

Mentre il pullman ci porta a Montecarlo per la misteriosa presentazione organizzata da Bridgestone (www.bridgestone.it), il maggiore produttore al mondo di pneumatici, mi chiedo quale potrà essere una novità degna di questo nome in questo settore. Mescola, battistrada, profilo? Certo si tratta di elementi fondamentali, che però negli anni subiscono solo dei progressivi affinamenti tecnici, talvolta addirittura dettati dal marketing. In effetti per vedere trasformazioni sostanziose su un pneumatico ci si deve muovere a step di almeno cinque anni. Ma non era questo il motivo per cui la Bridgestone ha convocato i giornalisti automotive di tutta Europa. Questa volta si è puntato il dito sulla sicurezza e sulla serenità di chi guida, affrontando un tema che da sempre attanaglia gli automobilisti, sia quelli che ‘vivono’ al volante sia quelli ‘della domenica’: la foratura.
E’ nato DriveGuard.
Le statistiche parlano chiaro: il 60% degli automobilisti ha avuto una foratura negli ultimi 4 anni, il 23% degli eventi avviene di notte e comunque il 50% di essi in luoghi poco frequentati. Se poi consideriamo che anche per chi non si spaventa davanti a un cambio ruota (cosa che comunque può sempre presentare qualche imprevisto), è facile immaginare che i tecnici Bridgestone abbiano colto nel segno.
Tutti sappiamo che esistono pneumatici in grado di sopportare una foratura. Si chiamano Run Flat e sono in commercio da anni. Trattandosi però di un vero e proprio ‘sistema’ questi pneumatici richiedono un cerchio particolare, sul quale è possibile montare un pneumatico tradizionale, ma non viceversa. Inoltre in molti lamentano una certa rumorosità di marcia e scarso comfort, oltre a costi elevati.

Col nuovo pneumatico touring DriveGuard, Bridgestone non solo ha risolto il problema della rumorosità e del comfort, ma ha creato un pneumatico di prezzo accessibile perfettamente intercambiabile col tradizionale, consentendo dunque al cliente aftermarket di scegliere su un ricco catalogo di misure adatte a vetture di ogni modello e marca. Bello no?
Sicurezza non esclude prudenza
Il DriveGuard deve essere utilizzato su auto dotate di TPMS, ovvero il rilevatore della pressione dei pneumatici. Si tratta di un componente peraltro ormai obbligatorio sulle vetture di nuova immatricolazione (nel 2016 lo hanno già 32 milioni di veicoli, con una crescita stimata in 10 milioni all’anno) e che in questo caso assume elevata importanza poiché segnala un’anomalia che, per natura, il DriveGuard è in grado di sopportare a lungo senza evidenti reazioni sulla guida. Come hanno specificato i tecnici Bridgestone, viaggiare con un pneumatico bucato è pur sempre una condizione anomala e come tale deve essere considerata da chi guida, aumentando la prudenza e preoccupandosi di ripristinarne al più presto la piena funzionalità .

Resta nella fascia premium
Dal punto di vista prettamente tecnico il nuovo DriveGuard presenta eccellenti doti di grip sul bagnato e una ridotta resistenza al rotolamento, annullando di fatto il gap che molti hanno rilevato tra i Run Flat e i migliori pneumatici tradizionali. Abbiamo chiesto all’ingegner Emilio Tiberio, responsabile del centro R&D Bridgestone di Roma, dove è stato sviluppato il DriveGuard, di illustrarci brevemente le caratteristiche tecniche di questo pneumatico: “La struttura è composta da diversi tipi di mescola. Quella che costituisce la parte laterale e che riempie la zona del tallone assicura adeguato sostegno a zero bar ma un eccellente comfort di marcia in condizioni normali; quella del battistrada adeguate doti di grip anche sul bagnato, pur con bassa resistenza al rotolamento”. In effetti, a oggi, nell’ambito dello pneumatico dedicato alla mobilità DriveGuard è l’unico che l’etichetta europea dei pneumatici pone in classe A (per il grip) e C (per il rotolamento) tra i pneumatici estivi e in classe B e C tra gli invernali.

