Vince Carlos Sainz.
E per la Ferrari imporsi a Singapore è come svegliarsi da un incubo e scoprire l’angoscia confinata ai meandri onirici.
Sainz, lo “smooth operator” (il copyright è rigorosamente suo) ha vinto il GP di Singapore, spezzando l’egemonia della Red Bull (dopo 25 gare), quella di Verstappen (10 vittorie di fila) e ponendo fine al digiuno che durava dal GP d’Austria 2022 (vincitore Leclerc).
I dominatori del 2023 restano Verstappen e la Red Bull, su questo non ci sono dubbi, i due mondiali (piloti e costruttori) sono ormai nelle loro tasche a dispetto di una domenica storta.
Ma fa bene a tutta la Formula 1, non solo a Sainz o alla Ferrari, che qualcuno riesca a rialzare la testa e squarciare la notte con un urlo liberatorio.
E non è stata solo della Ferrari, la notte di Singapore.
S’è vista anche un’eccellente McLaren, seconda con Lando Norris, che scala così un altro gradino nel cammino verso il ritorno al vertice.
E s’è vista una rediviva Mercedes, con un arrembante George Russell, che le ha tentate tutte per assaltare il duo di testa (Sainz-Norris) pur arrendendosi a una scivolata che l’ha portato contro il muro: ci ha però pensato Hamilton, terzo, a salire su un podio in cui erano rappresentati tre team diversi. E senza quello Red Bull.
Carlos Sainz, una partita a scacchi
Per vincere in Formula 1, specie in questa stagione in cui i valori sono molto vicini (Red Bull a parte) ci vogliono velocità, determinazione, cattiveria agonistica e una gran voglia di tirare gomitate a destra e a manca.
Doti che Sainz ha gettato nella mischia senza risparmiarsi, come dimostrano il rendimento nelle libere e la pole in qualifica.
Però il madrileno (e madridista, se parliamo di calcio) ci ha messo una freddezza da giocatore di scacchi, mostrando un lato calcolatore e un approccio quasi scientifico alla tattica di gara.
La squadra ha orchestrato una perfetta strategia al via, con Leclerc costretto a recitare da scudiero, “chiudendo la porta” a Russel al via.
Ma il tocco di classe di Carlos Sainz è arrivato nei giri conclusivi, quando ha saputo inventarsi un trucco geniale: tenere il diretto inseguitore (Norris) sul filo del DRS (cioè a un po’ meno di un secondo) per consentirgli di difendersi dalle Mercedes e nel contempo costringerlo a ingaggiare una lotta a tre con Russell e Hamilton.
Una lucidità e una freddezza rara.
Carlos Sainz:
“È stata una gara dura più mentalmente che fisicamente, avevamo previsto molti scenari, ma nel finale la decisione di usare il DRS per difendermi è stata solo mia”.
“Sapevo che per vincere bisognava essere pressoché perfetti, la squadra e io lo siamo stati”.
“È stato fondamentale gestire i nostri limiti”.
“Mentirei se dicessi che non sono stato sotto pressione, ma sono riuscito a controllare tutto bene”.
Leclerc è stato costretto al ruolo di secondo, un po’ perché è stato meno veloce (soprattutto al sabato), un po’ perché il traffico in pit lane (in occasione dell’unico pit stop durante un regime di safety car) lo ha penalizzato.
Charles Leclerc:
“Questa prestazione è importante, specie dopo una gara incolore su una pista simile in Olanda”.
“Carlos ha vinto, dunque ha vinto la Ferrari”.
“Io sono dispiaciuto perché avrei dovuto essere più veloce, specie in qualifica”.
Per lui, sino a poco tempo addietro faro della squadra (e un po’ troppo presto qualificato come “predestinato”) un altro bagno di umiltà (utile, ma solo se servirà a rilanciarne le quotazioni).
A fine gara, Fred Vasseur è salito sul podio.
Non è consueto che il Team Principal vada a festeggiare una vittoria, in genere succede solo se si tratta di mondiale.
Ma per lui è stata la prima e comunque Vasseur aveva bisogno di una vittoria che sottolineasse il lavoro (suo e della squadra) e al tempo stesso allontanasse qualche fastidiosa voce negativa (e si sa che a Maranello se tuona troppo, poi il temporale arriva puntuale).
