettura che il pilota mantovano portò al secondo posto assoluto nella Mille Miglia del 1947. Spinta da un quattro cilindri Fiat 1100, ha il telaio tubolare e la carrozzeria di alluminio con le caratteristiche pinne aerodinamiche appena accennate sui parafanghi posteriori. L’Alfa Romeo 6C 2500 Sport Cabriolet Extralusso degli Stabilimenti Farina (uno dei due oggi sopravvissuti) è opera di Giovanni Michelotti, cui si deve anche la Fiat 8V Demon Rouge, una vettura fortemente innovativa apparsa al Salone dell’Auto di Torino del 1953. Del prolifico designer torinese anche la Lancia Aurelia B52 Coupè, carrozzata da Vignale su uno degli 11 telai B52 parte dei 98 realizzati appositamente dalla Casa torinese per essere ‘vestiti’ dai carrozzieri. Una di queste vetture prese parte alla Targa Florio del 1957. E’ di Pinin Farina (nome e cognome verranno poi uniti in un solo cognome nel 1961 per decreto del Presidente della Repubblica) la già citata Lancia Aurelia PF200, un’auto prodotta in pochissimi esemplari uno dei quali, quello esposto, è appartenuto al cantante e attore Renato Rascel. La rappresentanza USA è affidata alla possente Plymouth Fury (1957), opera di Virgil Exner, che col suo V8 da 290 CV accelerava da 0-100 km/h in 8 secondi; alla Buick Roadmaster Convertible 76 (1947); alla Cadillac Sixty Special Fleetwood (1954), opera di Bill Mitchell; alla Hudson Commodore Coupè Six (1948), una delle più significative vetture americane del dopoguerra, testimone dell’evoluzione tecnica e stilistica delle vetture ‘made in USA’; alla Lincoln Continental 4 Door Convertible, la vettura aperta divenuta tristemente famosa per essere stata testimone dell’assassinio di J.F.Kennedy e infine alla Packard Super Eight 1501 (1937), proprietà del MAUTO, vettura rappresentativa di una delle Case che hanno fatto della qualità costruttiva la propria bandiera.

Crossroads
Lancia Florida Pinin Farina (1954)

I designer da ricordare
Harley J. Earl fu l’uomo che creò il primo studio di design all’interno di una grande industria automobilistica. Nel 1927 entra infatti alla Cadillac, dove progetta la LaSalle 303. Nel 1938 firma la Buick Y-Job, primo esempio di ‘Concept Car’ della storia, da molti ritenuto il suo capolavoro, progenitore della spider due posti Chevrolet Corvette del 1953. Guiderà poi la General Motors per un quarto di secolo, rivoluzionando il design delle auto americane con l’introduzione sulle Cadillac, alla fine degli anni ’40, delle celebri pinne posteriori di ispirazione aeronautica. Nel 1986, a testimonianza del suo grande talento, gli viene riconosciuto un posto nella Automotive Hall of Fame.

Virgil Exner inizia la sua carriera realizzando alcune pubblicità per la Studebaker. Il capo del design di General Motors Harley J. Earl nota il suo talento e lo chiama nell’ufficio ‘Art&Colour’. Passano pochi anni e troviamo Exner capo designer della Pontiac; nel 1938 si trasferisce a New York, nello studio di design di Raymond Loewy dove disegna la Studebaker Starlight, prodotta nel 1947. Passa poi alla Chrysler dove coinvolge la carrozzeria torinese Ghia per realizzare le ‘dream car’ Dodge Firearrows (prodotta in 4 versioni dapprima su design dello stesso Exner e poi di Luigi Segre) e Plymouth Explorer (design L.Segre). Nel 1953 diventa direttore del design della Chrysler e lancia l’ambizioso programma ‘Forward Look’ di cui è capostipite la 300 C del 1955 il cui profilo basso è enfatizzato dalle pinne aerodinamiche applicate.

