
Figlia degli anni ’70 e della cessione da parte di Michelin della casa automobilista del doppio chevron alla vicina di casa Peugeot, la Citroën Visa nasce per sostituire la Ami 8 sfruttando il pianale della Peugeot 104 ed i motori del brand del leone; a questo assioma, faranno eccezione soltanto i bicilindrici di derivazione 2CV che potranno ancora essere montati nella versione più potente da poco meno di trenta cavalli. Il 5 ottobre 1978 al Salone dell’automobile di Parigi la Citroën Visa vede la luce: l’estetica non fa gridare al miracolo, ma tutto sommato la nuova piccola è una vettura onesta capace di offrire un ottimo connubio tra dimensioni, abitabilità, praticità di utilizzo ed affidabilità della meccanica. Proprio parlando della praticità di utilizzo, è impossibile non citare il dispositivo PRN: un satellite di forma cilindrica montato accanto al volante che comprendeva tutti i comandi principali del veicolo, come clacson, tergicristallo ed illuminazione.
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La Citroën Visa Chrono nasce ufficialmente il 24 marzo del 1982, un anno dopo il restyling che è sapientemente intervenuto per porre rimedio al frontale un po’ troppo elaborato: originariamente, doveva essere una serie speciale di soli 1000 esemplari riservati al solo mercato francese e direttamente ispirati alla Visa Trophée. Proprio grazie all’ispirazione presa da questo modello da rally di Gruppo
B si ritrovano nell’abitacolo della piccola bomba alcune particolarità e personalizzazioni come il cruscotto di ispirazione sportiva ed i sedili profilati; all’esterno, invece, il modello è abbondantemente riconoscibile grazie ai fendinebbia anteriori, ai cerchi in lega leggera di alluminio dipinti in bianco come il corpo vettura.
Questa prima turnata di mille Citroën Visa Chrono furono dotate di un motore 1360 cc da 93 cavalli di potenza massima: codice motore XYR, rapporto di compressione di 10.2:1 e ben due carburatori doppio corpo. In accoppiamento con una trasmissione a cinque marce, il piccolo “mille e quattro” era capace di spingere la leggera vettura fino a 173 chilometri orari e di farla accelerare da fermo fino a 100 km/h in circa dieci secondi.
ANCHE DA NOI 
Arriva l’aprile dell’anno 1983; e, oltre ad altri aggiornamenti della gamma (tra cui la versione cabriolet “Visa Decouvrable”), venne riavviata la produzione della Visa Chrono: questa volta, anche l’Italia viene interessata dalla piccola bestia in edizione limitata, con una partita di vetture in edizione numerata da 001 a 400. La personalizzazione estetica vede un corpo vettura completamente bianco con strisce colorate applicate sul cofano motore, sulle fiancate e sulla coda: i colori, chiaramente, avrebbero rappresentato quelli della bandiera italiana, con il rosso ed il verde che si stagliano sul campo bianco. Ciò che distingueva la Visa Chrono francese da quella destinata ai mercati di esportazione era il propulsore: in sostituzione, infatti, del motore XYR fu installata una unità col codice XY8, caratterizzata da alcune modifiche peggiorative. In primis la sostituzione dei due carburatori doppio corpo con due carburatori a corpo singolo, che si è accompagnata con un calo del rapporto di compressione a 9.3:1: il risultato fu che il motore non erogava più 93 cavalli, bensì si fermasse ad 80.
La somma di denaro necessaria per acquistare una Citroën Visa Chrono nel 1983 era di 10 milioni e quattrocentomila lire; e, grazie alla livrea sportiva, alla guida divertente ed alle caratteristiche di abitabilità, i quattrocento esemplari non durarono a lungo, andando esauriti in tempo relativamente breve.
UN PO’ DI TECNICA
Al di sotto del cofano motore della Visa Chrono come già anticipato, quindi, ronfa un motore nato dall’alleanza PSA-Renault dal codice XY8, caratterizzato da monoblocco a quattro cilindri costruito in lega leggera, una cilindrata di 1360 centimetri cubici, un rapporto di compressione di 9.3:1, una potenza massima di 80 cavalli a 5800 giri, una coppia massima di 108 Nm a 2800 giri ed una trasmissione manuale a cinque rapporti con frizione monodisco a secco e trazione sulle ruote anteriori. Il corpo vettura, invece, prevede una scocca portante con telaietto ausiliario anteriore in acciaio, un avantreno a ruote indipendenti con schema McPherson, un retrotreno a ruote indipendenti con ammortizzatori e bracci longitudinali. La frenata era affidata anteriormente ad un sistema di freni a disco e posteriormente ad una coppia di tamburi.
Come risultato del calo di potenza dai 93 cavalli della versione francese agli 80 di quella destinata per i mercati esteri, la velocità massima scendeva a 168; considerando, tuttavia, il peso della vettura di soli 830 chilogrammi, l’erogazione del motore era ben più che sufficiente perché gli occupanti traessero godimento dalla conduzione del mezzo, caratterizzato, oltretutto, da ottima risposta al gas.
