Citroën C3 Max e Visa Chrono: enfants mauvais

Scopriamo cosa hanno in comune una Visa del 1983 ed una C3 dei giorni nostri e, soprattutto, cosa ci fanno sulla pista dell’ASC di Vairano; così diverse eppure così vicine: più di 30, sono gli anni che separano le Citroën C3 Max e Visa Chrono. Tuttavia, le due vetture sono innegabilmente accomunate da uno spirito sportiveggiante di base che ben ostentano all’esterno, grazie alle personalizzazioni grafiche lampanti ed ai tecnicismi adottati ben visibili da ogni angolo da cui si osservi una delle due automobili.

 

LA MACCHINA DEL TEMPO

Citroën Visa Chrono

Esportata in Italia dai nostri cugini d’oltralpe in sole 400 unità, la Citroen Visa Chrono nacque nel Marzo del 1982 con l’intento di fornire alla vetturetta Francese una versione sportiva di chiara ispirazione rallystica, caratterizzata quindi da un motore vispo, volto alla marcia ad alti regimi, rapporti del cambio ravvicinati e dotazione interna da leggere nella chiave del mondo delle competizioni; tuttavia, questa prima serie non vide la luce del nostro Bel Paese, dal momento che solo la seconda tranche della produzione, lanciata nel 1983 in virtù del successo della prima, riuscì a valicare i confini italiani e a terminare nelle concessionarie nostrane. Un po’ di dati tecnici? Motore 4 cilindri in linea da 1360 cc derivato da quello della versione da competizione “Visa Trophée”, rapporto di compressione 9.3:1, 80 cavalli, cambio meccanico a cinque marce, trazione anteriore e velocità massima di 168 chilometri orari.

Da un punto di vista telaistico, al di sotto della pelle della vetturetta Parigina ritroviamo all’anteriore un avantreno a ruote indipendenti con freni a disco e posteriormente uno schema simile con sistema frenante, in questo caso, a tamburi. Quanto descritto, in associazione con un peso a vuoto di 830 chili, rendeva l’auto estremamente agile e divertente; e, grazie alla personalizzazione esterna specifica per l’Italia, forgiante strisce verdi e rosse su carrozzeria bianca, capace di esprimere simpatia anche per ciò che concerne l’estetica della vettura.

 

NON CHIAMATELA CITYCAR

Citroën C3 Max

Frutto di un’operazione chirurgica dalle tempistiche lunghe e, ad oggi ancora non completata, la Citroen C3 Max è il risultato della trasformazione di una tranquillissima vettura nata prevalentemente per il pubblico femminile e resa uno strumento da pista: con 250 cavalli di potenza, può tranquillamente addentare la lama e gettarsi nella mischia, per andare a competere nella categoria Endurance del Campionato Italiano Turismo. Il nome del veicolo è un tributo ad un personaggio di grande spicco nel panorama delle competizioni motoristiche: Massimo Arduni, ideatore in primis dell’idea di poter convertire in affilato rasoio un automezzo di ispirazione completamente opposta come la Citroen C3. L’azienda alla quale il team si è affidato per poter creare questa vetturetta dal sapore estremamente speziato è stata la Pistoiese “PROCAR”, già nota nel mondo delle corse per avere collaborato con vetture molto importanti come Fiat, Lancia, Citroen stessa, Subaru e via discorrendo: dai capannoni di Casalguidi, infatti, ha preso vita la belva di cui sopra.

 

COSA BOLLE IN PENTOLA?
Citroën C3 Max

Il propulsore che fornisce la spinta per la vettura Francese è derivato dal 1.6 che si ritrova, nelle varie declinazioni di potenza, su tutta la gamma del gruppo PSA, passando per la C4 Picasso ed arrivano alla Peugeot RCZ: con una potenza massima di 250 cavalli ed una coppia di picco di 280 Newtonmetri, era necessario fornire una trasmissione adeguata a scaricare la ferocia del motore a terra, come l’elettroattuato Sadev da 6 rapporti di cui il veicolo risulta dotato. Per quanto concerne, invece, il comparto di ammortizzazione, ci si è affidati ad un kit marchiato Ohlins a 4 vie con tecnologia del tipo “TTX”.

Particolarità tecnica che molto piacerà a progettisti e tutti coloro che sono nel campo della simulazione, la vettura è stata progettata grazie ad un software appositamente scritto dal team “2T Course & Reglage” capace di creare un rendering e simulare, mediante calcoli matematici, una galleria del vento a tutti gli effetti, evitando le problematiche relative al dover portare il veicolo in un reale “wind tunnel” per poter procedere con le operazioni di messa a punto del mezzo.

Grazie al sapiente lavoro di messa a punto e di carpenteria adoperato dalla succitata azienda Toscana, il peso in ordine di marcia è risultato abbondantemente inferiore al limite minimo previsto dai regolamenti di gara (940 chilogrammi), soprattutto in virtù della carrozzeria progettata e realizzata in vetroresina e carbonio; questo, d’altra parte, ha permesso di posizionare le zavorre in maniera puntiforme, di modo da ottimizzare quanto più possibile il bilanciamento dei pesi e la distribuzione delle masse, ottenendo un comportamento del veicolo neutro e preciso.