“Ci sono nuove cinture metalliche più flessibili”, continua Tiberio, “che aumentano la capacità di inviluppo dell’ostacolo, migliorando l’assorbimento delle asperità , mentre la nuova tecnologia Cooling Fin per il raffreddamento, applicata al fianco e brevettata, consente di aumentare lo scambio termico con l’esterno riducendo fino a 20°C la temperatura della mescola”. E’ questa una condizione fondamentale per poter raggiungere elevati chilometraggi a zero bar, poiché la temperatura massima in queste condizioni può arrivare anche a 200°C. A questo risultato contribuisce anche la tela della carcassa in poliestere ad elevata resistenza al calore e la mescola Nano Pro Tech che riduce l’attrito tra le molecole del carbonio diminuendo lo sviluppo di calore interno generato dall’isteresi.
“Uno degli aspetti cruciali del prodotto DriveGuard”, conclude il tecnico italiano, “è poi la capacità di non ‘stallonare’ dal cerchio. Abbiamo ottimizzato il diametro e la rigidezza del cerchietto e fatto un’analisi accurata per capire il posizionamento del centro di gravità delle forze laterali rendendo il prodotto adatto a qualsiasi vettura, a differenza del Run Flat che richiede lo specifico adattamento di alcune parti del veicolo”.

La prova
Ad attenderci per una prova dinamica c’erano una serie di vetture piuttosto diffuse sulle quali erano installati pneumatici Bridgestone tradizionali (Turanza T001) e le nuove DriveGuard. La prima parte del test, svoltosi nelle strade nell’entroterra della Costa Azzurra, ci ha consentito di comparare il comfort di marcia, inteso come rumorosità , handling e capacità di assorbimento delle asperità , tra i due tipi di pneumatici. Pur non avendo percorso tratti autostradali che esaltano la rumorosità , abbiamo rilevato un sostanziale equilibrio, da intendersi dunque come dato positivo data la specificità di DriveGuard.
Ritornati al punto di partenza, è stato quindi eseguito un foro sul battistrada (con tanto di chiodo e martello!) ed è poi stata tolta la valvola, per garantire gli ‘zero bar’ del pneumatico anteriore sinistro DriveGuard. In queste condizioni abbiamo poi percorso una ventina di chilometri tra salite, discese, curve, tornanti e un anche un tratto di strada piana dove abbiamo raggiunto i fatidici 80 km/h dati come limite di utilizzo.

Ovunque lo sterzo si è mantenuto ben manovrabile e anche nei tornanti in discesa con l’appoggio sul pneumatico bucato, la stabilità è rimasta tale da trasmettere a chi guida una certa confidenza. Alla massima velocità ammissibile ovviamente la rumorosità si sente, ma non potrebbe essere altrimenti vista l’impronta a terra e la forte compressione locale della carcassa. Tutto resta comunque sotto controllo. Giunti a destinazione abbiamo rilevato una non troppo elevata temperatura superficiale dovuta all’isteresi e un battistrada moderatamente danneggiato. Ne consegue che, dopo la foratura segnalata al TPMS, con una guida attenta il DriveGuard può essere riparato e riutilizato. Se si esagera, ovviamente, il deterioramento è più marcato fino a rendere sconsigliabile la riparazione. Ma, come hanno ribadito i tecnici Bridgestone, quando si ha una gomma bucata, anche eccezionale come la DriveGuard, procedere con prudenza è un dovere, prima ancora che un obbligo per la propria e altrui sicurezza. Ultimo dato: a 80 km/h Bridgestone dichiara per il DriveGuard una percorrenza fino a 80 km.
Una rivoluzione, dunque? Magari no, ma sicuramente un’alternativa al pneumatico tradizionale, tenendo conto che, secondo le stime Bridgestone, il prezzo di vendita del DriveGuard sarà solo del 15-20% superiore all’equivalente pneumatico tradizionale. Poco, se si considera che si può rinunciare alla ruota di scorta. Niente, se pensiamo a un soccorso stradale per una o più ruote a terra in qualche posto sperduto…
(Franco Daudo)