“Non immaginavo nemmeno come potesse essere la prima vittoria – ha ammesso – è una soddisfazione enorme”.
Che fine ha fatto Max?
Il GP di Singapore è stato segnato dalla sostanziale assenza della Red Bull.
Strano, anche se la monoposto di Max & C è probabilmente più adatta a piste tecniche e da medio carico.
Ma, insomma, si tratta pur sempre dell’auto che domina la stagione e nessuno avrebbe mai immaginato che a Singapore scomparisse così di colpo.
C’è chi sussurra che la direttiva tecnica sulle ali flessibili abbia creato qualche incertezza nello staff tecnico, ma sono voci da paddock.
A Suzuka, tuttavia, ci sarà da aspettarsi Verstappen di nuovo al vertice.
Certo, il campione del mondo (e quasi tre volte iridato) non ha gradito la scivolata: “Sapevo che sarebbe stata dura, la mia auto era difficile da guidare, speravo solo di arrivare in fretta alla fine”.
Lando e George, la next gen non molla
Onore alla McLaren che Andrea Stella, il Team Principal italiano dal pedigree ferrarista, sta riportando in alto grazie anche al coraggio di aver voluto rivoluzionare l’auto (e lo staff) proprio alla vigilia della prima gara.
Lando Norris:
“Carlos è stato generoso – dice ridendo – dandomi il DRS, il secondo posto è il massimo, forse anche qualcosa in più del massimo”.
“La stranezza del finale è che avevo commesso lo stesso errore di George… Si vede che lui mi ha voluto copiare, ma gli è andata male”.
Comunque un plauso a Russell è d’obbligo, visto che ha anche lui ha voluto, cercato e rincorso la vittoria con coraggio.
Una sbavatura di troppo l’ha tolto di mezzo proprio quando sembrava possibile un ultimo e disperato assalto.
“Non ho parole, per un paio di centimetri ho fallito l’assalto decisivo. Incredibile”.
Il commento di Mario Isola, Direttore Motorsport Pirelli, sul GP di Singapore vinto da Carlos Sainz
“Questa edizione del Gran Premio di Singapore è stata uno degli spot migliori per la Formula 1”.
“Credo che tutti gli spettatori, in pista e davanti ai televisori, siano rimasti con il fiato sospeso fino all’ultimo vedendo quattro piloti lottare fra loro per fregiarsi del primato di essere i primi ad interrompere il dominio Red Bull in questa stagione”.
“Davvero complimenti a tutti e quattro ma anche agli altri protagonisti di questa gara, sia in pista che al muretto, perché hanno offerto davvero un bello spettacolo, con duelli fra piloti e confronti tattici molto intensi”.
“Dal punto di vista delle gomme, penso che la parola che meglio descrive la giornata sia gestione”.
“Praticamente per tutta la gara abbiamo visto piloti e squadre gestire il passo in modo da mettersi nelle migliori condizioni possibili, non soltanto per conquistare gli obiettivi prefissati ma anche per sfruttare eventuali opportunità offerte lungo la gara”.
“Ne sono un esempio la scelta di Leclerc di partire con le Soft per cercare di superare subito Russell e mettersi in condizione di creare un gap fra il pilota della Mercedes e Carlos Sainz che era al comando, oppure quella della Mercedes che, avendo per entrambi i piloti un set di Medium nuove a disposizione, ha approfittato di una VSC per cambiare strategia e mettersi nelle condizioni di attaccare fino all’ultimo il primato di Sainz”.
“Dal punto di vista tecnico, la prestazione delle tre mescole è stata in linea con le previsioni in termini di degrado”.
“La sosta unica si è confermata la più veloce, con la doppia sosta che ha rappresentato un’opzione praticabile soltanto in presenza di una neutralizzazione”.
“La Hard e la Medium sono state le mescole più usate – anche questo rientrava nelle previsioni – ma anche la Soft, che solitamente qui è considerata una mescola prettamente da qualifica, ha dimostrato di poter giocare un ruolo anche nel primo stint”.