 

IL CENTODUE

Citroën Visa Chrono

Immatricolata in prima istanza nella provincia di Ravenna, è stata ripescata in un’officina Senese per poi essere affidata al restauratore di Sesto Imolese “Moreno Tassinari”; il quale ha preso questo esemplare, il 102° riservato al mercato italiano, e lo ha riportato agli antichi splendori, permettendo ad appassionati e non di rivivere i fasti dell’epoca in cui questo piccolo proiettile ha fatto sognare gli avvezzi al mondo dell’automobile. Nell’officina della provincia Bolognese, la piccola vettura è stata smontata pezzo per pezzo, fino a ricomporla nel perfetto ordine; a tal proposito, si segnala che il propulsore, nonostante oltre 30 anni di vita, non ha richiesto grandi operazioni di manutenzione, confermandosi un grande esempio di robustezza e durabilità.

Dopo i lavori di messa a nuovo durati 5 mesi, il 23 Giugno 2015 la Citroen Visa Chrono n. 102 ha lasciato il letto della sala operatoria, per iniziare i primi giri di prova nei dintorni dell’officina; e, agli inizi di Luglio, era pronta per condividere le gioie della sua conduzione alla stampa in provincia di Pavia, dove è stato possibile saggiare la bontà del mezzo sulla pista Handling dell’Automotive Safety Center.

 

IN PISTA: CITROEN VISA CHRONO

Citroën Visa Chrono

La prima cosa che si avverte mettendosi al volante della Citroen Visa Chrono è la sensazione di antico che proviene dalla strumentazione analogica con fondo nero, che perfettamente si intona con l’epoca in cui la vettura è stata costruita. Da un punto di vista emozionale, invece, traspare immediatamente la spaziatura estremamente ravvicinata della rapportatura del cambio, fornendo al conducente l’impressione di andare a velocità ben superiori, rispetto a quella effettiva a cui la piccola francese viaggia.

I sedili originali dell’epoca si mostrano avvolgenti, capaci di sorreggere perfettamente il conducente nei trasferimenti di carico; trasferimenti che, peraltro, si avvertono in maniera importante, dal momento che l’automobile è stata concepita in prima istanza come mezzo da sterrato e, come tale, non dotato di un setup di sospensioni particolarmente rigido.

Inutile, tuttavia, mettersi a tentare staccate, sbandate o inseguire il “tempone”: la Citroen Visa Chrono è una signora di tutto rispetto che ha molto più da raccontare, che da dimostrare. Va apprezzata per la sua storia e per l’eredità che porta nei giorni nostri; e, come tale, è di gran lunga meglio godere dei sorrisi che è capace di strappare quando la si fa ondeggiare velatamente tra le curve del tracciato, respirando ancora una volta il profumo dei tessuti e del vinile.

 

IN PISTA: CITROEN C3 MAX

Citroën C3 Max

Passato l’intreccio di roll-bar con molta fatica, sedersi è tutt’altro che facile, se si è abituati ad una vettura da strada: infatti, specie se si è non troppo alti e, soprattutto, fuori forma, la posizione di guida è particolarmente costruttiva, una volta strette de cinture a quattro punti. Così come nulla hanno a che vedere con una sportiva stradale il comando dello sterzo e quello del freno: il primo, infatti, è secco e deciso, con il secondo che necessita di uno sforzo sovrumano, paragonato a quello di un veicolo tradizionale dotato di generoso servofreno e dischi di diametro ben inferiore. Tuttavia, d’altro canto, la tenuta di strada è immensamente superiore, con merito che va soprattutto alla gommatura di Avon e ai dischi freno forniti da AP Racing, che si dimostrano capaci di arrestare la corsa del veicolo in maniera pronta, precisa e decisa.

Vero elemento emozionale della vettura è il cambio elettroattuato, caratterizzato da cambiate fulminee, delle vere e proprie fucilate alle quali il corpo non è razionalmente pronto, dal momento che le marce vengono innestate senza che vi sia un azionamento della frizione; e, una volta presa la mano, la C3 Max è veramente, ma veramente divertente, con il copilota di tutto rispetto “Luigi Moccia” che ti allenta un minimo di fiducia e non ti intima più di rallentare tramite segnali ed interfono, anche per farti vedere come il piccolo siluro si comporta quando le chiedi di eseguire manovre al limite fisico del mezzo stesso.

Terminati i giri di pista, la prima cosa che si avverte uscendo dall’abitacolo è l’aria: aria che prima era totalmente assente, data la non presenza di climatizzatore d’aria e la mancanza degli involucri termoisolanti che rendono l’interno della Citroen C3 Max più simile a quello di un forno per dolci, che di un’automobile; ad ogni modo, tutto si può fare, fuorché non sorridere e rimanere estasiati, dalle emozioni che il progetto riesce a dare e alle prestazioni di cui è capace. Prestazioni che, per altro, sono destinate ulteriormente a crescere, in virtù del prossimo step di potenza che vedrà l’incremento fino ai 270 cavalli di picco massimo.

Citroën C3 MaxCitroën Visa Chrono