Crossroads
Plymouth Fury (1957)
Crossroads
Alfa Romeo 6C 2500 Sport Cabriolet

Battista Farina inizia giovanissimo a frequentare la carrozzeria creata dal fratello Giovanni a Torino. Nel 1920 fa un viaggio negli Stati Uniti dove incontra Henry Ford che gli propone di entrare nella sua azienda, ma Farina preferisce tornare in Italia e realizzare il sogno di fondare una sua azienda. Lo farà nel 1930 dando vita alla Società Anonima Carrozzeria Pinin Farina, nella quale uno dei soci è Vincenzo Lancia. E fu proprio per la Lancia che per un decennio Farina disegnerà prototipi, carrozzerie speciali e piccole serie. Nel dopoguerra Pinin realizza, con Giovanni Savonuzzi, Piero Dusio e Dante Giacosa la Cisitalia 202, un capolavoro assoluto che, al pari di un’opera d’arte ottiene un posto al MoMa di New York. Questo apre le porte ad altre collaborazioni in Europa e anche negli Stati Uniti, dove ricordiamo quella con la Nash-Kelvinator Corporation di Detroit, per la quale disegna una roadster, la Nash-Healey. Pininfarina continua poi le collaborazioni con le Case americane, nelle quali riesce a inserire stilemi tipici dell’alta carrozzeria italiana senza troncare del tutto i legami coi gusti tipici dell’utenza americana. Una notorietà che lo portò anche ad ottenere la cittadinanza onorario da Detroit.

Mario Revelli di Beaumont inizia in giovane età a disegnare per gli Stabilimenti Farina, Garavini, Ghia e Viotto. Dopo essersi affermato come uno dei migliori interpreti delle linee sportive nel periodo a cavallo tra gli anni ‘20 e ’30, Revelli diventa uno dei promotori dell’evoluzione aerodinamica della carrozzeria italiana, collaborando nel dopoguerra con Ghia, Pininfarina, Siata e Moretti per dare un importante contributo alla definizione di un nuovo stile, più pulito, compatto e più attento all’aerodinamica rispetto al passato. Dal 1952 al 1954 lavora per la General Motors come Chief Engineer of the Future Design Studio, sviluppando le prime citycar e impostando progetti futuribili. In Europa collabora con la Simca per realizzare quello che sarà il suo ultimo capolavoro, la Simca 1000 del 1961.

Allievo spirituale di Mario Revelli di Beaumont, Giovanni Michelotti nel 1946 apre uno studio a Torino, dove rimane fino a fine carriera, nel corso della quale mostra un’inesauribile creatività che gli permette di spaziare in ogni settore, disegnando di tutto, talvolta nell’ombra.  Tra le sue opere alcune delle immortali Ferrari degli anni ’50, la Demon Rouge su telaio Fiat 8V (1955) e la superba Nardi Silver Ray su meccanica Plymouth (1960), tutte disegnate per Vignale. Collaborerà, tra gli altri, anche con BMW e Triumph, per la quale disegnerà la popolare spider Spitfire.

Crossroads
Gilda Streamline X (1955)

Chiudiamo con Giovanni Savonuzzi, cui nell’ambito di ‘Crossroads’ è stata dedicato un seminario dal titolo ‘Torino-Detroit e Ritorno, le automobili di Giovanni Savonuzzi tra Italia e America (1940-1970)’. Ingegnere meccanico, Savonuzzi inizia la sua attività professionale al ‘Servizio Esperienze Motori Aviazione’ di FIAT. Dante Giacosa appoggiò la sua partecipazione alla Cisitalia, fondata da Piero Dusio nel 1944 e della quale Savonuzzi divenne poi direttore tecnico dal 1945 al 1948. In quella posizione disegnò numerose ‘due posti’, tra cui la 202 e l’Aerodinamica Savonuzzi, che con soli 60 CV superava i 200 orari. Nel 1954 Savonuzzi è direttore tecnico alla Ghia, dove porta un evidente rinnovamento presentando la Supersonic, una coupè elegante e aerodinamica costruita in piccola serie su telaio Fiat 8V e, a livello di  prototipo, sui telai Jaguar XK120 e Aston Martin DB2/4 Mk II. Nel 1955 dalla collaborazione tra Ghia e Chrysler, nasce la Gilda Streamline X, la vettura che più di ogni altra avvicina una quattro ruote alla fusoliera di un jet. Nel 1957 Savonuzzi si trasferisce negli USA per diventare Chief Engineer Automotive Research and Gas Turbine alla Chrysler. Lì si occuperà dapprima dei motori a turbina, di cui all’epoca si ipotizzava l’utilizzo anche sulle vetture di serie, per poi assumere la responsabilità di tutto il settore ricerca e sviluppo auto. Tornato in Europa nel 1969 assume la Direzione Ricerca Tecnologica Fiat e quindi diventa consulente esterno del Centro Ricerche Fiat (1976) per lo sviluppo delle applicazioni delle turbine a gas (di ipotizzò anche un possibile utilizzo sugli bus di linea) e poi della Direzione Aviazione (1977).