LA SFIDA 
Trovare una Citroën Visa Chrono in buono stato di conservazione di certo non è una impresa facile: i tanti anni oramai trascorsi dalla commercalizzazione e l’uso fatto nel tempo di queste auto, spesso impegnate nelle competizione e vittima delle varie campagne di rottamazione, hanno fatto sì che buona parte di queste piccole bombe fosse dismesso dalle strade italiane. Tuttavia, non tutto è perduto: infatti una vettura, la numero 102, è stata ritrovata presso una officina Citroën di Siena: un esemplare non troppo martoriato, in stato discreto e dotato ancora delle sue targhe originali e dei documenti necessari perché non fosse reimmatricolato. Non è tutto oro quel che luccica, però: infatti, al di sotto delle minigonne in plastica ed all’interno dei passaruota era già arrivata la ruggine, il nemico più temuto dalle automobili d’epoca, capace di insidiarsi dove non è visibile e mietere irrimediabilmente danni di ampio spessore.
Artefice del restauro è stato l’espertissimo Moreno Tassinari, per molti anni riparatore autorizzato Citroën e grande appassionato della Visa: nella sua officina di Sesto Imolese, la Chrono è stata smontata sino all’ultimo bullone ed è stata rimessa insieme con tutte le sostituzioni del caso e passando per le verifiche necessarie. Nuovi gli ammortizzatori, nuovi i bracci di sospensione, nuovi gli attacchi del ponte posteriore seriamente intaccati dalla corrosione; ma niente di rilevante dal motore, che si è rivelato essere in salute impeccabile con un intervento che si è limitato ai materiali di consumo, come la cinghia distribuzione, e ad una regolata generale alle punterie. Ça va sans dire che la vettura non sarebbe mai potuta uscire senza una regolazione dei due carburatori eseguita da un orecchio esperto: così, i due Solex 35 PBISA7 sono stati sottoposti ad un setup che ha fatto sì che la vettura potesse tornare a battere le strade italiane.
Tocco finale è stato il ripristino della personalizzazione della carrozzeria: le decorazioni sono state ricostruite fedelmente con un kit di adesivi che riproduce quelle di origine per il mercato del nostro Paese. E così dopo ben cinque mesi di lavoro la Citroën Visa Chrono n. 102 era finalmente pronta per poter muovere i primi passi: dopo aver affrontato anche le curve dell’autodromo di Imola, Moreno ha dichiarato che la vettura ha superato la prova a pieni voti, risultando capace di frenare di accelerare, di sostenere il corpo vettura nei trasferimenti di carico e di tenere la strada in maniera eccellente.
LA PROVA

È un sabato mattina soleggiato, ci sono circa dieci gradi nell’aria: la Citroën Visa Chrono dorme beatamente nel garage, mentre ci avviamo verso di lei brandendo la chiave di avviamento. Aperta la porta e sedutici nei suoi avvolgenti sedili, si apprezza immediatamente la capacità di sostegno dei fianchi sagomati; dal momento che la proveremo in strada, non utilizziamo le cinture di sicurezza di stampo racing, limitandoci ad allacciare la classica stradale e a regolare la distanza del sedile dal volante e gli specchietti retrovisori. Giriamo la chiave di accensione, le spie sul quadro si accendono; un altro colpetto ed il motorino di avviamento inizia a girare, con il motore che, dopo 2-3 secondi, accenna a partire. Tuttavia, come qualunque grande campione, anche il motore di questa Visa Chrono non è pronto a partire al primo risveglio; ma, dopo un paio di tentativi, è lì che pigreggia al minimo, che si riscalda prima di uscire in strada.
Saliamo in macchina e, in risposta alla pressione del pedale del gas, il motore ormai bello tiepido sale immediatamente di giri, indicando sulla magnifica strumentazione Jaeger la risposta del propulsore ed il regime attualmente raggiunto; e ugualmente rapida è la leva del cambio, la quale, sebbene non sia caratterizzata dalla corsa più corta del mondo, è rapida e precisa, consentendo la selezione fulminea del rapporto ed adattandosi alla perfezione ad una condotta sportiveggiante. Tornando a parlare del motore, il piccolo 1.4 che pulsa sotto al cofano della Citroën Visa Chrono non è né dolce né morbido, bensì risponde vivacemente, quasi rabbiosamente, ai comandi del gas; e, se si attende che la vettura vada in temperatura, sale di giri con una rapidità impressionante, vedendo l’ago del contagiri schizzare senza esitazione oltre la tacca dei seimila giri al minuto, mentre il brioso sound proveniente dal motore riempie l’abitacolo ed invoglia a schiacciare ancora di più, rischiando di far finire l’ago del tachimetro su valori ben superiori a quelli che la legislazione vigente imporrebbe.
Parlando di dinamica di guida, sebbene sia l’assetto che il comando di sterzo non siano propriamente quelli di una vettura moderna, è improprio definirli imprecisi: infatti, pagando lo scotto di una certa scomodità su asperità, giunti e pavè, la Citroën Visa Chrono è una vettura comunque ben piantata, che reagisce prontamente ai cambi di direzione mantenendo un rollio tutto sommato contenuto. Il merito principale di questa bontà prestazionale sia velocistica che dinamica è indubbiamente da ricercarsi nel suo bassissimo peso, il quale si traduce in un ottimo tiro in accelerazione ed in una agilità sul volante tutta da raccontare. Ovviamente, la Citroën Visa Chrono va guardata con occhi e secondo standard diversi da quelli delle auto moderne o delle auto di serie acquistabili nella quotidianità; ma non si può non emozionarsi di fronte al fascino così personale di questa bomboniera neanche troppo anacronistica.